Di Giandiego Marigo
Molti hanno descritto quella Milano del 1978, quella Milano che vide la morte prematura di Jajo e Fausto. Molti li hanno descritti in svariati modi, giovani , rockettari, capelloni...Bianchessi del Sole 24 ore, per esempio, sul blog della radio scomoda mezzo mondo rock e Contry-rock, per descriverli come pseudo hippy...rimembra le suonate di chitarra al Parco Lambro...Ma io li conoscevo, almeno conoscevo bene Jajo...io me li ricordo.
Io ho ancora davanti agli occhi la faccia un poco lunga di Jajo. Erano figli di quegli anni, ragazzi del 77 e avevano molto chiaro cosa sognavano.
Non erano per nulla vaghi e giovanilisti, ma pensavano ed immaginavano come molti in quegli anni un mondo altro diverso, molto diverso a quello che avevano attorno.
Erano ragazzi del Leoncavallo ed in quegli anni esserlo era rischioso...ci dovevi mettere del tuo e del bel coraggio, capacità progettuale e struttura.
Non ti avventuravi in una cosa così solo per Moda o Comportamento...non solo.
L'occupazione dei centri sociali in quegli anni aveva un preciso significato ed era tesa alla creazione di una Cultura Altra, alternativa a quella del potere, non era una idea radical-chic o di maniera, ma una scelta di campo ed il tentativo di pensare in modo alternativo alla cultura che il potere ci ammanniva.
Ci ripenso spesso a Jajo...gli volevo bene, eravamo amici, anche se io ero più grande. Condividevamo questa voglia di alternativa.
Ripensando a loro due ripenso ai ragazzi di quegli anni che erano convinti che fosse possibile porla questa alternativa e che erano convinti che fosse possibile pensare, agire e comportarsi in modo realmente diverso da quello proposto dalla "maggioranza silenziosa". Che anche allora, esattamente come ora che è diventata rumorosa, deteneva il potere e "foraggiava" quegli stessi fascisti che foraggia oggi.
Santa Marta, Il Leoncavallo...i comitati giovanili, i Circoli la Comune, Radio Canale 96, Radio Popolare. Il fiorire ininterrotto di occupazioni per costruire Centri Sociali
Milano in quegli anni era molto diversa ed i Fascisti non erano “sdoganati”...per nulla.
L'assassinio a freddo di Jajo e Fausto è avvenuto in questo solco.
Un tentativo di spaventare proprio i ragazzi del Leoncavallo e bloccare sul nascere le loro idee...La loro cultura alternativa.
Fermarli ad ogni costo, perchè avevano ragione e la gente iniziava a fidarsi di loro a credere loro ed invece dovevano avere paura, terrore, dovevano credere che nella zona Casoretto in prossimità del Leoncavallo si fosse scatenata una guerra di Bande.
Tentarono di infangarli, prima di ammettere le responsabilità della destra, di attribuire lo scontro e l'assasinio ad un regolamento di conti fra spacciatori, ma la risposta ci fu...e fu nelle decine di migliaia di persone che furono ai loro funerali, persone comuni gente del Casoretto, gente di quartiere e da tutta Italia.
Occorsero anni, tonnellate di disinformazione, palate e palte di fango, anni di ostracismo e di difficoltà, anni di ostacoli burocratici e di controllo poliziesco, anni di riflusso e di caduta delle speranze per fermare il sogno del Leoncavallo per “modificarlo” e “normalizzarlo”.
Da quegli anni ci deriva molto e Jajo e Fausto ne fanno parte, ne sono premessa. Non siete riusciti nonostante tutto a farceli dimenticare.
Ancora oggi quando cerco di proporre (parlo di me, ma so che molti condividono e sentono quel che io sento) ed insisto sulla necessità di proporre una cultura altra e diversa da quella del potere, quando dico che è possibile farlo, che è necessario farlo e che è l'unico modo per permettere a un infinito bagaglio di creatività e di forza propulsiva di venire alla luce.
Quando insisto che questa è la strada che la Sinistra deve intraprendere per ritrovare sé stessa ed il suo spirito.
Quando parlo della necessità di ritrovare Milano e le sue strade e di rendere a questa città una possibilità io penso a loro e me li ricordo con affetto infinito.
Su una cosa io sono d'accordo con Bianchessi e con i molti che l'hanno ripetuta Jajo e Fausto sono morti con chiarissimi colpevoli, ma senza giustizia.
Come Roberto Franceschi, Claudio Varalli. Giannino Zibecchi, Valerio Verbano, Pietro Bruno, Walter Rossi, Luca Rossi, Giorgiana Masi...Carlo Giuliani Tutti colpevoli d'avere idee diverse da quelle del potere, tutti colpevoli di ribellione aggravata dalla volontà di cambiare il mondo...tutti senza giustizia.
Alcuni li conoscevo, personalmente, altri no, ma tutti sono miei amici, tutti sono miei fratelli, compagni di strada...tutti sono parte di me.
QUEGLI ANNI
Non riesco, anche volendo, ed io non voglio,
a mi scordar quegli anni
Quelli di piombo, come voi li chiamaste
Ma io ero giovane, avevo la speranza
in un mondo migliore…
Sì…già dai quei giorni
Fatto di uguali
di libertà e giustizia…
rispetto, spirito,
amore e conoscenza
Con l’anima in mano e dentro agli occhi
Fummo usati…
voi dite, io non lo credo
Abbiam sbagliato?…
Sì…più di qualche volta
Ma credevamo, facevamo qualche cosa…
non era il mondo dell’unico pensiero
Per chiamar qualcuno
cercavi una cabina
Era migliore? Io non so giudicare
Ma quel che oggi è…
noi lo pensammo ieri
Voi ci prendeste, come in una provetta
Ci riduceste a moda…
atteggiamento
Poi ci vendeste in edicola a dispense
Noi eravamo veri
il sangue ci scorreva
Ed il dolore…
anche quello era sincero
Sì…come la gioia in ciò che facevamo
Non mi vergogno punto…
Di quegli anni passati per la strada
in piazza, esposti
Urlandovi ogni giorno
di quella rabbia
Che dentro a noi non dorme
Che nonostante tutto
non sa proprio morire
Perché voi ci provaste e ci provate ancora
Ad assopirla, a farla soffocare…
ognora per mille e mille volte
Con il silenzio…tacendoci di lei
Non esponendola nei vostri giornali
Ma lei…la rabbia…
sta ancora per la strade…
Ha la memoria lunga
NON VI SCORDA
Ma senza rabbia non si diventa grandi
Guarda tuo figlio, leggi la sua coscienza…
Cerca la fede e la sua idea del mondo…
È li che troverai il nemico…
quell’unico pensiero che uccide
che appiattisce ogni speranza
Quando hai ricordi stai diventando vecchio
Ma la memoria è storia…
ed è retaggio
NON MI VERGOGNO IO…
NE SONO FIERO
D’esser stato un ribelle…d’esserlo ancora
Ed anche quando accondiscendo…
per bisogno
Dentro di me alza la testa…cerca respiro,
ha sete di giustizia…quel ragazzo
Che si sognava di quel mondo bello
Dove ogni uomo fosse suo fratello