Magazine Cucina
Fave e cicoria ovvero: l'ode alla semplicità!
Se esiste un piatto povero che potrei mangiare fino a sentire uno strappo nei pantaloni, quello è proprio il modestissimo Fave e Cicoria.
Che se potessi, chiamerei in dialetto nella bella lingua della sua terra, la Puglia.
Pugliese non sono, ma fortemente innamorata si, per cui oggi farò una piccola immersione in quella regione, che ho potuto riabbracciare proprio prima del Natale, in una tre giorni intensa e soleggiata nella piccola e poco conosciuta città di Bitonto.
Insieme a tre amiche speciali ed a persone che ti aprono la porta della loro casa come si fa con un parente che non si vede da lungo tempo, che ti accolgono con gli occhi sempre sorridenti, con la battuta pronta e la voglia di scherzare che non manca mai.
I pugliesi sono così e non si può non perderne la testa.
Se poi, dietro allo scherzo, ci sta anche una bella fetta di "fugazza", allora non c'è proprio nulla che li batta!
A Bitonto sono tornata dopo 4 anni, grazie all'ultima tappa di Girolio 2013, organizzato dall'Associazione Nazionale Citta dell'Olio ed il Comune di Bitonto.
L'ultimo di una serie di interessanti eventi all'interno del progetto MedDiet di cui ho già parlato qui.
Non vi tedierò con troppe parole ma mi farò aiutare dalle immagini, come sempre, perché sono quelle che poi ci trascinano in luoghi lontani anche solo con la fantasia.
Vi parlerò di Bitonto come una turista, una che ama viaggiare e che del viaggio ha fatto il suo lavoro, così magari, un giorno non molto lontano, deciderete anche voi di fare una tappa tra queste mura di pietra chiara.
Bitonto è piccola, ma neanche tanto se si pensa che gli abitanti sono c.ca 56.000, poco meno di quelli della mia città, e si trova nella provincia di Bari.
Da qui, l'unico mare che si vede, è quello degli oliveti che la circondano quasi a proteggerla dietro una barriera argentata.
Il centro storico è un reticolato di viuzze, passaggi stretti, gallerie vicinali, corti e palazzi cinque/seicenteschi in pietra chiara dalla bellezza travolgente.
Non ci siamo perse nel nostro girovagare, grazie alla presenza di una guida bravissima, la simpatica Chiara Cannito, che non ci ha abbandonato un attimo, mostrandoci gli angoli più incantevoli della città.
La cosa più incredibile è stato apprendere che il centro città si è lentamente spopolato negli ultimi 40 anni, lasciando disabitati la maggioranza di questi eleganti palazzi.
Ma negli ultimi anni stanno riprendendo vita grazie alla lungimiranza di appassionati.
Se deciderete di pernottare a Bitonto, sappiate che non ci sono Hotel ma una rete di b&b assolutamente splendidi, molti dei quali situati all'interno di queste strutture storiche.
E per essere coccolati con un costo medio di € 40 a notte, credetemi il gioco vale la candela.
Arrivando a Bitonto, accederete al centro storico dalla Porta Baresana, imponente porta in pietra bianca che guarda in direzione di Bari.
Chiara ha visto bene di aprire le danze prendendoci per la gola, con la sosta ad una delle pasticcerie artigianali storiche del centro città: Boccabò, proprio a due passi dalla porta. Come dire: i bocconotti più buoni della storia!
Giusto per spiegare a chi non è della zona: i bocconotti sono delle pastarelle di frolla tirata molto sottile e dalla ricetta segreta, ripiene di ricotta freschissima e cotte al forno. Di una bellezza delicata e antica.
Non mancano mai sulle tavole della festa a Bitonto, ma la storia vuole che anche i contadini che in passato lasciavano la casa per lavorare la terra restando in campagna tutta la settimana, portassero con se un bocconotto al giorno, che restava fresco per tutto il periodo (è vero, sono buonissimi anche dopo 3 o 4 giorni).
Siamo arrivate che stavano cuocendo, e li abbiamo visti palpitare da dietro il vetro del forno....
Ovviamente ditemi voi come si possa restare indifferenti a questa magia!
La colazione era già stata fatta ma dire di no a tale bellezza, è un vero sacrilegio!
Ne sa qualcosa la famiglia proprietaria del forno, Amedeo e Mariella Savoni, che con il figlio adolescente, gestiscono con successo questa attività artigianale, fatta di grande attenzione alla qualità, alla storia della tradizione ed anche alle tasche dei loro clienti.
Ed ovviamente, secondo un rito immancabile, il primo bocconotto che esce dal forno, è per il proprietario (ma non abbiamo scoperto chi, tra Mariella ed Amedeo, sia il fortunato!).
Tutto questo per dirvi che perdere una sosta a Boccabò arrivati a Bitonto, è peccato mortale!
Ripartire per la visita dopo una così dolce sosta, non è tanto complicato.
Si attraversa il centro storico in direzione della cattedrale e ciò che si incontra è davvero incantevole.
E' incredibile pensare di essere a Dicembre con un cielo di questo colore.
La Puglia è davvero il paese del sole!
La cattedrale di Bitonto è un vero gioiello e fa parte del trittico delle cattedrali in stile romanico pugliese insieme a quelle di Ruvo e di Minervino.
Soltanto questi tre meravigliosi esempi architettonici della presenza normanna in Puglia, varrebbero un viaggio in questa regione. Vi consiglio di farlo con una guida esperta come la nostra Chiara, per apprezzare in pieno il grande valore di questo monumento, la cui visita richiederà almeno un'ora.
Essere foodblogger ha un unico neo: non ci si può esimere dall'assaggiare ciò che ti viene presentato con grande gentilezza.
Quindi quando Chiara ci ha condotto in uno dei forni più antichi della città (si parla del 1800), è ovvio che tutte noi abbiamo fatto le personcine educate e sorridendo, abbiamo detto si.
Che poi, diciamocela tutta, quanto sarà mai difficile dire di si a questo?
Il Forno di San Giovanni (U' furn de San Giuann), è un'altra realtà a completa gestione familiare.
Le deliziose sorelle Rosa ed Enza Marinelli, insieme al padre che è il "capitano" alla bocca del forno, sono i proprietari di un luogo dove restare senza fiato. Non si tratta di un forno qualsiasi.
Se vi affacciate alla bocca del forno, vi si apre una vera e propria stanza di oltre 50 mq in cui vengono ordinatamente sistemate con l'ausilio di una pala lunghissima e sostenuta da un argano ingegnoso, un numero impressionante di teglie per taralli, focacce, dolci tipici, pani, e tutto quello che la vostra fantasia riesce ad immaginare.
Questa meravigliosa famiglia, tieni in piedi una tradizione secolare, ovvero il forno ad uso conto terzi.
Vale a dire che un tempo non si andava al forno a comprare il pane, ma a cuocere quello che si preparava in casa. Un concetto ed un uso assolutamente magnifico, tutt'ora ancora valido al Forno San Giovanni, ma che sarebbe bello ripristinare in molte zone della nostra penisola.
Non c'è bisogno che vi dica che la focaccia è fantastica vero?
Dopo molte fatiche (che sono quelle di assaggiare), siamo entrate sfacciatamente in casa di una adorabile signora di Bitonto, la suocera della nostra Chiara, e l'abbiamo osservata preparare delle favolose orecchiette, con religioso silenzio (solo il rumore degli scatti era percepibile! )
Vi tranquillizzo: non abbiamo mangiato le orecchiette, purtroppo non queste, però di cose buone lungo il nostro cammino ce ne sono state tante, ma tante che se vi facessi l'elenco, vi verrei a noia!
O no?
Il pomeriggio è volato in un attimo all'interno di una splendida azienda olivicola e produttrice di mandorle nonché ciliegie ferrovia.
Si tratta del Feudo dei Verità , un'antica masseria che apparteneva in origine ad una famiglia nobile di origine spagnola e che adesso invece, è di proprietà della famiglia Delorusso.
La sorpresa più piacevole è stata scoprire che l'azienda viene intelligentemente guidata dall'abilità di una donna, una ragazza in verità, Francesca Delorusso, che si occupa della qualità del prodotto e del settore commerciale e che ha portato l'azienda verso una direzione dinamica e di successo con l'apertura del settore di trasformazione delle mandorle prodotte, vendute ed esportate anche fuori Italia.
Per altro di una bontà unica: possono spedirle ovunque ed il costo è assolutamente onesto.
Abbiamo brindato a Francesca con l'olio appena spremuto! Evviva le donne!
Le mie stupende amiche Benedetta, Anna e Cristiana con cui ho trascorso un week end di emozione e di risate, mi hanno abbandonata la mattina della domenica, sfuggendo allo show cooking che era stato previsto dall'organizzazione insieme allo chef Emanuele Natalizio del ristorante Il Patriarca Natalizio.
Emanuele è una forza della natura, cucina da Dio e domina la scena alla grande.
Quando ho saputo che avrei dovuto cucinare con lui davanti a tutti, sono entrata modalità stand by.
Poi come al solito, è emersa la faccia a gomitolo della sottoscritta e mi sono buttata.
Prima di me però si sono esibite due belle ragazze di Bitonto, entrambe grandissime cuoche ed ho scoperto con mio grande piacere che una di loro, Elena Piscopo, è anche una bravissima blogger!
In meno di mezz'ora ha preparato un tortino di patate e polpo con pesto di rucola e crema al balsamico da leccarsi i baffi.
Anche nella splendida presentazione, ha dimostrato di essere veramente molto brava.
La mia partecipazione a Girolio si è conclusa con questo gioco sul palco, in cui ho "fatto finta" di cucinare a fianco di questo omone simpatico e pieno di energia e mi sono divertita come non mai.
Le mie facce probabilmente lo raccontano.
Mi porto ancora nel cuore il ricordo di questi splendi tagliolini con gamberi, cime di rapa, funghi cardoncelli e pomodorini: di una facilità estrema ma di un sapore unico e pieno come il carattere dei pugliesi!
Grazie Bitonto!
E per finire, sperando che non siate svenute stremate sul computer, vi lascio la ricetta delle fave e cicoria con la speranza che vogliate provarle: sarà un colpo di fulmine anche per voi, ne sono certa!
Ingredienti per 4 persone
300 g di fave secche decorticate (le mie non lo erano)
1 patata media
1 o 2 foglie di alloro
700 g di verdura come cicoria o catalogna o cicoria selvatica
olio extravergine Terre d'Otranto Dop
Sale
Mettete le fave secche in una grande ciotola e copritele abbondantemente con acqua fredda ed un pizzico di sale. Lasciatele a bagno tutta la notte.
Il giorno dopo scolate le fave.
Sbucciate e tagliate la patata a fette di c.ca 1 cm di spessore, riponetela sul fondo di una pentola, possibilmente di coccio (io ho usato il mio coccio toscano), versatevi sopra le fave e coprite il tutto con acqua fredda. L'acqua deve coprire le fave di almeno un paio di cm.
Aggiungete la foglia di alloro e cominciate a cuocere a fuoco dolce per almeno 1h30.
All'inizio dovrete schiumare le fave perché cuocendo, il bordo si coprirà di schiuma.
Cercate di non mescolare il composto nei primi 45 minuti di cottura.
Aggiungete acqua calda quando questa raggiungerà il livello delle fave: dovranno essere sempre lievemente sommerse dall'acqua.
Aggiungete il sale una decina di minuti prima della fine della cottura, e mescolate energicamente.
Le fave si trasformeranno in una purea granulosa.
Possono essere servite frullate con un mixer a immersione o anche nella loro consistenza di fine cottura. L'arte di questa ricetta è far si che il purea di fave non sia troppo asciutto e duro, ma neanche brodoso.
Mentre cuociono le fave, lavate bene e pulite la cicoria.
Cuocetela in abbondante acqua salata per 5/6 minuti affinché resti croccante.
Scolatela.
Versate la purea di fave nel fondo di una scodella.
Prendente una forchettata di cicoria, realizzate un piccolo nido e disponetelo sul pure.
Servite irrorando con abbondante olio extravergine pugliese ed aggiungete pepe macinato fresco o peperoncino a piacere.
NOTA: scusate l'irriverenza della colonna sonora: non ho potuto esimermi.
Un pugliese che si prende gioco dei suoi conterranei è da sentirsi male dal ridere! Vedetelo
DIMENTICAVO: NON MANCATE LUNEDI' -
C'E' UNA FESTA DA ANDATE CON GUSTO!
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