Nel discorso pronunciato da Franklin Delano Roosevelt in occasione dell’emanazione del New Deal (il nuovo corso a base di riforme economiche e sociali che risollevarono l’America dalla grande depressione) spicca un passaggio interessante che recita:
[…]So, first of all, let me assert my firm belief that the only thing we have to fear is fear itself[…] – [...]Quindi, prima di tutto, lasciatemi esprimere la mia ferma convinzione che l’unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa[...].
Parole ispirate che sono riuscite ad oltrepassare la loro valenza sociale e politica, giungendo ai giorni nostri a dare titolo e spunto – come ha affermato lo stesso Chief Creative Officer Marvel Joe Quesada – al nuovo crossover della Casa delle Idee.
> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="325" width="600" alt="Fear Itself #2/4: la paura della paura >> LoSpazioBianco" class="aligncenter size-full wp-image-45722" />
Metabolizzato il discreto preludio contenuto nel “Libro del Teschio” e la brillante prima della miniserie, gli eventi di “Fear Itself” entrano decisamente nel vivo spostando il nodo della narrazione sui contenuti più prettamente da fiction. > LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="305" width="200" alt="Fear Itself #2/4: la paura della paura >> LoSpazioBianco" class="alignright size-full wp-image-45723" />Con la seconda uscita, infatti, assistiamo ad una sorta di preludio allo show previsto per i capitoli successivi grazie all’avvento dei Valorosi (milizia di martellatori) e a una tensione crescente ben indirizzata a sottolineare la globalità dell’evento. La caduta sulla Terra di alcuni martelli soprannaturali, destinati a possedere alcuni personaggi Marvel segna quindi l’inizio dell’offensiva del Serpente verso la razza umana, primo gradino nell’ascesa alla conquista di Asgard. Pagine utilizzate per dare una spinta alla storia e all’azione, che inizia a mordere il freno delle vignette rendendo esiguo lo spazio per approfondimenti e riflessioni.
L’unico tratto di umanità infusa da Fraction alla sceneggiatura è forse nella risposta inadeguata fornita dalla comunità degli eroi, personaggi in difficoltà a comprendere pienamente la devastante onda degli eventi che rapidamente si abbattono in diversi luoghi del globo, in affanno a organizzarsi e reagire. Povera e priva di spessore appare, poi, la caratterizzazione dei Valorosi, attori contrattualizzati esclusivamente per combattere e aggiungere cumuli di macerie ai panorami delle vignette. > LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="307" width="200" alt="Fear Itself #2/4: la paura della paura >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-full wp-image-45724" />Il sospetto che qualcosa stia cambiando in direzione di una decisa involuzione, rispetto all’interessante manifesto d’intenti contenuto nel primo numero, diventa purtroppo certezza con la lettura dei capitoli successivi che propongono una narrazione con sempre meno sfumature, rendendo il racconto piatto, semplice e banale.
La scarsa risonanza emotiva per la morte di un eroe (capitolo tre) e il ritorno di una vecchia gloria nei suoi panni supereroici (capitolo quattro), non sembrano essere trattati con tempi e spazi adeguati, mancando dei doverosi accenni e approfondimenti psicologici necessari.
La storia, giunta al suo giro di boa del quarto capitolo, fatica a crescere ed evolvere, dimenticandosi delle allegorie delle tensioni del mondo reale, concedendo alla paura, all’ansia e alla disperazione dell’uomo un ruolo sempre più esiguo, se non marginale.
Fraction sembra così dimenticarsi del sottotesto e dei toni epici usati nel primo capitolo, mancando tutti gli elementi di spessore del racconto che nella sottile metafora dei nostri tempi aveva trovato misura e carattere. La paura sembra così scordarsi degli uomini, così come l’autore sembra dimenticarsi della Paura Stessa, confinata per sostanza di temi e chiaroscuri nelle storie parallele, sviluppate dalle testate collegate. > LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="305" width="199" alt="Fear Itself #2/4: la paura della paura >> LoSpazioBianco" class="alignright size-full wp-image-45726" />
Una grave pecca, in considerazione del fatto che la serie principale dovrebbe proporre in autonomia una compiuta linea narrativa, senza dover effettuare richiami alla galassia di storie affluenti per risultare realmente compiuta e sviscerare le sue linee caratterizzanti. La stessa dicotomia familiare fotografata in modo efficace da Fraction nell’analisi del rapporto tra Odino e Thor, risulta anche essa sbiadita e riassorbita nella generale perdita di quota narrativa.
Unica nota di merito va attribuita all’aspetto visivo affidato a Stuart Immonen che compone disegni e tavole con un risultato artistico che supera il valore della storia, mantenendo vivo l’interesse del lettore e fotografando senza sbavature il chaos e l’energia della battaglia. Ottima prova anche per la colorazione affidata a Laura Martin.
Al termine della lettura del quarto capitolo, “Fear Itself” si mostra come un’opera che resta molto al di sotto del suo potenziale, tradendo le intriganti premesse ed il climax costruito nel primo capitolo.
L’abbandono di diversi registri narrativi, così come delle fondamentali metafore che garantivano diversi livelli di lettura, giungono a svuotare la storia dalla sua particolare valenza sociale, conferendo una inaspettata banalità all’ultimo e ambizioso crossover di casa Marvel.
> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="255" width="600" alt="Fear Itself #2/4: la paura della paura >> LoSpazioBianco" class="aligncenter size-full wp-image-45725" />
Abbiamo parlato di:
Fear itself #2/4
Matt Fraction, Stuart Immonen
Panini Comics, 2012
cadauno: 48 pagine, brossurato, colore – 3,00€