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Fecondazione assistita: ancora troppe differenze tra Regioni

Creato il 01 marzo 2016 da Conservazionecordoneombelicale @SorgenteSalute

In Italia due terzi dei centri attivi per la fecondazione assistita si trovano in sole 5 Regioni, mentre al Sud oltre la metà delle strutture è privata: sono ancora troppe le differenze nella regolamentazione della pma.

Conservazione cordone ombelicale - GuidaDi: Redazione

Nonostante le modifiche alla legge 40, nel campo della fecondazione assistita permangono profonde differenze regionali per numero di centri, strutture pubbliche e private e aiuti economici per le coppie infertili.

I dati recentemente resi noti dall’Osservatorio civico sul federalismo in sanità di Cittadinanzattiva 2 centri su 3 si trovano in sole 5 Regioni (Lombardia, Lazio, Campania, Sicilia e Veneto) e circa il 68% delle strutture nel Sud e il 58% nel Centro sono gestite da privati, mentre nel Nord l’offerta pubblica e quella privata praticamente si equivalgono.

Alcune Regioni, come Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e le province autonome di Trento e Bolzano hanno inserito la fecondazione assistita all’interno dei Livelli essenzaili di assistenza regionali (le prime tre regioni sia l’omologa che eterologa). Inoltre, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Basilicata hanno previsto un bonus economico per le coppie infertili.

Cambiano anche da Regione a Regione gli atteggiamenti nei confronti dell’età di accesso alla fecondazione assistita: Lombardia, Abruzzo e Campania non prevedono alcun limite di età; in Veneto è possibile entro i 50 anni, mentre in Valle d’Aosta e Umbria fino a 41 anni.

Queste differenze tra Regione e Regione nella regolamentazione e la disparità di offerta rappresenta un ostacolo per le coppie infertili, che spesso non sanno dove rivolgersi e quali sono i costi che devono affrontare. La disomogeneità di accesso genera situazioni discriminatorie nei confronti delle coppie che vivono in Regioni privi di strutture pubbliche (come per esempio il Molise). Infine, in una Regione come la Sicilia non vengono rese operative le delibere approvate già da anni.

Fonte: “Panorama”


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