Dall’inizio dell’anno regna il caos in alcune regioni: non viene inserita la fecondazione assistita tra i Livelli essenziali di assistenza (LEA) e viene impedita la ’mobilità’ delle coppie che provengono da altre zone d’Italia.
Di: RedazioneNel nuovo anno, nel nostro Paese non è mutata la situazione delle coppie infertili che desiderano provare ad avere un bambino mediante la fecondazione assistita rivolgendosi a delle strutture pubbliche.
In molte regioni infatti i trattamenti di Pma non sono ancora compressi nei Livelli essenziali di assistenza (LEA), come invece è previsto da oltre due anni. Inoltre, alcune regioni, come la Toscana, operano un blocco vero e proprio alla ‘mobilità’ delle coppie che vengono da altre zone del nostro Paese, per ragioni di tipo economico (fino alla fine del 2015 chi era già stato preso in carico o era iscritto alle liste d’attesa è stato assistito, mentre da gennaio il blocco è totale).
Proprio la Toscana non accoglie più le coppie di altre Regioni, se queste ultime non riportano nei Lea la fecondazione assistita o non hanno firmato degli accordi sul tema. Dal 2016 ormai quasi nessuna regione ha dato il nulla osta a chi voleva sottoporsi ai trattamenti di Pma in Toscana (vale tanto per la fecondazione eterologa quanto per quella omologa). Le poche regioni che lo fanno operano poi comunque in base a criteri completamente discrezionali: la Liguria, ad esempio, concede il nulla sta solo alle coppie in cui la donna ha compiuto i 40 anni e non alle donne più giovani (indipendentemente dalla loro situazione medica o di condizioni di scarsa riserva ovarica o endometriosi al IV stadio). Ovviamente questa situazione prelude di fatto alle coppie a basso reddito di accedere alla fecondazione assistita, con rischio anche di possibili ricorsi legali contro lo Stato.
Fonte: ADN Kronos