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Fecondazione eterologa: a Bologna sono 700 le coppie in lista attesa

Creato il 14 luglio 2015 da Conservazionecordoneombelicale @SorgenteSalute

Nonostante la sentenza della Corte Costituzionale sulla Legge 40, che ha di fatto liberalizzato l’eterologa, a Bologna sono circa 700 le coppie che ancora attendono ovociti e spermatozoi di uomini e donne estranei per sottoporsi alla fecondazione medicamente assistita (PMA).

Conservazione cordone ombelicale - GuidaDi: Redazione

Dopo la liberalizzazione della fecondazione eterologa, tantissime coppie desiderose di avere un bambino, ma in cui uno dei due partner è sterile, si sono rivolte a strutture pubbliche e private nella speranza di ricevere gameti femminili o maschili. In particolare, nella citttà di Bologna, sono già stati effettuati una settantina di trattamenti, ma le liste d’attesa per accedere ai trattamenti sono ancora piene e i tempi estremamente dilatati. Complessivamente sembra che in tutta la città di Bologna le coppie in attesa siano più di 700.Basti pensare, per esempio, che alla Società italiana Studi di Medicina della Riproduzione, sono stati realizzati a partire dal mese dal mese marzo solo una decina trattamenti, con una lista di attesa che include circa 120 coppie.

Oltre alla Società italiana Studi di Medicina della Riproduzione, che è una struttura di carattere privato, in città è attivo anche il Centro per la procreazione medicalmente assistita del Sant’Orsola, in cui le coppie in lista d’attesa sono 171. Il centro, guidato dalla professoressa Eleonora Porcu, ha cominciato a eseguire trattamenti per l’eterologa a partire dallo scorso mese di dicembre e finora ha aiutato dieci le coppie. Se i trattamenti riveleranno un esito positivo, il primo bambino nato grazie alla fecondazione eterologa nascerà subito dopo l’estate. Infine, altri dieci trattamenti per la fecondazione eterologa sono stati effettuati presso il centro Tecnobios di Bologna, dove in lista d’attesa si trovano 300 coppie.

A causa delle lungaggini dei tempi di attesa molti ricercatori ipotizzano che saranno tante le coppie che alla fine decideranno di rivolgersi a centri specializzati con sede all’estero, anche perché in Italia persiste il problema dell’esiguo numero dei donatori.

Fonte: “Corriere della Sera”


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