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Fecondazione eterologa, le strutture non sono ancora pronte

Creato il 01 luglio 2014 da Conservazionecordoneombelicale @SorgenteSalute

A distanza di due mesi e mezzo dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il divieto di fecondazione eterologa in Italia, i centri per la riproduzione assistita non sono ancora pronti a livello strumentale, organizzativo ed operativo. È ancora attesa per le coppie sterili che vogliono accedere alla fecondazione eterologa.

Conservazione cordone ombelicale - Guida
Di: Redazione

Era il 9 aprile 2014 quando la Corte di Cassazione smantellava il divieto di fecondazione eterologa in Italia dichiarando incostituzionale la Legge 40/2004: grazie alla sentenza 162 depositata il 10 giugno, le coppie che si trovano in uno stato di difficoltà per via della loro sterilità potranno accedere alla fecondazione eterologa anche in Italia, perché, secondo quanto stabilito dai giudici della Corte Costituzionale, “il diritto ad avere figli è incoercibile”. Decaduta la legge, le coppie sterili non dovranno più recarsi all’estero per accedere alla fecondazione eterologa, alimentando il cosiddetto “turismo riproduttivo”, ma potranno eseguire le tecniche di procreazione assistita in Italia, nel loro paese.

Passare dalle parole ai fatti, tuttavia, è decisamente più complicato: sebbene sia nata da poco una associazione dedicata a tutti coloro che vogliono donare i propri gameti per consentire alle coppie sterili di coronare il loro sogno di procreare (ci riferiamo in particolare all’Aidagg), le difficoltà sono ancora tante e la strada appare ancora un po’ in salita.

Infatti, a livello operativo e strumentale i centri per la procreazione assistita non sono ancora del tutto pronti a rendere effettiva ed operativa una tecnica di fecondazione che, fino ad oggi, era vietata nel nostro paese: sono circa 9000 le coppie pronte a sottoporsi alle tecniche di fecondazione eterologa, ma i centri per la procreazione assistita non sono ancora operativi.

Infatti, ad oggi, il Ministero della Salute non ha ancora fornito specifiche regole ed indicazioni sull’iter da seguire, e molte strutture sono ancora impreparate, anche per via del fatto che i centri si trovano a dover affrontare una enorme mole di richieste.


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