E’ iniziato sabato 24 ottobre il convegno di due giorni a Torino dal titolo “Le esperienze piemontesi per una farmacia che cambia“. Un’occasione di dibattito per interrogarsi sulle novità che stanno investendo oggigiorno l’ambito medico-sanitario. L’obiettivo del dibattito sarà quello di valutare più da vicino i cambiamenti avvenuti di recente, che hanno permesso un trasferimento di baricentro della Sanità dall’ospedale al territorio. Una visione d’insieme che dunque cambia e sa stare al passo coi tempi. Un nuovo assetto è stato anche indotto dalla crisi finanziaria che negli ultimi anni ha investito il settore e buona parte della società in Italia e all’estero. La crisi – come è stato evidenziato nel corso del dibattito di sabato pomeriggio in via Galliari 10 bis – ha determinato una riduzione non marginale delle risorse finanziarie, un aspetto che indubbiamente ha costretto la Sanità a trasferire il centro del sistema direttamente sul territorio. L’incombere della crisi ha ridefinito nell’insieme numerosi contesti, da quello normativo a quello socio-economico a quello assistenziale. E se pertanto sommiamo le diverse sfaccettature, ci accorgiamo che l’esperienza delle farmacie le investe tutte quante, quasi a farne da sottile collante. Un cambiamento che inevitabilmente porterà sulla scena nuove figure professionali, che ad oggi possiamo dire esterne, ma che pian piano finiranno per far parte dell’organico regolare.
Convegno Federfarma 24 ottobre 2015 Torino © Giovanni Vagnone
Il dibattito di sabato, dunque, come abbiamo già detto, vuol essere un momento di riflessione concreta che muove da due fondamentali interrogativi: “è sufficiente consegnare un medicinale per avere un ruolo non sostituibile?“, e ancora “è sufficiente essere capillari per essere indispensabili?“. Due domande che evidenziano con chiarezza la centralità di ciò che è il ruolo del farmacisti, e così pure i confini della professione e le eventuali prospettive su cui discutere. Si comprende, pertanto, come la professione in sé non sia affatto un luogo cristallizzato, bensì un’esperienza che necessita di interrogativi e di una corrispondenza continua con le esigenze di un mondo che cambia, e di conseguenza di un’utenza che si è diversificata sempre di più e rinegozia le proprie richieste.
L’Università di Torino, i vari Ordini e Federfarma hanno dimostrato che il costante ricorso alla formazione, al coordinamento delle diverse attività e alla costituzione di una rete efficiente che unisca le farmacie, possano essere una risposta vincente al cambiamento che non possiamo certo tacere.
La due giorni di Torino dal titolo “Le esperienze piemontesi per una farmacia che cambia” è imperniata su una serie di parole chiave: aggregazione, organizzazione, ruolo e sostenibilità. Tutt’altro che parole vuote! Parole dotate di un significato che danno sostanza al convegno e ai progetti ai quali la Sanità piemontese vuole partecipare consapevolmente. Si parla inoltre di esperienze, in quanto il dibattito di questi giorni vuole proprio partire dalla testimonianza diretta di quelli che potremmo definire gli “addetti ai lavori”. E sarà proprio da queste testimonianze e dal confronto fra queste ultime, che si potrà tratteggiare la direzione verso cui muovere per “garantire alla Farmacia una funzione indispensabile ed insostituibile all’interno del Servizio Sanitario Nazionale“. Una tavola rotonda fra medici, clinici, farmacisti e universitari, senza del resto tralasciare il comporto politico, in quanto si è ben coscienti che l’armonia fra le parti farà da base a progetti concreti ed efficienti.
Ecco la testimonianza diretta del dott. Massimo Mana, presidente di Federfarma Torino e Piemonte:
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