Felice Varini è un artista svizzero che, possiamo benissimo utilizzare quest’espressione, si diverte a costruire geometrie e a giocare con la prospettiva.
I suoi lavori, infatti, sono realizzati principalmente con stencil e proiettori di luce, in particolari configurazioni che hanno l’obiettivo di valorizzare, esaltare, la spazialità e la magia data dalla possibilità di osservare una medesima “opera d’arte” da numerose angolazioni differenti.
Scorrendo rapidamente le non poche opere di Varini, a cominciare da Quai des celestins n. 1, del 1979, passando per il 1983 della “installazione” a Castillon du Gard, e per 30/32rue du Lappe n. 1, e giungendo a opere come la “x” realizzata a Boll-Sinneringen, o all’ultima fatica, al Grand Palais di Parigi, si compie un grande viaggio. E questo viaggio passa al confine tra pittura, scultura, architettura, graffiti.
La pregnanza dei lavori di Felice Varini sta proprio in questo: rimanere sempre, elegantemente, in bilico tra elevazione e immanenza, fra arte concettuale e arte applicata, sempre che questa dicotomia possa ancora valere qualcosa.
L’avventura del pittore, ma in generale dell’artista, soprattutto in campo visivo, come “fingitore”, per chiamare in causa Pessoa, è davvero un viaggio iniziato molti secoli fa, e non ancora concluso. E, vorremo aggiungere, da non concludere per nulla. In questo senso, Varini interpreta una sensibilità di origini lontane, applicandola al nostro mondo presente, riuscendo, così, nella magia di creare un “nuovo mondo”.
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