Il workshop sulla 194 è stato molto partecipato.
La 194 è, in effetti, più che una legge un simbolo: il simbolo di ciò che le donne sono state capaci di ottenere, il nostro grado di libertà. In qualche modo, essa incarna il corpo di ciascuna di noi, il modo in cui la politica può agire su di esso. Se essa, come è stato giustamente sottolineato, è una legge ambigua e quindi da perfezionare, nondimeno rappresenta qualcosa da difendere strenuamente, in quanto costituisce il primo passo per garantire la nostra possibilità di scelta.
L’attacco rivoltole non può lasciare indifferente nessuna, da qui le stimolanti discussioni che sono emerse. Ciò che deve essere sottolineato è come spesso gli interventi si siano focalizzati sulle azioni concrete che i singoli gruppi hanno prodotto a livello locale. Non c’è nessuna teoria che non si realizzi in primis attraverso la pratica.
Un ottimo esempio di pratica è quello realizzato dalle Mujeres Libres di Bologna. In un anno e mezzo di lavoro hanno prodotto una guida all’ ivg . Il metodo con cui l’hanno prodotta è stato presentarsi di persona negli ospedali, fingere di essere incinte e sentire che cosa diceva loro il personale sanitario. Per ora non è tradotta in altre lingue, ma è un obiettivo: può rappresentare in effetti uno strumento molto importante e utile.
La compagna delle Stregatte di Livorno ci ha spiegato come nell’ex caserma del Fante in cui ci stavano ospitando abbiano in progetto di aprire un consultorio autogestito per venire in soccorso della situazione sanitaria toscana, gravemente scompensata dalle obiezioni di coscienza plebiscitarie. Ci raccontano di una ginecologna “superstite” che a Pisa è l’unica che ancora si rifiuta di fare obiezione, continua a praticare aborti, un baluardo, a lei va tutta la nostra solidarietà umana.
Le ragazze del collettivo VengoPrima hanno esposto la situazione del Veneto, mostrando come anche qui, come in altre parti d’Italia, l’attacco alla 194 si sia concretizzato con la possibilità dell’accesso ai consultori pubblici di associazioni quali il movimento per la vita. Tale possibilità non significa altro che il tentativo di ostacolare la piena autodeterminazione delle donne.
La stessa situazione del Veneto si ritrova in altre regioni, dal Piemonte alla Campania, come ben mostrano sia le ragazze di Femminismo a Sud sia le compagne di Sguardi sui generis (Torino). Concordiamo sul fatto che l’attacco alla 194, sperimentato in vari territori su scala regionale, ha portata nazionale. Sull’aborto, nonostante le conquiste del movimento femminista, il clima culturale è in netto peggioramento e si traduce nel venire meno di diritti fondamentali, quale quello dell’assistenza sanitaria. A questo proposito il collettivo VengoPrima sta preparando un video che vari blog femministi, tra cui il nostro, condivideranno nella stessa data.
L’attacco alla 194 è un attacco deciso a livello nazionale, ma le azioni più efficaci non possono che realizzarsi innanzitutto a livello locale. Si è quindi deciso, all’unanimità, di fare rete: ciò significa tenersi reciprocamente informate sulle novità di ciascuna regione, sulle azioni decise, sui possibili progetti, affinchè l’azione di una diventi l’azione di tutte e dal locale si passi al nazionale.