et ceci n'est pas une recensione
Italia, 2011, 98 min.
L’antefatto è presto spiegato: complice una Tennent’s Super in compagnia, amici intransigenti e un multisala dalle proposte ridicole (solo per citare i film usciti questa settimana: dove sono Rabbit Hole, Gianni e le donne, Senna – uscito in OTTO copie, ma tanto i documentari non li vede nessuno – o quel gioiellino che sembra essere Another Year di Mike Leigh?), Brizzi & co. hanno avuto i miei sette euro.
Dall’alto di questa mia ipocrisia mi permetto quindi di farvi il seguente pippozzo: perchè un film del genere dovrebbe essere di “interesse culturale nazionale”? Perchè elargire soldi statali a un prodotto che probabilmente riuscirebbe a coprire i costi di produzione anche solo col product placement? La cosa bella è che poi chi ci rimette – ma va? – siamo noi spettatori, come sempre. E’ di un paio di giorni fa la notizia (qui un articolo del Corriere a riguardo) che a partire dal luglio di quest’anno i prezzi del biglietto saranno aumentati ovunque – tranne che nelle sale parrocchiali, simpatici – di un euro. Il provvedimento si proporrebbe il nobile scopo, grazie al nostro esborso extra, di “finanziare gli sgravi fiscali all’industria cinematografica” e dovrebbe essere valido fino al dicembre 2013. Ora, siamo seri, alzi la mano chi di voi pensa che nel 2014 anche un solo esercente riporterà il prezzo del biglietto a quello attuale. Anzi, non per essere cinico, ma mi pare anche plausibile che coglieranno l’occasione per alzarli ulteriormente, tanto ormai il pubblico si sarà abituato.
Bella trovata davvero: non si cerca di invogliare il pubblico ad andare al cinema con proposte più interessanti o promozioni particolari, non si cerca di risparmiare milioni di euro evitando di finanziare film che fanno sfracelli al botteghino e che godono di una promozione commerciale a tappeto su tutti i canali televisivi, ma si cerca la facile scorciatoia di fare soldi sporchi, maledetti e subito, grazie a noi poveri cretini che al cinema vogliamo continuare ad andarci nonostante tutto. Non per dare tutte le colpe al povero Brizzi, che in questo caso è solo capro espiatorio della mia sterile polemica, ma me lo sarei mangiato vivo quando l’ho sentito affermare che LUI è favorevole all’aumento…fortuna che poi uno tra Ficarra&Picone è intervenuto, facendogli notare come uno nella sua posizione farebbe meglio a tacere. Il cinema è storicamente un intrattenimento culturale & popolare, se diventa elitario non ha più senso di esistere; tanto vale tenersi solo i festival del cinema e chiudere tutte le sale. Datemi pure del populista, ma è possibile che una famiglia arriverà a spendere 50 euro per una sera al cinema?
Ah, è vero, c’era un film da recensire: tanto per confermare l’interesse culturale, la pellicola è satura di personaggi e situazioni avulse da questa Italia, e dal mondo, almeno da quello che conosco io, ma qualche risata ve la regalerà. Non vi fermate a pensarci però, altrimenti diventerà amara.
EDA