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Femminicidio fra complotto e statistica

Creato il 04 maggio 2013 da Informazionescorretta

donnaLa narrativa istituzionale riguardo il “femminicidio”, ieri rinfocolata dal neo Ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge, è una semplice scelta statistica.

In base a cosa si decide che sia in atto un femminicidio? A parte che voler dare una spiegazione  logica a comportamenti violenti e quindi interpretarli  globalmente è un’attività complottista: si inventa una trama comune per spiegare eventi in realtà indipendenti. Ma poi cosa fa gridare al femminicidio, soprattutto a coloro che di questa società moderna sono i fautori? E’ chiaro che la figura della donna sia oggi particolare: allo stesso tempo soggetto indipendente (nel lavoro, ma anche nelle relazioni sociali), ma anche donna oggetto, grazie alla libertà sconclusionata di una società fondata da Britney Spears e retta da Lady Gaga, Lana del Rey, MTV e Youporn. Quindi chiaramente la figura femminile attraversa un periodo particolare, ma parlare di femminicidio, ripetiamo, è una semplice scelta statistica. E ideologica.

In base a cosa decidere per esempio che visti i dati statistici sia possibile parlare di femminicidio? E se andiamo più a fondo potremo fare scelte diverse. Essendo quasi tutti gli atti di violenza verso le donne compiuti da stranieri, allora prendendo altri numeri potremmo parlare di violenza straniera (pure nell’ultimo caso alla cronaca il colpevole pare essere un congolese). Sarebbe del tutto giusto? Di certo la ministra Kyenge sottolinea nei suoi discorsi che la violenza non ha etnia proprio per evitare che qualcuno cambi la scelta statistica e si metta a dire per esempio che è colpa degli stranieri.

Come al solito l’estremismo che ci governa cerca di scegliere cosa farci credere per meglio governarci. E le associazioni che chiedono fondi gongolano.


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