Magari mi sbaglio, ma nella mia bella classe (sì, lo so che c’è Frontman, e anche un altro che per adesso, vi prego, ignoreremo, eh?, grazie), nella mia bella nuova classe, dicevo, succedono cose strane.
Già, certo, come, no, invece prima erano tutte cose normali, dite voi.
Vabbuò, avete ragione, ma stavolta non me lo spiego (sì, le altre volte sì, me lo spiegavo).
Insomma, succede che ogni volta che nomino un luogo di questa Terra, che sia Canicattì, Carugate di sotto o New York, ecco, le femmine della mia classe fanno un salto sulla sedia e cominciano a fare “oooohh…” e a ridere. Di nascosto. cioè, credono di farlo di nascosto, si mettono la mano davanti alla bocca, ma provate voi a dire che l’Impero romano andava fino in Spagna e a vedere sei o sette che sobbalzano, si guardano, fanno “ooohh…”, ridacchiano e si cercano per tutta l’aula per lanciarsi occhiatine d’intesa.
Sinceramente, la prima volta che ho nominato qualche luogo in America, ora non mi ricordo più nemmeno dove, e loro hanno sobbalzato e si sono guardate, ho pensato: eh, vabbè, si vede che lì ci abita qualche loro attore preferito.
La seconda volta, che ho nominato San Francisco, magari facendo una frase di grammatica come esempio, ad esempio: “Mario torna da San Francisco”, ho pensato che magari a San Francisco abitava la zia di Rossella (quella che sta nell’ultimo banco e che sobbalza e sussurra più di tutte).
La terza volta, che mi è scappato di dire, in geografia: ecco, questa fotografia è stata scattata in Scozia, ho visto tutte che si guardavano e ridacchiavano, e ho pensato: si vede che qualche bel fusto di undici anni che loro conoscono si è trasferito in Scozia.
La quarta volta che hanno sobbalzato, risatine, oooohhh, occhiate e sussurri, ho pensato a una nonna morta nella lontana Caledonia.
La quinta volta che abbiamo misurato la distanza da Mosca, risatine, psssst…, oooohh.., credevo che il papà di Chicchera si fosse trasferito lì.
La sesta volta, le settima e così via, ho esaurito tutti i parenti e i fustacchioni.
La cosa continua.
Mah.
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