Nei vecchi film scollacciati con Edwige Fenech, Gloria Guida e Barbara Bouchet, era sempre il maschio a spiare le donne nude sotto la doccia, o a fare i buchi col trapano nella cabina sulla spiaggia per assistere al pruriginosissimo spettacolo del cambio del costume.
Adesso le cose sembrano essere un po’ cambiate.
Un’amica, tempo fa, mi confessava la sua fantasia erotica numero uno, vale a dire quella di potersi nascondere nello spogliatoio maschile di una palestra per assistere allo spettacolo di uno stuolo di uomini di ogni età e tipologia che si smutandano e si lavano dopo le fatiche del body building, magari rimanendo poi ancora un po’ en desabillhè a cospargersi il corpo di preziosi olii idratanti a base di calendula e jojoba.
Ci ripensavo stamattina, sfogliando i quotidiani online e vedendo le nuove foto soft-core emerse dalle chat-line erotiche frequentate dal deputato americano Anthony Weiner, che è appunto finito sui giornali di tutto il mondo con i suoi autoscatti nello spogliatoio della palestra.
Ora… non so se la mia amica di cui sopra abbia nel frattempo avuto la fortuna di chattare con Weiner e di vedere quindi realizzata in parte la fantasia ma, a quanto pare, il suo è un desiderio tutt’altro che raro, nel genere femminile. Sembra infatti inarrestabile questa inversione di tendenza che sta trasformando sempre più le donne in voraci cacciatrici e gli uomini in prede pronte a far la ruota come i pavoni al fine di attirare l’attenzione sessuale (in questo caso, togliendosi i boxer e postando il file in formato jpg).
Da sportivo della domenica, e quindi da frequentatore di spogliatoi maschili (nonché da guardone patentato e massimo esperto in docce prolungate al solo fine di contemplare il dirimpettaio di box) pensavo a quanto, al di là delle stimolazioni erotiche, sarebbe anche culturalmente interessante l’esperimento di posizionare una donna - colta, intelligente e col pallino del voyeurismo - dietro lo specchio di un locker-room, per poi raccogliere le sue opinioni, i commenti, e le modificazioni che, inevitabilmente, la fantasia realizzata finirebbe per subire.
La fenomenologia dello spogliatoio maschile, vista da vicino e senza gli occhiali distorcenti dell’ormone impazzito, potrebbe dare spunto a una serie di svariati ritratti tragicomici come solo i maschi – specie se completamente nudi – sanno dimostrarsi.
Dal quarantenne timido che fa la doccia col costume e si sfila lo slip solo dopo essersi assicurato di avere l’accappatoio ben chiuso (neanche temesse una risata generale in caso di improvvisa apertura della cintura), al pseudotronista di periferia che, al contrario, rallenta al massimo la fase di vestizione e passa tre quarti d’ora ad asciugarsi i peli pubici con il phon preoccupandosi di posizionarsi in un punto il cui un gioco di specchi garantisca una buona visuale agli spettatori in qualunque angolo della stanza essi si trovino.
Dal cinquantenne tutto pancia e pelo sulle spalle eppure stilosissimo nel suo tanga D&G pagata sessanta euro, all’impiegatuccio secco e senza muscoli che però si spoglia tronfio e ben consapevole del fatto che, una volta abbassata la mutanda, si prenderà le sue rivincite sui body builders perché, se è vero che su bicipiti e pettorali si può sempre lavorare, per alcune parti del corpo nessun integratore potrà mai regalare un raddoppio della massa.
Insomma ci sarebbe materiale per un saggio sociologico ricchissimo, o per una commedia comica degna del migliore Woody Allen.
Ma certo, per rendere tutto questo più lieve e easy, l’occhio osservatore dovrebbe necessariamente essere femminile. Nessun uomo, NESSUNO, riesce a sfuggire alle varie sfaccettature di quell’ossessione per qualche centimetro in più, e questo inquinerebbe l’ironia necessaria a uno scritto del genere.
Insomma, alla fine di tutto, la fantasia erotica della mia amica si è trasformata in una mia fantasia. Letteraria.
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