Vivo su una giostra che non si ferma mai, o almeno così sembra.
Arrivata in Italia da neanche 2 settimane, pochi i giorni di permanenza nella mia città natale, troppo pochi; giornate intense, frenetiche con mille appuntamenti ed impegni. Poco il tempo per salutare il mio Piemonte, che mi ha accolto borbottando temporali e sorridendo arcobaleni. Passeggio per la mia città, la conosco a menadito, ogni anfratto via o scorciatoia, non ho bisogno del navigatore; riconosco volti e sorrisi, negozi e serrande abbassate, tutto è noto eppure mi sento un’estranea. Pochi attimi e la sensazione di disagio scompare. Finalmente realizzo di essere a casa.
La giostra gira e non si ferma. Saluto velocemente il Piemonte ed eccomi partita alla volta della Liguria che profuma di salsedine olive taggiasche e focaccia.
La giostra gira e non si ferma. Che sia una mucca, una papera od un razzo-ufo-astronave non faccio tempo a scorgere un amico che devo salutarlo perchè la giostra continua imperterrita a girare, portandomi al prossimo traguardo da raggiungere o “codino” che sia. col cavolo giostraio, io non voglio il “codino”, non voglio vincere un giro gratis, io voglio scendere da questo marchingegno infernale.
Voglio saltare un turno. Voglio fermarmi.
Ho ritrovato i miei amici di una vita e voglio avere il tempo per godermeli. Siano santificate nonna e babysitter. Siano santifcati gli aperitivi e le grigliate con gli amici, con i MIEI amici.
Vi regalo i miei biglietti per la giostra, salto un giro; mi godo la lentezza del quieto vivere, gli amici, il mare, le lunghe nuotate, i castelli di sabbia, gli affetti e la focaccia.
Riprendo la giostra-aereo ad agosto, sarà di nuovo Canada e da lì tutto ricomincerà a girare.