Di Mirella Astarita. Arrestati affiliati ai clan dei Molè di Gioia Tauro e dei Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia) operativi nel traffico di droga e di armi, ma con agganci importanti anche nel business delle slot machine.
La maxi operazione conta 45 arresti, i Ros dei carabinieri è iniziata all’alba, e ha interessato più regioni. Contemporaneamente sono stati fermati personaggi illustri in Calabria,Lazio, Piemonte e Umbria. La maxi operazione ha consentito di scoprire anche un lucroso giro di sale da gioco nel Lazio. Una sorta di “lavanderie” per ripulire il denaro del traffico di droga. Un’organizzazione certosina. Un intreccio tra le varie regioni.
I Carabinieri del Ros hanno sequestrato beni e quote societarie per un valore complessivo di circa 25 milioni di euro. Sono state sigillate anche a due cliniche private, una a Gioia Tauro, il centro tac “Imagine System“, e una a Terni, la “Vital Dent“.
A finire dietro le sbarre sono stati anche volti conosciuti nel mondo dello spettacolo. Tra loro Stefano Sammarco, attore di fiction, che è considerato dalla Dda di Reggio Calabria una “figura apicale dell’organizzazione”. Sammarco dalle carte risulta essere responsabile della piazza di spaccio di Civitavecchia.
I Ros grazie questa operazione hanno distrutto un gruppo della ‘ndrangheta che si era radicata anche fuori i confini della Calabria. Ritorna la collaborazione mafiosa per tutto lo Stivale.
Dal carcere il boss Girolamo (Mommo) Molè faceva arrivare all’esterno indicazioni ed ordini precisi ai propri affiliati. Ciò era possibile grazie ad un codice alfa-numerico, applicato a libri come lo “Zahir” di Paolo Coelho o “Va dove ti porta il cuore” di Susanna Tamaro.
Il metodo era ben congegnato, il boss consegnava le indicazioni fatte di numeri e lettere ai familiari che lo andavano a trovare, questi poi traducevano la sequenza che faceva riferimento a righe e parole dei libri in maniera che le frasi avessero senso. Gli inquirenti scoprirono questo metodo di comunicazione grazie delle perquisizioni in cui si accorsero che i familiari tenevano in casa gli stessi volumi che il detenuto teneva nella sua cella. L’indagine è stata capeggiata dal Procuratore Federico Cafiero de Raho, ed è stata coordinata dal sostituto Roberto Di Palma.
I boss in questo modo rifornivano le piazze romane con la droga che arrivava nella Capitale sia dalla Calabria che attraverso il confine francese su camion dotati di sottofondo. Droga, armi, spaccio e gioco d’azzardo, il clan aveva i controllo su tutti i settori. Tra gli arrestati anche il corriere Marino Belfiore, il corriere-aggancio tra la piazza italiana e quella dell’Europa dell’Est. Un clan senza confini, percorreva lo Stivale fino alla dogana europea, tutto sotto il controllo del boss dietro le sbarre.