Era da un pezzo che non riuscivo a terminare un romanzo. Ultimamente, solo saggi. Mi stavo preoccupando! Per fortuna sono incappata in questo libro in un mercatino dell’usato. Caldwell lo avevo già incontrato in una raccolta di racconti, ma la brevità delle storie mi aveva lasciato con un dubbio, nel senso che spesso la gente di colore vi era rappresentata come succube, a volteridicola, nella passività dimostrata davanti al bianco. Con questo romanzo, invece, tutti i dubbi sono stati dissipati. C’è ancora la figura del nero con la testa piegata, che non parla se non interrogato, che ti guarda e che non capisci cosa gli passa per la testa (Caldwell è molto bravo a descrivere i visi facendoceli vedere con gli occhi dei vari protagonisti), ma ora ne capiamo bene il perché. A differenza dei 38 racconti, questa è una storia davvero tragica. Un ragazzo di colore viene accusato di aver violentato una giovane bianca e incomincia la caccia all’uomo. Fin quasi da subito si capisce che non c’è stata alcuna violenza, che la ragazza gli è saltata addosso e che la vicenda si è gonfiata per colpa dell’estremo puritanesimo, del caldo, di una vedova piena di astio. Gli stessi uomini che danno la caccia al giovane non sono del tutto convinti della sua colpevolezza, ma entrano in gioco rapporti di potere, di vicinato, di parentela, a cui non ci si può sottrarre. Lo sceriffo Jeff è la quintessenza di questa ambivalenza. La sua prima preoccupazione è quella di non prendere partito, per non scontentare una parte dell’elettorato in vista delle prossime elezioni, ma tutto si complica quando un gruppo di incappucciati va nella prigione e si porta via l’unico nero che si trova là, un poveraccio messo al fresco per un traffico di auto usate, che lo sceriffo teneva in cella quasi controvoglia. Non sono neanche duecento pagine di romanzo (180 nella mia edizione) ma tutti i personaggi sono descritti in modo magistrale: pochissime parole e ti trovi davanti un contadino degli States meridionali, un giudice, un assistente sceriffo, una moglie impaurita, un povero disgraziato che si prende le cinghiate per sport. Fine tragica.