Fermi contratti e stipendi nelle Amministrazioni Pubbliche

Creato il 24 giugno 2015 da Lasfinge
24/06/2015
Al termine dello scorso mese di maggio i contratti collettivi nazionali riguardano il 59,7% dei lavoratori dipendenti: la retribuzione oraria non è cambiata a maggio rispetto al mese precedente, ma risulta aumentata dell'1,1% rispetto allo scorso anno.
Questo incremento, ancorché minimo di retribuzione tuttavia non riguarda tutti, ma esclusivamente i dipendenti del settore privato.
Secondo le tabelle diffuse oggi dall'Istat i settori che registrano gli aumenti più significativi sono:
  • agricoltura, 4%
  • energia, petrolio ed estrazione mineraria, 3%
  • gomma, plastica e lavorazione dei minerali, 2,8%
I dipendenti in attesa di rinnovo contrattuale sono il 40,3% nella globalità del lavoro dipendente e il 22,9% nel settore privato, mentre i tempi di attesa per i rinnovi contrattuali sono di 51,2 mesi per tutti i lavoratori e di 33,7 mesi per il settore privato.
I dipendenti delle pubbliche amministrazioni tuttavia, secondo lo studio della Cgia di Mestre, malgrado il blocco degli stipendi che subiscono dal 2009, guadagnano ogni anno 2.000 euro in più dei dipendenti privati ed inoltre estendendo la retrospettiva agli ultimi 20 anni (tra il 1995 ed il 2010) gli stipendi dei dipendenti sia pubblici che privati è aumentato considerevolmente, ma più nel settore pubblico: precisamente del 58,9% nel settore privato e del 70,8% nel pubblico.
Il ricorso dell'Avvocatura di Stato contro il blocco degli stipendi per i dipendenti delle amministrazioni pubbliche oggi ha ottenuto sentenza favorevole dalla Corte Costituzionale, che ha riconosciuto l'illegittimità del blocco, ma non il valore retroattivo della sentenza (cosa che sarebbe peraltro risultata insostenibile per i nostri conti pubblici).
Le organizzazioni sindacali a questo punto sollecitano il governo al rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione. Resta il fatto che non sarà facile far quadrare i conti, visto che esiste già la difficoltà di far fronte all'adeguamento delle pensioni per le quali invece dovranno essere pagati in qualche modo almeno in parte e per alcune quote gli arretrati maturati nel tempo.

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