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Fesserie sul cambiamento climatico

Creato il 29 dicembre 2011 da Alessandrodecet
FESSERIE SUL CAMBIAMENTO CLIMATICO
Se l’Artico soffre, l’Antartico ride, ma forse per poco - I nostri due Poli si stanno comportando in maniera diametralmente opposta: abbiamo ribadito ormai in numerosi articoli come il pack artico sia in sofferenza, con una estensione complessiva al di sotto della media con un deficit di oltre un milione di km quadrati, posizionandosi attualmente attorno ai 13 milioni e 700 mila km quadrati. La situazione avrebbe potuto essere anche peggiore se non fosse stato per il provvidenziale ricompattamento del vortice polare da Novembre, che ha favorito numerose bufere di neve ma soprattutto la formazione di un cospicuo lago di aria fredda oltre il Circolo Polare Artico, che ha favorito nell’ultimo mese un buon trend di crescita del pack. Ma resta il fatto che l’aumento delle temperatura sta favorendo un perdita dei ghiacci artici di circa il 10% ogni dieci anni.
Per contro invece l’estensione dei ghiacci antartici sta subendo un incremento, con un tasso di circa +1% per decade, decisamente in controtendenza con il Polo Nord. Secondo i ricercatori del Georgia Insitute of Technology, questa controtendenza è ascrivibile al fatto che l’aumento termico determina un aumento dell’evaporazione dei mari attorno all’Antartide. Da qui un incremento delle precipitazioni in condizioni sinottiche spesso favorevoli, con nevicate abbondanti che producono maggiori quantità di ghiaccio al di sopra della calotta, rispetto a quello che viene fuso al di sotto delle lingue glaciali a contatto con il mare. A questo si aggiunge l’ipotesi, ancora da confermare, che il buco dell’Ozono favorisca una circolazione ciclonica ancora più fredda proprio al di sopra dell’Antartico, che pertanto viene protetta del Global Warming.
Ma quanto durerà? Secondo i ricercatori, prendendo come riferimento i modelli climatici che indicano un aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera per l’attuale secolo, lo scioglimento dei ghiacci a contatto con il mare potrebbe risultare dominante rispetto agli apporti nivometrici in superficie; si potrebbe anzi arrivare in un punto oltre il quale le nevicate verrebbero sostituite dalla pioggia sui bracci di ghiaccio che arrivano al mare, accelerando ulteriormente la fusione del pack antartico. Questa dinamica potrebbe avverarsi nell’arco di alcuni decenni, portando così ad una inversione di tendenza anche dei ghiacci antartici, come per il Polo Nord.

-In realtà l'attuale tendenza di raffreddamento degli oceani nega a priori questa possibilità,anzi,si potrebbe addirittura arrivare ad una tendenza ancora maggiore al raffreddamento,con una crescita del ghiaccio marino antartico.
Inoltre l'aumento della Co2 non avrà senza alcun dubbio nessuna incidenza sulla temperature nell'atmosfera,come non l'ha avuta nemmeno sull'incremento di temperatura degli scorsi anni,tutto legato ad una variabilità del ciclo solare.
Si legga qui.
Incidenza della CO2 come gas serra: tutta la CO2 presente in atmosfera, che per altro è un ottimo concime naturale, contribuisce all’effetto serra solo per circa il 2% - mentre ben oltre il 90% è affidato al vapor d’acqua - e la produzione annua della CO2 antropica diretta fa aumentare la percentuale dei gas serra totali di appena lo 0,1%. Ridicolmente troppo poco per influenzare il clima e se poi a questo si aggiunge il fatto che bastano una o più eruzioni vulcaniche di medie-grandi dimensioni per emettere una quantità di gas serra equivalente o superiore a quella emessa in un anno dalle attività dell’uomo, non si capisce proprio di cosa si stia parlando, considerato il fatto che i vulcani attivi nel mondo sono circa 1.500 (1 p.18-19 e 49;2; 8 p.15-17; cfr.9 p.75-77);
Inoltre nemmeno il ritiro dei ghiacci artici è legato al Riscaldamento Antropico,ma bensi al riscaldamento prodotto dal vulcanismo sottomarino come si può leggere qui.
Per misurare la presunta impronta della Co2 è stata inventata persino un termine detto Impronta Climatica.
Cos'è?
il calcolo di quante emissioni di gas serra sono legate direttamente agli usi finali dell'energia (un tot di km in auto, un tot di kilowattora consumati, un metro cubo di metano), ben più difficile è stimare le emissioni per così dire "virtuali", cioè nascoste nei processi di produzione, uso e smaltimento di oggetti, strumenti, beni o...mali.
Il quotidiano inglese Guardian continua a dedicare articoli all'argomento. Ed ecco un po' di calcoli che potranno risultare utili a chi sa che l'orizzonte di giustizia ecologica e sociale imporrebbe ai paesi di non superare una (una sola) tonnellata di gas serra all'anno per persona.
Quale impronta ha costruire un'auto? Molto dipende dal tipo: costruire una Land Rover Discovery ha uno zaino climatico imbarazzante: 35 tonnellate di gas serra (CO2 e gli altri). Bocciatissima. Invece la Citroen C1 basic si "limita" a 6 tonnellate e la Ford Mondeo media a 17. Certo sono solo stime: si parte dall'estrazione dei metalli e minerali necessari (un terzo delle emissioni totali dell'auto), si passa per la loro trasformazione che richiede energia (il 12% circa), si aggiungono le altre parti, pneumatici (3%) e vernici ecc., nel conto c'è anche il trasporto dei pezzi in giro per il mondo, l'assemblaggio di tutto e via dicendo. Per calcolare se è "ecoconveniente" sostituire un'auto, bisognerà vedere quanto i risparmi di carburante possono ammortizzare lo zaino iniziale. Se si usa poco (come si dovrebbe) l'auto, è meglio farle fare una lunga vita.
Una domanda trabocchetto spesso posta ai calcolatori di carbonio è: per asciugarsi le mani fuori casa è meglio il phon elettrico, o prelevare il tovagliolo di carta, o lasciarle asciugare all'aria o...usare la sciarpa? Le due ultime sono le scelte più eco: praticamente zero emissioni. Sviluppa 10 grammi di CO2 asciugarsi con un foglio di 10 grammi di carta riciclata (che va prodotta) e 20 grammi di CO2 l'energivoro phon elettrico. Sembra irrilevante, ma dipende da quante volte ci si asciuga in un anno. A ripiegare il foglio e riusarlo più volte l'impronta carbonica si riduce in proporzione! (Non ci sono dati per gli asciugamani a scorrimento).
E Internet, che sembra così immateriale? Certo questo importante servizio può risparmiare molti viaggi pesanti per il clima. Di carta, ne risparmia invece poca. Comunque, in sé il sistema internet con miliardi di computer provoca ogni anno l'emissione di 300 milioni di tonnellate di CO2 (senza considerare lo zaino ambientale della produzione di computer): più di tutto il carbone, il petrolio e il gas bruciati in Turchia o Polonia.
In realtà sapere quanta anidride carbonica si consuma per questo e quello non è che serva più di tanto,specie non essendo un gas serra se non del 2%,quindi è chiaro che non ha alcun rilevanza se non quella che si vuol far credere sul clima dai media ecc.
Ma il sunto è che questo gas è irrilevante sui cambiamenti climatici il che rende irrilevante anche il dato dell'impronta climatica.
Ecco un'altro articolo.
Sovrappopolazione, riscaldamento globale, diminuzione delle risorse alimentari, crisi del petrolio, spese militari, globalizzazione finanziaria con enormi poteri alle banche, sono le “piaghe” del nostro tempo, vanno riconosciute razionalmente, vanno indicate come fattori di grandissima crisi, impossibile da risolvere con i metodi tradizionali, tipo la favola dello “sviluppo” e del rilancio di economia e consumi, e affrontate alla radice.
-Sovrappopolazione.(nessun dato reale a sostegno che il pianeta si stà sovvrapopolando)
-riscaldamento globale.
-diminuzione delle risorse alimentari e qui.
-crisi del petrolio
Tutti i miti sopra elencati riportano a link che a loro volta sfatano tali miti,quindi che dire,ci sono solo un cumulo di allarmanti fesserie la fuori,che viste in un colpo solo creano panico anche se non sono vere.

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