Come ogni anno l’associazione Circolo Santa Margherita, che ha la sua sede a Glendale nel Queens, ha celebrato il 6 maggio la Festa del SS. Crocifisso di Santa Margherita di Belìce con una processione per le strade di Ridgewood, quartiere in cui vivo. Si tratta di una ricorrenza molto sentita dalla comunita’ italo-americana di New York, a cui spesso ha partecipato addirittura il Nunzio Apostolico alle Nazione Unite.
La festa viene osservata in concomitanza con le celebrazioni che si tengono a Belice, Sicilia, dove “ad essere portato in spalla, dalla omonima Confraternita, è Gesù Crocifisso, statua risalente alla seconda metà del XIV sec, danneggiata dal sisma del gennaio ’68, restaurata prima nel 1969 poi nel 1977 e dinanzi alla quale nel maggio del ’93, durante la visita pastorale ad Agrigento, di Sua Santità Giovanni Paolo II, celebrò messa e lanciò dalla Valle dei Templi di Agrigento, il famoso anatema contro la mafia“. (Comune di Santa Margherita di Belice)
La celebrazione si e’ conclusa con un rinfresco a base di dolci siciliani (ottimi!) e bevande presso la (enorme) palestra dell’oratorio della chiesa di St. Matthias. Questo e’ il secondo anno che vi partecipo, un po’ da outsider essendo io romana, ed e’ sempre commovente vedere tante persone che hanno cosi’ a cuore l’Italia e le nostre tradizioni. Uomini e donne arrivati a New York 30, 40 anni fa che con enormi sacrifici e sofferenze hanno costruito il loro ‘sogno americano’; un sogno che ancora oggi in Italia rimane tale per molti (per questo anche io sono qui). Le loro storie sono affascinanti e il calore dei siciliani poi, diciamolo, e’ unico. La comunita’ italo-americana pero’ invecchia, non ho visto molti giovani alla celebrazione: un segno triste che potrebbe decretare l’affievolimento della presenza culturale italiana a New York. La nuova immigrazione dall’Italia inoltre, e’ composta per lo piu’ da giovani come me, cresciuti in una societa’ secolarizzata, molti dei quali provenienti non piu’ dalla Sicilia bensi’ dal centro e dal nord della penisola. A parte me, che ero l’unica italiana infatti, c’erano si dei giovani italo-americani, ma si contavano con le dita.
Le giovani comunita’ polacca e sud americana di Ridgewood, in piena espansione, probabilmente sostituiranno a breve giro quella italo-americana gia’ spodestata dai cinesi a Little Italy. Il mondo gira, le cose cambiano e New York e’ una citta’ in continua evoluzione. Allora viva New York e soprattutto viva la Sicilia (e i cannoli siciliani!)
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