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Il progetto a cura di Stefano Pellicciardi e della sua società è assai ricco di stimoli, come il lettore potrà constatare leggendo gli allegati che preannunciano l’edizione 2014 della Festa del Torrone. Il filo conduttore di quest’anno sarà la tecnologia, quinta T. Interessante il fatto che le tre T non vengano cancellate, come da precedenti documenti della precedente amministrazione appariva. La Festa 2014 rientra in un progetto triennale iniziato dal 2013 e proiettato fino al 2015: iniziativa della giunta Perri non dell’attuale amministrazione.
Spesa non enorme: 50 mila in tutto, di cui 34mila del Comune, 17 della Provincia e il resto dalla Camera di Commercio. L’organizzazione della festa richiederà 250mila euro, impegnati da sponsor e vari partner, nella speranza che l’edizione 2014 ripaghi le attese.
Ci sarà il coinvolgimento delle scuole di pasticceria, dei negozi locali, del distretto del Dolce, dei ristoratori: gli operatori locali in generale non sono proprio trascurati.
Ci sono alcuni particolari che colpiscono. Ottima cosa che si facciano iniziative per un dolce tipico, sì, qualche riflessione si sviluppare.
I capitali si muovono, quand’è il caso. Nessuna sorpresa. Un impegno di tale portata economica, in forme del tutto differenti, adatte al caso, lo meriterebbero i servizi sociali per necessità, non per scelta. Valorizzare il torrone non fa male, anche se il torrone non è nato a Cremona non importa: qui si è sviluppato, ha acquisito un significato in più. Investire sul valore delle persone, su quel che non possono dare in forme di lavoro (o telelavoro) ma vorrebbero dare, sarebbe utile. E’ stridente accostare questi due temi, così come stonerà ai nuovi poveri quella festa, che può dar piacere, rallegrare, ma non risolvere nulla. Di inclusione sociale, cioè dell’assessore Rosita Viola, c’è molto bisogno.
L’amministrazione Galimberti può ben poco rispetto a impegni già presi: è una scorrettezza della giunta Perri che ha impegnato anche i successori, come in altri casi. Un gesto francamente sbagliato, istituzionalmente irrispettoso del diritto di scelta e programmazione del sindaco eletto e della sua squadra di amministratori.
Saremo invasi da uno spettacolo internazionale addirittura, megatecnologico e ancora dominato dalla rievocazione del noto matrimonio rinascimentale.
Potrà essere tutto assai spettacolare e attraente per molti. Il carattere di Cremona però non è questo. La città ha un suo tono meno vistoso e massmediatico. Il rinascimento e i matrimoni come quello di Bianca Maria Visconti non sono un esempio da seguire, non comunicano messaggi utili: è una vicenda fastosa, tipica della nobiltà e del potere dell’epoca.
Spiace che la chiesa cattolica partecipi pienamente alla trasformazione del centro storico in supermercato, aprendo i sotterranei quando ci sono affari in corso.
L’uso della tecnologia è utile: sarà un’occasione forse per provare usi e metodi.
La libertà di festeggiare esiste sempre. In questa festa però c’è qualcosa di eccessivo, di non cremonese. Questi signori saranno pur particolarmente bravi tuttavia in passato l’esagerazione è stata notata.
Ci sono altre priorità e un altro carattere cremonese che resta tipico anch’esso, quello di Gerardo Patecchio, ad esempio, comunque la caratteristica riservatezza e senso della misura, calpestato da molti interventi privati e pubblici in questi anni, sui quali converrà tornare. Cremona cambia piano piano carattere ma non cresce.
La Festa del Torrone si farà, con la speranza che porti bene ai pasticceri, ai ragazzi che studiano quest’arte, ai ristoratori, a chi lavora nel settore, che merita affetto e riconoscimento.