L’Italia è una nazione litigiosa. Si litiga su tutto e in questi ultimi anni, con l’avvento del berlusconesimo, la litigiosità degli Italiani è ancor più cresciuta. Ma che si litighi anche sul fare o non fare festa il 17 marzo per celebrare il 150° anniversario dell’unità nazionale è di una tristezza infinita. Primo perché denota uno scarsissimo senso dello stato e un’identità nazionale pressoché inesistente; secondo perché si riduce tutto, come sempre, in termini economici, anche la storia del nostro paese e il rispetto che le dobbiamo; terzo perché, in fin dei conti, parliamo di un giorno soltanto e che non si celebra tutti gli anni, al massimo ogni cinquanta. E allora sentire la Marcegaglia che sbraita di soldi persi dalle imprese, di Bonanni che non perde occasione per dimostrare il suo pressappochismo proponendo di accorpare tutte le feste nazionali in una sola unica data, di Calderoli, cui non pare vero di poter oltraggiare un altro po’ quegli Italiani che invece a queste cose tengono, in primis il Presidente della Repubblica. Manca poco più di un mese al 17 marzo e ancora non si sa se sarà festa o meno. Mi pareva che la decisione fosse stata presa dal governo, ma trattandosi di gente abituata a rimangiarsi quotidianamente la parola non suscita meraviglia che ci ripensino.
Luca Craia