Mi interessa perché se è abbastanza chiaro che le festività del periodo di minor luce dell’anno sono legati al ciclo solare e per analogia al culto dei morti con i regali usati come esorcismo affinché la luce torni a crescere e le anime se ne rimangano fuori dalla porta, pare che le diverse date in cui questo rito si compie dal 13 dicembre giorno di Santa Lucia per i Paesi dell’estremo Nord al 6 gennaio per l’estremo sud, metta un po’ in difficoltà gli storici, almeno quelli chiamati al talkeggio televisivo natalizio. Purtroppo anche qui è in agguato lo stesso male oscuro di ogni aspetto della vita italiana, ossia la sconcertante ablazione dei dati elementari di realtà.
Infatti sebbene il giorno più corto dell’anno cada attorno al solstizio d’inverno, ossia nel periodo dedicati ai Saturnali dell’antica Roma che cominciavano il 17 dicembre e terminavano il 23 (la data del Natale fu scelta proprio per agganciarsi ai riti tradizionali senza però confondervisi) l’ora dell’alba e del tramonto non diminuiscono o aumentano in modo speculare: intorno al 13 dicembre l’ora del tramonto comincia ad aumentare sia pure di pochissimo, mentre l’alba continua a ritardare fin al 2 di gennaio, rimanendo poi costante fino al 5, 6, giorno della Befana. A seconda dell’importanza che questi eventi hanno nelle diverse culture ecco che il giorno in cui si sacrifica al sole perché rinasca e ci si scambino regali in funzione apotropaica, si sparpagliano lungo quasi un mese, pur avendo sostanzialmente lo stesso significato.
Le date sono leggermente variabili perché la precessione degli equinozi, quando non corretta, causa un progressivo sfasamento del calendario e quindi occorre riferirsi alla data di nascita delle ritualità specifiche con tutti i loro intrecci leggendari. Così per esempio il Babbo Natale originario, non targato Coca Cola o meglio Sinterklaus arriva ancora in alcuni Paesi del nord europa il 5 dicembre, che prima della riforma gregoriana, non accettata subito da tutti i Paesi, in particolare quelli protestanti, corrisponde al nostro 25.
Ma insomma figurarsi quando queste “distrazioni” intorno ai fatti elementari non si applica alle leggende natalizie, ma alle situazione in cui versa il Paese, con Napolitano, Renzi e Letta convinti che solo un lavoro senza diritti porti lavoro. Proprio la notte più lunga e la precessione degli equivoci.