Non voglio discutere sul fatto che anche molti esponenti del centro-destra - e parliamo di parlamentari, mica del popolo ignorante – hanno gioito e dimostrato approvazione in maniera anche più selvaggia addirittura in aula quando cadde Prodi l’ultima volta. Né voglio stigmatizzare le solite bandiere rosse e i soliti cori di Bellacciao che, francamente, cominciano a stufare pure me dato che siamo, volenti o nolenti, nel ventunesimo secolo. Ma due considerazioni lasciatemele fare.
Se il Popolo Italiano o una bella fetta di esso si riversa in strada a festeggiare per la caduta di un governo non si può archiviare la cosa come un esempio di maleducazione e mancanza di rispetto. Forse lo sarà anche ma è conseguenza di anni ed anni di insulti e di clima arroventato. Chi l’ha arroventato? Bella domanda. Se la fate a Cicchitto vi risponderà che sono stati i soliti comunisti. In realtà ricordo bene il discorso di Berlusconi quando ancora era “soltanto” un imprenditore e annunciava la sua discesa in campo. Disse che lo faceva per salvare l’Italia dalla sinistra. E cominciava così una lunga tirata di insulti e accuse infondate verso una parte del Paese che, speriamo, dovrebbe essere terminata lo scorso sabato.
Io mi sono sentito insultato da Berlusconi fin da allora. Perché affermare di dover salvare il Paese dalla sinistra equivale ad insultare tutti quei cittadini che vi si riconoscono. E non ci si può poi aspettare di ricevere un trattamento migliore. Per quasi diciotto lunghi anni abbiamo sentito ogni sorta di illazione contro gli elettori di sinistra. Se vogliamo anche il fatto di etichettare tutti con l’appellativo di “comunista”, anche coloro che, pur essendo di sinistra comunisti non sono, è una grave mancanza di rispetto. Non credo che Gianni Letta sarebbe felice di sentirsi chiamare fascista solo perché nel suo schieramento ce ne sono parecchi.
L’insulto, soprattutto quando così palese e sfacciato, è una forma di violenza grave. E la violenza purtroppo genera violenza. Per cui rallegriamoci se sabato sera la folla davanti Montecitorio e il Quirinale ha soltanto festeggiato, gridato qualche epiteto e tirato qualche monetina. Ci si sarebbe potuti aspettare qualcosa di peggio.
Luca Craia