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Festival d’Avignon 2014: il sipario si alza su scioperi e proteste

Da Valeria Nicoletti @ValeNicoletti

Il Festival d’Avignon si farà, “ma in militanza”. L’ha deciso martedì il collettivo che ha riunito tutti i lavoratori del festival “In” (quello ufficiale e più blasonato, in contrapposizione all’Avignon Off) in un’assemblea generale per decidere le sorti di uno degli eventi culturali più importanti d’Europa. L’80% dei votanti ha detto sì, riservandosi però, come in tutte le pièce che si rispettino, ‘coup de théâtre’, è proprio il caso di dirlo: sorprese, agitazioni, colpi di scena. Già da venerdì 4 luglio, serata d’apertura, in cui i primi due spettacoli sono stati annullati, preludio a quella che si annuncia come una delle edizioni più movimentate della celebre rassegna francese, a causa degli scioperi contro gli ultimi accordi del governo sullo statuto dei lavoratori dello spettacolo.

Chi, invece, non cede è il festival Off, importante costola collaterale dell’evento, che conta 8000 professionisti coinvolti e 52.000 abbonati. Avignon Off annulla, infatti, la tradizionale parata inaugurale per le strade della città, con mimi, teatranti e musicisti, prevista sempre per venerdì 4 luglio. Al suo posto si è tenuta una marcia silenziosa e il lancio di migliaia di palloncini, ognuno con un messaggio significativo: “Una manifestazione più coerente con il clima della protesta, non vogliamo nulla di festivo” riporta il portavoce del festival Off. I sipari si alzano, “ma non perché siamo d’accordo con i piani del governo – si tiene a specificare – Le compagnie non hanno altra scelta che andare in scena e non hanno i mezzi per mandare in fumo un investimento umano, economico e lavorativo durato mesi”.

© Reuters

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Nonostante gli scioperi che da mesi agitano la Francia, la discussa riforma sulle indennità di disoccupazione è entrata in vigore martedì scorso, ma il governo ha già dichiarato la volontà di riprendere in mano il testo e modificarlo tenendo conto di alcune delle rivendicazioni degli “intermittenti”. Dai piani alti della politica si palesa quindi una volontà, seppur minima, di trovare un compromesso con i manifestanti.

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