Nove intensissime giornate fra visite guidate, interviste agli autori, workshop e incontri sulle sperimentazioni internazionali e i processi creativi che danno vita alla nona arte; dieci mostre principali e una miriade (oltre 50) di mostre ‘satellite’ invadono le strade, le vetrine e i muri della città.
Appuntamento importante per la meravigliosa città del cantone tedesco, anche quest’anno il festival di Lucerna accoglie grandi ospiti internazionali, per una full immersion di qualità nel mondo del fumetto.
La formazione della direttrice artistica Jana Jakoubek, fra letteratura e storia dell’arte, si fa sentire (e vedere) nell’attenzione e nella volontà di differenziare e arricchire ogni mostra con oggetti o documenti multimediali fondamentali per la realizzazione dei fumetti e, in alcuni casi, vere e proprie installazioni. Il suo sguardo allargato coincide con la ricerca di ciò che richiama alcuni tratti distintivi del medium in tutta la sua complessità: una serie di comuni denominatori che ritroviamo in opere che, di primo acchito, potrebbero sembrarci molto lontane dal fumetto in sé.
Si veda ad esempio la mostra dedicata a Robin Rhode (Kunst Museum): a metà strada fra arte sequenziale, conceptual art e street art, le forti tematiche - politica, gerarchie sociali, ricerca identitaria- vengono disegnate direttamente sui muri e ri-raccontate grazie alla sequenza di scatti fotografici, costruendo un ponte tra fotografia e narrazione a fumetti. O ancora, le intensissime opere delle emergenti Dimitra Charamanda & Johanna Schaible in cui narrativa, graphic design e tipografia si amalgamano e combinano.
Occhio di bue puntato su Gabriella Giandelli, madrina di questa edizione e autrice dell’immagine di copertina della brochure.
La mostra a lei dedicata prende vita nell’antica cappella interna all’Università; due delle quattro pareti della stanza vengono quasi totalmente coperte da stampe raffiguranti un bosco di betulle, leitmotiv della produzione dell’autrice: gli alberi non sono solo simbolo di un’innocenza interiore umanamente condivisa ma ben si prestano anche a esplicitare il suo approccio narrativo, diramato.
Le tavole vengono presentate sulle pareti di una stanza nella stanza, un bosco nel bosco, costruito appositamente per l’occasione e che si prefigge lo scopo di mostrare in due ambienti – coincidenti ma forieri di sensazioni molto diverse – la produzione dell’artista. All’esterno, sulle pareti verde acqua, le illustrazioni; all’interno, nella semiombra delle tre betulle che svettano, le tavole a fumetti si stagliano sulla parete rossa.
L’ambiente, così scenografato, omaggia la particolare e ammaliante produzione dell’autrice, sempre sospesa tra il reale e il surreale, fra la quotidianità e lo straordinario.
Sempre nello stesso stabile, l’Università di Scienze e Arti Applicate in Röseligasse, troviamo altre importanti esposizioni.
La prima in cui ci si imbatte, entrando nell’edificio, è quella dedicata a Peggy Adam. Francese di nascita e svizzera d’adozione (ora vive a Ginevra), l’autrice riflette su relazioni, potere e dipendenza e ruolo della donna nelle diverse società.
In esposizione troviamo non solo le tavole di Luchadoras, graphic novel selezionata al festival di Angoulême nel 2007 ispirata agli avvenimenti misogini avvenuti a Juárez, Messico e dell’ultima La Gröcha, ma anche prostitute in cartapesta, riproduzioni semiserie di bordelli, donne nude ammassate in scatole di sardine e pupazzi in feltro creati dall’autrice. Un enorme lupo inquieta e incuriosisce gli spettatori, al centro della stanza principale.
Al secondo piano dell’edificio possiamo ammirare il Comic pop up center: finestra sul fumetto finlandese. Visitando la mostra si scopre il nuovo e dinamico universo che ruota intorno al Centro Fumetto di Helsinki, fondato nel 2008.
Gli argomenti trattati e le modalità espositive sono le più svariate: da studi sullo spazio e le stelle (Mari Ahokoivu) ai racconti autobiografici, il sesso, la religione (Ville Ranta), alla politica, le relazioni, la convivenza con un handicap e la ricerca spirituale (Kaisa Leka); le stanze si riempiono di oggetti che aggettano, sospesi fra le tavole, e tristi racconti su un padre scomparso fatti di pizzo cucito su candidi asciugamani di lino (Hanneriina Moissenen).
La scoperta continua al piano superiore, con le tavole del gruppo Headrest: sette giovani disegnatori hanno sviluppato delle storie partendo da oggetti personali (in mostra). Il progetto è stato proposto e supervisionato in ogni passaggio dai critici Harri Römpötti e Ville Hänninen.
Poco distate dall’università, il Konrnschütte è punto di riferimento per ritirare biglietti e pass, scoprire il colorato merchandising, visitare la libreria del festival, mangiare un panino e rilassarsi leggendo qualcosa sulle poltrone della comics lounge. Nei due fine settimana del festival, lo spazioso edificio si riempie di stand di case editrici indipendenti, mentre durante la settimana risulta più vuoto e tranquillo, e diventa sede dei laboratori dedicati agli studenti o di veloci happening interni al festival, come ad esempio la divertente battaglia fra disegnatori. Giovedì sera, la torre del Comune, adiacente all’entrata dell’edificio e trasformata nella testa di un robot con tanto di cervello luminoso all’interno, viene invasa da una coloratissima proiezione animata.
Spostandoci ancora di poco, al piano terra della Am-Rhyn-Haus, ci accolgono tavole sospese: un assaggio delle opere in gara nel concorso a tema. Appuntamento fisso per il festival, importante vetrina per gli artisti emergenti, e opportunità concreta in caso di vincita, quest’anno centinaia di partecipanti hanno riflettuto su “Piacere e Dipendenza. Cosa significa il piacere per me? quanto ne ho bisogno? ne voglio sempre di più?” La giuria, composta da fumettisti ed editori svizzeri e francesi, ha dovuto selezionare tre vincitori per ognuna delle tre categorie che rispecchiano tre fasce d’età: da 0 a 12 anni; dai 13 ai 17 e, infine, dai 18 in su.
Fa capolino, nel corridoio tra le due stanze destinate al concorso, la prima di diverse sagome di cartone che scimmiottano immagini motivazionali per impiegati perfetti: ci invita a salire al terzo piano, per visitare l’esposizione del collettivo Dongery.
La cronistoria multimediale della sconfinata produzione dei sei artisti norvegesi prende forma nella più grande delle due sale loro dedicate: sulle bacheche spiccano patinate fotografie dei ragazzi à la Mad Men, nel televisore si può guardare un cut particolare di una serie di video nonsense, affissioni pubblicitarie e cartelloni riempiono le pareti. Nella stanza è stato ricostruito – in cartapesta colorata – un disordinatissimo ufficio super pop dai colori sgargianti; il dongery mood acuto e irriverente prende di mira la realtà dell’ufficio, ipoteticamente routinaria e noiosa, che – dice Bendik - in verità è a loro sconosciuta, ma li stimola e affascina al punto di essere diventata fonte di continua ispirazione. Nella seconda sala si possono ammirare cartelloni pubblicitari e illustrazioni. Un approccio sempre sarcastico e irriverente, che fa dell’ironia e dell’autoironia un punto di forza unico.
La collaborazione fra il festival e Médecins Sans Frontières Switzerland è un’altra delle tradizioni del festival e quest’anno l’attenzione è rivolta a Olivier Kugler. Schizzi, note, video e oggetti costituiscono punto di partenza e corollario all’open studio, permettendoci di condividere da vicino l’esperienza del disegnatore e di riascoltare e rivedere con lui parte dei racconti della quotidianità dei rifugiati siriani nel campo di Kurdish, in Iraq.
Il ruolo di dell’artista residente viene invece affidato al belga Éric Lambé che, giorno dopo giorno, lavora nella lobby dell’Hotel Schweizerhof, completando man mano le teche di vetro lasciate vuote. Nel lussuoso contesto, si possono ammirare le tavole delle due ultime pubblicazioni: Joue avec moi (Frémok, 2011) in delicate tinte pastello liberamente interpretabili in giochi di ‘narrazione associativa’ e Le Fils Du Roi (Frémok, 2012), interamente prodotta con biro blu di quattro diverse sfumature i cui tratti orizzontali, verticali e diagonali vengono sapientemente diradati o inspessiti dall’autore, che riesce così a creare sorprendenti effetti di luce su personaggi e ambienti.
Novità di questa edizione, la sezione motion comics molto probabilmente sarà uno dei futuri appuntamenti fissi del festival. I visitatori possono intrattenersi ore ed ore con i romanzi grafici interattivi provenienti da Stati Uniti, Olanda, Australia e Svizzera.
Innovativa forma artistica nata dal connubio di illustrazione, fumetto e tecnologia, i “fumetti in movimento” sono stati lanciati nei primi anni del 2000 dallo studio olandese Submarinechannel; l’avvento dell’i-pad nel 2010, poi, ha concesso nuove opportunità di interazione e la possibilità di godere del sound design. L’animazione prende vita all’interno delle vignette o di inserti su paesaggio, i balloons rimangono invariati, come in slides animate.
Last but not least, nella Kunsthalle dello Stattkino troviamo le eccezionali e coloratissime tavole di alcuni artisti appartenenti alla casa editrice Nobrow, fondata a Londra nel 2008: illustrazioni e action figures raffiguranti ragazzi con la luna al posto della testa (Andrew Rae), la celebre Hilda di Luke Pearson e i meravigliosi galeoni e creature marine di Kellie Strom.
Dallo stile più realistico a quello più hipster, Nobrow è oggi diventato sinonimo di storie di successo, e capiamo bene il perché.
Se non vi è bastata questo lungherrimo racconto e siete curiosi di sapere quali artisti hanno partecipato alle mostre satellite, scopritelo visitando la sezione dedicata sul sito del festival; le esposizioni sono raggruppate in base alla zona della città in cui si trovano.
Il festival si è concluso il 13 aprile, ma sono già in atto i preparativi della prossima edizione, che si terrà dal 7 al 15 marzo 2015.