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Una finestra tra le stelle - ANNALISA: tenderà anche al convenzionale e al banale, l'autore Kekko Silvestre, ma non si può negare che attraversi un periodo di buonissima ispirazione, e a chi piacciono i Modà non può non piacere questo gradevolissimo brano dalla melodia accattivante, costruito con grande furbizia, immediato sia nella strofa sia nell'inciso. E il giovane talentino savonese lo interpreta con voce sicura e buona padronanza della scena. VOTO: 7,5. Il solo al mondo - BIANCA ATZEI: di... Kekko in Kekko, questa composizione pare invece un po' più deboluccia. E' un classicone sanremese senza slanci particolari, di quelli che, solitamente, nascono e muoiono sul palco dell'Ariston. Il ritornello a ugola spiegata non basta a far recuperare terreno, soprattutto se la voce è quella acerba, impersonale e poco convincente di Bianca. A proposito della quale rimarrà per sempre un interrogativo: in base a quale criterio è stata inserita nel girone dei Campioni? VOTO: 5. Adesso e qui (nostalgico presente) - MALIKA AYANE: etereo, soffuso, con un arrangiamento morbido, quasi accennato, per mettere maggiormente in risalto i (moderati) virtuosismi vocali dell'interprete italo - marocchina. E' un brano che esce alla distanza, pagando un po' anche un testo in certi passaggi ermetico, ma la frase "silenzi per cena" è già un cult sanremese. Buon crescendo sul finale. VOTO: 7,5. Vita d'inferno - BIGGIO & MANDELLI: occorre essere benevoli nei loro confronti. Hanno omaggiato Cochi e Renato con assoluta discrezione, senza la pretesa di volersi in qualche modo avvicinare ai mostri sacri. Non sarà stata un'alzata di genio alla Elio e le Storie tese, ma un divertissement sano e senza voli pindarici, godibile e arricchito da una giustamente ridondante coreografia in scena. Volgarità ridotta al minimo sindacale, revival di un cabaret che fu. VOTO: 6 +. Un attimo importante - ALEX BRITTI: Alex si è ripresentato su buonissimi livelli, dopo qualche anno di oscurantismo e di duetti non propriamente azzeccati. Nel pieno solco del suo stile, ha portato un pezzo carico di atmosfera, romantico, sognante e ricco di sonorità, con una soluzione testuale azzeccata (la ripetizione della frase "Guardami, toccami, stringimi") e spruzzate di chitarra rock. Un'opera più vivace e innovativa di altre del suo repertorio. VOTO: 7. Straordinario - CHIARA: il brano è strutturato con perizia, una melodia tradizionale riletta in chiave contemporanea, adatta ad esaltare i sempre più sicuri mezzi vocali della cantante veneta. Peccato, peccato davvero per quella sensazione di "già sentito" che accompagna, è innegabile, parte del refrain, e della quale già si è discusso ampiamente in questi giorni. Peccato perché quando ascolti una canzone nuova, la cosa più fastidiosa è avvertire echi che arrivano da lontano. Insomma, un'occasione parzialmente sprecata. VOTO: 6 di stima. Il mondo esplode tranne noi - DEAR JACK: perché rischiare? Reduci da trionfi oceanici nei palazzetti e nelle charts, le ultime creature "defilippiane" rimangono giustamente fedeli alla linea sfornando un motivo pop (con blande venature rockeggianti) che non brilla per originalità ma che tutto sommato emerge con dignità e vigore giovanile, in un contesto festivaliero che strizza l'occhio al bel canto d'antan. Il ritornello è fra i più azzeccati della rassegna. VOTO: 6,5. Io sono una finestra - GRAZIA DI MICHELE E MAURO CORUZZI: interpretazione sentita e sofferta da parte di Coruzzi, poetica ispirata, realistica e non banale quella con cui l'autrice ha dipinto questa storia di vita dolente ma non autocommiserativa. E' un tipo di duetto che a Sanremo in genere funziona, soprattutto se accompagnato dalla giusta intensità. VOTO: 6,5. Voce - LARA FABIAN: prima artista straniera in gara al Festival "in solitaria" dai tempi di Luis Miguel, ha forse pagato una popolarità relativa presso il pubblico nostrano e qualche difficoltà interpretativa con la lingua italiana. La canzone è di quelle, solenni e costruite su una voce possente, che tanto andavano negli anni Novanta: forse un po' retrò, ma sostenuta da una ritmica incalzante e, in definitiva, convincente. In finale non avrebbe sfigurato. VOTO: 6,5. Siamo uguali - LORENZO FRAGOLA: Immaturo per la ribalta più impegnativa del panorama leggero italiano, ulteriore dimostrazione di come passare, nel giro di pochi giorni, da X Factor a Sanremo sia un azzardo per tutti, o quasi (di Mengoni non ne nascono tutti i giorni). Il brano si regge su un inciso abbastanza trascinante, è una composizione tutto sommato "à la page", ma che non coinvolge fino in fondo e alla quale sembra mancare un guizzo particolare, una "trovata", per decollare del tutto. VOTO. 6-. Un vento senza nome - IRENE GRANDI: ha rischiato, l'Irek, portando un brano distante da una amplissima fetta del suo repertorio, un brano soft e riflessivo, di impatto non immediato ma di gran pregio compositivo ed eleganza, che esalta la versatilità e la maturità interpretativa dell'artista toscana, sempre più bella, oltretutto, ogni anno che passa. VOTO: 7+.Sogni infranti - GIANLUCA GRIGNANI: peccato davvero per la vocalità ridotta al lumicino che ha in pratica "bruciato" la prima esibizione del cantautore. Dopo, è venuto fuori un pezzo assolutamente dignitoso, non troppo distante dalle migliori espressioni anni Novanta di questo tormentato cantante, una ballad dall'arrangiamento DOC ma con un testo più "corposo" e consapevole. Probabile che riesca a percorrere una buona strada lontano dall'Ariston. VOTO: 6,5. Grande amore - IL VOLO: stilisticamente datati, ma comunque non è un peccato proporre una linea melodica di stampo tradizionale e, in parte, nazionalpopolare. E' la canzone sanremese per antonomasia: crescendo rossiniano, grande apertura sul ritornello, amore a go go. E voci oggettivamente di grana sopraffina. Il merito è anche quello di aver rinverdito i fasti del filone pop lirico, un po' fermo a Bocelli dopo i tentativi ormai lontani di Alessandro Safina e Piero Mazzocchetti, risoltisi in clamorosi buchi nell'acqua. VOTO: 7 +.Che giorno è - MARCO MASINI: è tornato sulla Riviera Ligure in forma smagliante. La canzone ha una struttura a metà strada fra il classico e il contemporaneo, c'è la sua impronta stilistica ma anche una ventata di freschezza portata dalla giovane Federica Camba, e una soluzione ritmica di gran presa, che parte dal refrain per impregnare ben presto l'intera composizione, diventandone il leit motiv. Sempre coinvolgente ed emozionante l'interpretazione live del vincitore di Sanremo 2004. VOTO: 8. Oggi ti parlo così - MORENO: forse il pezzo più schiettamente rap nella storia di Sanremo (per quanto il Festival non vanti un repertorio molto nutrito, relativamente a questo ambito musicale, e quindi pochi termini di paragone). Essenziale, anzi, "crudo e diretto", come ripete il ragazzino genovese in quell'inciso che si ficca subito in testa. Certo, il rap duro e puro è qualcosa di diverso, ma è segno di intelligenza riuscire a produrre un compromesso "in salsa festivaliera" che non mortifichi il genere d'origine e che, anzi, tragga il meglio dalla commistione con sonorità maggiormente leggere. VOTO: 7. Fatti avanti amore - NEK: con Britti, Masini, Irek e in parte Grignani, anche il buon Filippo ha saputo tenere altissimo il nome della generazione di mezzo, i ragazzi degli anni Novanta rientrati al Festival dopo un'assenza più o meno prolungata. E' sua la proposta più al passo coi tempi, assai più di quelle dei giovanissimi Dear Jack e Fragola, dance allo stato puro, martellante, per una canzone orecchiabilissima, costruita per volare negli airplay e per restare a lungo nella memoria. VOTO: 8. Buona fortuna amore - NESLI: questa ballata rock - mantica ha in fondo una sua validità, anche se ci mette un po' ad "arrivare". A lasciare perplessi è la metamorfosi dell'artista, che va a cercare collocazione nel già affollato universo dei cantanti pop, dove emergere è certo più difficile, di questi tempi, che come esponente rap e hip hop. Nesli è abbastanza credibile nei panni del rocker "addolcito", anche se come performer lascia francamente un po' a desiderare. Voto: 6+. Come una favola - RAF: il grande deluso, del quale si è già ampiamente parlato. Ascoltata e riascoltata, la canzone non è affatto male, siamo sinceri. Un suggestivo lentone per romanticoni, l'ideale nel periodo di San Valentino, pianoforte e archi a go go. Un pezzo sanremese con griffe d'autore, una di quelle composizioni che, in edizioni nemmeno troppo lontane, avrebbe sbaragliato il campo. A volte è questione di fortuna (le condizioni fisiche non l'hanno troppo aiutato), a volte dipende esclusivamente dai volubili umori delle giurie. Non è il caso di prendersela troppo. VOTO: 6/7. Libera - ANNA TATANGELO: un'altra melodia priva di fiammate innovative, ma tutto sommato ben confezionata, forse il brano più "da Festival" nell'architettura, stile assolutamente italiano. Canzone positiva e rasserenante, partenza su toni dolci e poi discreti slanci ritmici. VOTO: 6,5. Sola - NINA ZILLI: questa è la Nina che vogliamo! Alla larga da eccessive contaminazioni col pop all'acqua di rose, sicura di sé e fedele alle sue origini. Un blues - soul puro e ispirato, con orchestrazione eccellente e arrangiamento pieno di sfumature: l'opera più ricca e variopinta fra quelle ammesse in gara quest'anno. Voce piena e rotonda. Una canzone magari non facilissima da canticchiare, ma che si ascolta con enorme piacere. VOTO: 7,5.
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