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Festival Internazionale del Film di Roma: incontro con Jonathan Demme

Creato il 11 novembre 2013 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Festival Internazionale del Film di Roma: incontro con Jonathan Demme

Il premio Oscar Jonathan Demme, autore d’indimenticabili successi fra cui Il silenzio degli innocenti e Philadelphia, incontra il pubblico del Festival del Cinema di Roma alla viglia dell’anteprima del suo ultimo film, Fear of Falling, tratto da un’opera teatrale di Henrik Ibsen.

Il regista americano parte dall’incontro con Roger Corman:

L’incontro con Corman mi ha segnato per il resto della vita. Stava lavorando a Il barone rosso e mi sono presentato da lui per un lavoro di comunicazione. Avevo visto tutti i suoi film, ero un suo grande fan, e quando mi ha chiesto se fossi capace di scrivere una sceneggiatura, non ho esitato, ho scritto il mio copione e glie l’ho consegnato. Gli è piaciuto e mi ha chiesto di seguirlo a Los Angeles, era un’opportunità irresistibile”.

Parla della sua ultima opera con orgoglio e passione: “La prima mondiale di Fear of falling è senza dubbio l’esperienza più impegnativa e gratificante della mia vita. L’opera è tratta da Bygmester Solness di Henrik Ibsen, tradotta e adattata da Wallace Shawn, che ha reinterpretato la fantasia di redenzione di Ibsen, mostrando uno dei due architetti rivali sul letto di morte. È una compagnia teatrale straordinaria, quest’opera mi ha fatto commuovere e volevo portarla sullo schermo.
Nella realizzazione di questo film mi sono reso conto che non è facile portare al cinema un’opera teatrale, che performance come queste non sono adatte al cinema, ma era mia ferma intenzione celebrare il teatro sullo schermo”.

Questo film segna il suo ritorno al cinema indipendente che spiega così: “Non ho mai voltato le spalle alla grande industria. Ho lavorato a un remake di The Manchurian Candidate dopo aver lavorato come regista indipendente, e il budget a mia disposizione per questo film era immensamente più alto dei precedenti. Quando s’investono grandi cifre per un film, bisogna necessariamente pareggiare la spesa al botteghino e io non volevo questa responsabilità. È giusto investire nel cinema ma a 60 anni, pur sapendo di poter lavorare con grandi cifre, ho deciso di spingermi verso la realtà del cinema indipendente.

Parla del suo amore per la musica, che lo porta spesso a litigi con la moglie che vede lo spazio della casa sparire, occupato da vinili e cd. Dichiara, infatti:

“Sono un grande appassionato di musica e credo che il cinema riceva e dia qualcosa alla musica e viceversa. La musica, o la sua assenza, può dare un nuovo significato a una scena sia che si tratti di un pezzo originale o riadattato”.

 In Enzo Avitabile Music Life (presentato quest’anno al Festival di Venezia) ho lavorato a stretto contatto con Enzo Avitabile, uno straordinario compositore napoletano. Abbiamo passato una settimana insieme a comporre musica ed è stata un’esperienza molto importante per me. Il tema del film sono gli strumenti musicali e ciò che succede nella fusione della musica individuale di strumenti diversi mentre suonano contemporaneamente. La contaminazione e la collaborazione delle armonie fa parte anche del cinema e il suo rapporto con la musica è imprescindibile”.

Non sapendo della presenza di Avitabile, quando lo nota in sala, lascia comparire tutto il suo stupore: Oh my God…Enzo! How are you?

Oltre al rapporto con l’artista napoletano, Demme parla delle esperienze con Neil Young e David Byrne:

Neil, che tra l’altro ha appena finito il suo nuovo album, è un perfezionista, è attirato dalla sperimentazione, ed è cinematico come Enzo. Lui ama essere ripreso e lavorare con la cinepresa. Come lui anche David Byrne, con cui ho collaborato per Stop Making Sense, il dvd del concerto dei The Talking Heads, è un incredibile perfezionista ed è cinematico anche nei suoi concerti.

Gioca con le luci e con i musicisti che trasforma continuamente, rendendoli parte integrante della performance”.
Al termine dell’incontro, un’ora e mezzo, letteralmente volata, si avrebbe voglia di continuare il discorso davanti a un buon bicchiere di vino come si fa con i vecchi amici, discorrendo ancora un po’ di musica cinema e teatro.

Perché Demme si è concesso al pubblico con spontaneità e simpatia, con quell’umiltà che caratterizza sempre i migliori.

Vittorio Zenardi


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