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Festivaletteratura di Mantova: traduttori editoriali e interpreti

Creato il 12 settembre 2010 da Sulromanzo
Festivaletteratura di Mantova: traduttori editoriali e interpretiDi Alessia Colognesi
Gli interpreti e i traduttori editoriali: figure fondamentali nel Festivaletteratura di Mantova
Gli scrittori stranieri di Festivaletteratura 2010 sono davvero tanti, molti autori portano con sé più culture e più lingue che tratteggiano e rendono unico il loro modo di essere scrittori.C’è una terra in cui si nasce, una in cui si arriva e poi c’è la lingua della scrittura con cui si racconta la vita. Spesso alla ribalta del Festival c’è un occidentale con gli occhi a mandorla o la pelle color cioccolato. In ogni angolo della città si incrociano storie in un crocevia che disegna una mappa unica di uno scenario letterario che è sempre più internazionale.
Ieri pomeriggio Colum McCann, irlandese di nascita e americano d’adozione, presentando al pubblico Questo bacio vada al mondo intero ha voluto ringraziare prima di tutto il suo traduttore italiano:
«Voglio ringraziare il mio traduttore, senza di lui oggi non sarei qui e una storia nata oltreoceano non sarebbe potuta arrivare fino a Mantova»
Lo dice in tono entusiastico, nel suo inglese che è figlio di una vita in viaggio. Nelle librerie americane solo il 3% della letteratura è di origine straniera e così il mondo che puoi essere leggendo rimpicciolisce i suoi confini. In Italia è diverso, più del 40% dei libri hanno autori stranieri, leggendo si respira la vastità del mondo e si può essere davvero altro da sé.
Nel mondo dai confini labili del Festival di Mantova assistere ad un evento è anche un’esperienza musicale, sui palcoscenici degli scrittori le lingue del popolo di Mantova si contaminano e gli interpreti degli scrittori sono il collante che avvicina un autore al suo pubblico.Per capire un po’ dell’organizzazione internazionale di Festivaletteratura, Sul Romanzo ha intervistato Laura Cangemi, responsabile degli interpreti del Festival e traduttrice dallo svedese, dal norvegese e dall’inglese.
Com’è il Festival del responsabile degli interpreti?
È un festival che comincia fin da maggio-giugno, perché quando il numero e le provenienze degli autori stranieri sono più o meno definiti bisogna darsi da fare per cercare gli interpreti in grado di coprire tutte le esigenze linguistiche. Da diversi anni gli stranieri sono davvero tanti (nel 2010 ne abbiamo 68, ma visto che molti fanno più di un evento gli incontri con interpretazione consecutiva sono ben 95), e quindi di volta in volta è necessario affiancare alla “squadra” già rodata, che copre le lingue più comuni come inglese, francese, tedesco e spagnolo, i professionisti specializzati in lingue più rare. In genere, infatti, preferiamo che gli autori parlino la loro lingua madre, ma in alcuni casi scelgono un’altra lingua. Tra maggio e luglio, con l’aiuto di Marella, uno dei problemi da risolvere è proprio quello di capire che lingua vuole parlare l’autore nei suoi eventi.
Come reperite gli interpreti che affiancano gli scrittori stranieri degli incontri di Festivaletteratura?
Alcuni ci affiancano ormai da molti anni, e la loro specializzazione sulla letteratura garantisce una prestazione di alto livello, assolutamente necessaria in un contesto come quello del festival. Per quanto questo forse non si percepisca appieno ascoltando gli eventi, infatti, per cogliere tutte le sfumature, i riferimenti letterari, il contesto culturale, sono necessari non solo una grande preparazione professionale e linguistica ma anche una cultura notevole. Inoltre ci vogliono brio e capacità comunicativa perché l’interprete dal tono monocorde o troppo lento annoia il pubblico. In genere per le lingue più “esotiche”, se non ho contatti diretti con colleghi che conosco di persona, uso il passaparola o chiedo all’editore se ha già utilizzato per quel particolare autore o quella particolare lingua qualche interprete di cui è rimasto soddisfatto, ma per lo più non è necessario. Nel corso degli anni siamo riusciti a coprire lingue delle più diverse, dal finlandese al coreano, dal greco all’arabo, dal giapponese al romeno, da croato al cinese, dal russo al danese.
Un ospite straniero di Festivaletteratura ha sempre un interprete sul palcoscenico di Mantova e un traduttore per i suoi libri. Quanto è importante la traduzione per la buona riuscita di un evento letterario? E per un libro?
A dire la verità alcuni ospiti stranieri sono così bravi da riuscire a parlare in italiano durante gli eventi. Il caso più clamoroso secondo me è quello di Björn Larsson, venuto a Mantova per la prima volta nel 1999: in quell’occasione fui io a fargli da interprete, dallo svedese, ma lui giurò che la prossima volta avrebbe parlato italiano. E infatti così è stato, nel 2007. Ma non è l’unico a sapersi destreggiare bene nella nostra lingua. Quanto all’importanza della traduzione, ovviamente io sostengo che sia fondamentale per far passare il messaggio dell’autore nel miglior modo possibile, e anche se a chi ascolta e conosce la lingua può sembrare semplice riportare i concetti in maniera fedele dopo averli ascoltati, non è affatto facile come appare. La concentrazione dev’essere assoluta e mantenerla per un’ora e mezza, magari a quattro riprese in una sola giornata, come fanno i nostri interpreti, è durissima. Nello stesso tempo, bisogna riconoscere che per alcune lingue più conosciute, in particolare per l’inglese, capita di accorgersi che buona parte del pubblico capisce già quando parla l’autore, ma naturalmente non si può prescindere dall’altra fetta di spettatori che hanno bisogno della traduzione. Quest’anno però c’è una novità: alcuni degli autori stranieri presenti hanno accettato di fare anche un evento in lingua originale senza l’interprete. Vedremo che risposta ci sarà da parte del pubblico e poi decideremo se continuare l’esperimento.Quanto all’importanza della traduzione per un libro, se la domanda viene posta a me, che oltre che interprete sono traduttrice letteraria, la risposta non può essere che una: la traduzione – una buona traduzione, fatta da professionisti e non da persone che s’improvvisano traduttori – è fondamentale per il successo di un libro in un paese diverso da quello in cui è uscito originariamente. Ma è un discorso talmente ampio che non è possibile affrontarlo in poche righe.
È mai capitato che un traduttore partecipasse al festival come interprete dell’autore di cui normalmente traduce libri?
È capitato a me, più volte, soprattutto nel caso degli autori svedesi per ragazzi (anche quest’anno, con Åsa Lind), ed è successo con un autore coreano, Hwang Sok-yong, la cui traduttrice Vincenza D’Urso è anche interprete. In generale però è raro, perché i traduttori letterari che sono anche interpreti non sono molti (e viceversa). Quest’anno tra gli autori per ragazzi c’è Kay Humansky, che abbiamo tradotto sia io che Marina Astrologo, ma l’interprete sarà un’altra perché gli incastri linguistici non permettevano di fare altrimenti.
Quanti interpreti partecipano all’edizione 2010 e di quali lingue si tratta in prevalenza?
Quest’anno gli interpreti saranno tredici, me compresa, ma non tutti sono presenti, ovviamente, in tutte le giornate. Le lingue del 2010 sono inglese, francese, spagnolo, tedesco, svedese, portoghese, turco e giapponese, con l’inglese che come sempre fa la parte del leone.
Gli interpreti sono informati prima degli autori che dovranno tradurre al Festival?
Sì, sempre: è per questo che mi muovo già a maggio-giugno per contattarli. Appena il programma è definitivo compongo il complicatissimo puzzle che mi consente di utilizzare le combinazioni linguistiche degli interpreti nel migliore dei modi, e poi comunico loro quali autori dovranno interpretare, in modo che abbiano il tempo di procurarsi i libri, in italiano o in originale, e di approfondire la conoscenza degli autori. Quando un autore che è già stato al festival torna per la seconda volta cerco sempre di assegnargli lo stesso interprete, in modo che ci sia continuità, ma non sempre questo è possibile, e naturalmente chiedo preventivamente agli interpreti se hanno lavorato con quegli autori in altri contesti, che siano festival o presentazioni di nuovi libri organizzate dagli editori. In questo modo sia l’autore che l’interprete partono avvantaggiati, perché per la buona riuscita dell’evento è necessario che siano in perfetta sintonia.

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