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Riconosciuti universalmente come la prima “famiglia” di super eroi, i Fantastici Quattro hanno segnato un confine fondamentale con la realtà che stava evolvendo inevitabilmente quando, ormai mezzo secoletto fa, furono ideati sia dalla fertile immaginazione del sorridente Stan Lee, quanto dall’ imponente genio creativo del “King” Jack Kirby…
Ancora oggi, riflettendo sulle burrascose traversìe che affrontano questi fantastici personaggi – il cui nome stesso è significativo della loro vocazione all’incredibile e all’avventura – disegnati da illustri autori (anche italiani vorremmo ricordare), emerge chiaramente come essi abbiano sempre finito con il farci vivere avventure fertili di humus narrativo, al tempo stesso pregne di coerenza per come la si potrebbe intendere in questa seconda decade del terzo millennio.
Spieghiamo meglio: costoro iniziarono le loro tormentate e talvolta tragiche vicende all’insegna della più pura scoperta scientifica, partendo in gruppo per una ricerca esplorativa negli spazi siderali, nel quale restano loro malgrado coinvolti nel famoso incidente con i raggi cosmici che conferisce loro personalissimi ed unici poteri; questo li rende de facto dei difensori non comuni dell’ordine naturale, di volta in volta opposti a catastrofi, distruzioni planetarie, invasioni aliene e/o di altre popolazioni terrestri poco raccomandabili (il loro primo albo si aprì con la lotta contro l’Uomo Talpa ed i suoi mostri sotterranei, e a breve distanza arrivò anche il Principe degli abissi marini Namor alla guida di un’orda di atlantidei). Tuttavia i nostri hanno anche contribuito a gestire in patria come nel resto del mondo situazioni di emergenza o comunque di enorme rilievo umano e umanitario, mostrando in ognuna un notevole valore eroico degno delle figure mitologiche venerate in tempi certamente molto più antichi, e ci riferiamo a presunte divinità dell’Olimpo o loro epigoni di pari attribuzione sovrumana.
Ma proprio del loro lungo viaggio nel percorrere ed anticipare i tempi, dicevamo, ci piacerebbe occuparci in questa sede, offrendo uno spaccato della loro vita bidimensionale -quanto possibile conciso ed esaustivo nei limiti concessi.
Reed Richards è il genio ed inventore del gruppo, nonché leader raramente messo in discussione (a ragione, vorremmo aggiungere), avente funzioni di “mente” coordinante e diviene punto di riferimento inevitabile per tutto ciò che riguarda lo specifico settore della tecnologia o dello sviluppo scientifico in un senso più ampio del termine stesso : nelle loro saghe infatti i viaggi temporali e/o dimensionali o persino l’incontro con civiltà diverse dalla nostra (gli Inumani fra tutti) si sprecano grazie soprattutto alle invidiabili capacità intellettive di questo deus ex-machina che disegna progetti di veicoli ed astronavi che NASA o MI6 invidierebbero.
Non meno importante è di contro il parallelo sviluppo del loro arcinemico per eccellenza, ovvero il Barone Victor Von Doom, conosciuto per essere il dispotico tiranno del balcanico regno di Latveria che si oppone a Reed Richards, in una sorta di distorta visione che richiama alla memoria del lettore l’aspetto “negativo” delle sue stesse scoperte: massicci robottoni guardiani e viaggetti con la macchina del tempo, assumono un aspetto più cupo ed inquietante nelle mani guantate d’acciaio del Dottor Destino, che mai ha potuto conseguire una laurea (viene infatti radiato dall’Università a seguito dell’incidente che lo sfigura –altro aspetto notevole per un così geniale personaggio-), diventando poi studioso in un perduto eremo nell’estremo oriente di una presunta filosofia plasmando la sua stessa natura avida di sapere ed interesse scientifico su insegnamenti occulti di testi magici che rivelano minacciose ombre del suo oscuro io.
Ecco quindi una conferma assoluta che il nostro gommoso leader del festeggiato quartetto rappresenta il lato funzionalmente utile e non distruttivo dell’inventiva umana. Reed, novello Archimede o macchinoso Leonardo moderno, ci propone così aspetti anche anticipatori dell’ingegneria meccanica (il Pogo Plane a sezioni differenziate risultava precedere il progetto di base di uno Space Shuttle, a dirne una), della genetica e degli studi sulla biologia umana ed aliena, oppure dell’industria tessile stessa ad esempio con i loro costumi a particelle instabili .
Nel corso delle loro carriere, poi, oltre ad aver anche dato origine a collane fumettistiche “filiali” come Fantastic Force, un costante rinnovamento stilistico dettato dai maggiori autori d’oltreoceano (fra questi vorremmo citare John Byrne, Alan Davis, lo scomparso Mike Wieringo e Walt Simonson, ma non sono gli unici), ha segnare saputo creare e mantenere una pienezza di ricorrenze temporali in moltissime delle loro imprese ed avventure, aiutandoci qui a riprendere il filo della nostra ragionata questione: i Fantastici Quattro sono ancora contemporanei?
La maturità del loro spessore narrativo viene inoltre dimostrato dalle pellicole dirette da Tim Story, recentemente approdate sul grande schermo, e che ricalcano comunque la più nuova collana Ultimate magistralmente sceneggiata da Brian Michael Bendis: anche in quelle sedi il nostro quartetto di beniamini poteva confrontarsi con le enormi potenzialità delle recenti acquisizioni della tecnologia moderna, apportandone variabili fantastiche che nella nostra presente realtà potrebbero certo apparire avveniristiche o futuribili, ma se paragonassimo i primi progetti di mezzi sottomarini o volanti alle realtà dei mezzi ormai a nostra disposizione, forse dovremmo riponderare che la progettualità del regno fantastico collima inevitabilmente in numerosi punti d’incontro col materiale scientifico di cui godiamo un po’ tutti. Persino nei campi del trasferimento di materia (leggi teletrasporto coordinato), nella ricerca dell’ottica ignota (più conosciuta come invisibilità), nell’informatica moderna e nello sviluppo interplanetario, si sono percorsi continui stadi evolutivi che solo precedentemente nei fumetti sembrarono marginali alla fantascienza…sono passati certamente i tempi dove la modaiola Susan si recava dal coiffeur per l’acconciatura del momento, o quando incontrarono i Beatles, ma tradizioni e tempi cambiano come l’acqua dei fiumi che scorre sotto ai ponti, talvolta…travolgendoli.
Ognuno dei personaggi di questa illustre famiglia ha comunque subìto dei cambiamenti, che li ha resi maggiormente moderni ed attuali rispetto al nostro contesto temporale, e ancor più strutturati, complessi e quadrimensionali.
Johnny Storm, sempre superficiale e poco maturo, ha dovuto vivere un turbato rapporto matrimoniale con un’aliena mutaforma che aveva assunto l’identità della cieca Alicia Masters e rivederne l’insieme dei sentimenti conflittuali offerti da quell’episodio ne rivela anche in campo umano doti inaspettate ed insolite normalmente non attribuite a questo personaggio dalla testa calda.
Susan Storm Richards -last but not least-, come scritto anche prima, diviene nel corso degli anni la tipica donna di moderna generazione: attenta ai bisogni familiari, non frivola né legata a stilemi tipici di un ventennio fa, sensualmente pericolosa ed anche appassionata nel ruolo di co-leader del gruppo, finisce per sostituire in alcune occasioni il maritino disperso in realtà alternative/viaggi temporali/corpi impropri (sic!)…
La quantità di alleati/collaboratori/affiliati che questo gruppo ha avuto è pressoché infinita, ed in questa sede sembra giusto citarne almeno una parte, esaltandone di conseguenza l’aspetto di famiglia aperta moderna che riesce a superare crisi e problematiche anche grazie al pratico supporto emozionale di questi diversi personaggi: non ci si può dimenticare di She Hulk (prima impegnata nel difficile compito di risolvere alcune beghe legali ed in seguito elevata al rango di fidata compagna di squadra), di Ant-Man (curatore degli impianti e delle strutture del Baxter Building che riesce anche a fare da tutore al piccolo Franklin Richards), di Wyatt Wingfoot (fedele sostenitore della Torcia Umana in veste di pilota scavezzacollo e successivamente intimo della citata Jennifer Walters/She Hulk), di Miss Marvel/Sharon Ventura (ex lottatrice di sport spettacolari invaghitasi subito della tenera Cosa dagli occhi blu), o ancora di tutti quelli che hanno contribuito a definire compattezza, unità e coesione di un team di 4 incredibili personaggi che hanno affrontato per noi lettori le più disparate e complesse storie che forse si potevano vedere.
Tutto questo ci porta infine a trarre le debite conclusioni… se negli anni ’60 e ’70 ci stupivamo con corridori argentei su assi da surf viaggianti negli spazi siderali, oggi i nostri “attempati” esploratori/viaggiatori/avventurieri sanno ancora stupirci nei loro viaggi extradimensionali o microcosmici che nulla hanno tolto all’iniziale tensione narrativa che li ha da sempre caratterizzati nel loro ruolo così unico di famiglia alternativa: ancora oggi quindi con i giusti presupposti i Fantastici Quattro tornano ad assumere un incredibile quanto veritiero ruolo di rappresentanti privilegiati di un’umanità che sempre più spesso deve confrontarsi con disastri ambientali quali terremoti o tsunami, guerre di confine ed altri drammatici aspetti della vita moderna ai quali assistiamo come spettatori grazie proprio alle possibilità offerte da quei traguardi tecnologici di cui abbiamo parlato prima.
Certamente qualcuno potrà pensare che le recenti storie dei Fantastici Quattro non sono più quelle di una volta –un paio di nostre conoscenze, per esempio-, ma sosteniamo che un cinquantennio grava non poco su ogni cosa e che accompagneremmo i nostri beniamini –se ci verrà concesso- per gli ulteriori 50 e più anni a venire di nuove pubblicazioni eccelse, anzi…fantastiche che vorremmo loro augurare.
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