Fiabe e racconti della buonanotte
Da Mammeindifficoltà
Lo spunto per questo post me lo ha dato il simpatico concorso Huggies “Notti da favola”. Non sono solita segnalare a destra e a manca, se non iniziative che mi piacciono davvero, e questo è il caso.Ho sempre adorato leggere e ho imparato, così come a scrivere e disegnare da piccolissima: ho vissuto gli anni prescolari in Canada, in una vera e propria casetta sperduta nel verde, come da canzoncina. Lì nei freddi e lunghi inverni si stava al chiuso. Per un certo tempo ho abitato anche a Montreal: lì frequentavo le attività per bambini nella biblioteca di quartiere, conservo ancora un vecchissimo quaderno della mia classe, la “sun beam”, ogni tanto mi intenerisco ancora di fronte a quelle parole un po’ sghembe e con le lettere al contrario, le stesse che scrive identiche Lorenzo, che ora ha la mia età in quelle pagine. Mia mamma mi leggeva un libro che ho consumato (è stato “rattoppato” più volte con lo scotch!) e che purtroppo è sparito, un pezzetto della mia vita scivolato dolorosamente via. Se chiudo gli occhi posso quasi vederne le illustrazioni anni ’50, così come i titoli dei tantissimi mini racconti: “il sogno di Michelino” o le avventure di “Rollo e Fofò”. Quando mi ammalavo ed ero a casa a letto, lo cercavo sempre, insieme al mio comfort food per eccellenza: riso e patatine, come lo chiamavo da piccina. Un po’ più grandicella ho conservato la mia passione per le fiabe e ampliato il repertorio: il mio top personale è Andersen, seguito da Calvino e Oscar Wilde. I Grimm erano un po’ troppo “adulti” e vagamente tenebrosi e inquietanti. Apprezzavo anche il genere un po’ più colto di Capuana o Matilde Serao. Tutto il filone celtico ha accompagnato la mia adolescenza, iniziata alle medie dalla lettura scolastica de “lo Hobbit”, per proseguire con praticamente tutta la bibliografia dello stesso Tolkien, le fairy stories anche in lingua originale, Marion Zimmer Bradley e la mitica saga di Dragonlance, fantasy alla buona, insomma. Un altro pilastro è stata Bianca Pitzorno con tutti i suoi libri editi nelle collane della Mondadori Junior (li adoravo fisicamente, con quei bei titoli sbrilluccicosi). Un altro filone che apprezzo tutt’ora è quello “etnico”: è divertente constatare come molti intrecci narrativi fiabeschi siano letteralmente universali, mentre altri siano più legati alle zone e alle usanze legate ad un tempo e uno spazio specifici. Per me che ho anche una vena artistica, sono doppiamente amati i narratori-illustratori come Beatrix Potter o le avventure di Bosco di rovo, così come storici artisti come Antonio Rubino: a casa di mia nonna sfogliavo con piacere le sue raccolte del Corriere dei piccoli “vintage”. Qualche giorno fa, ero a pranzo dai suoceri e ho notato per caso un vecchio libro per ragazzini: “il tempo delle nespole”. Ne ho riconosciuto la copertina al primo sguardo e ho sorriso nel ricordare come lo avessi letto anch’io nella biblioteca scolastica alle medie. Mi ha intenerita pensare che anche se lontani mezzo stivale, io e mio marito leggevamo le stesse cose nello stesso periodo (lui nato ad ottobre 1981 e io il febbraio successivo). Non cito nemmeno i classiconi Disney, li conosco tutti a memoria e me li gusto tutt’ora, alcuni sono veramente dei piccoli capolavori senza tempo. Penso alle intro col libro che si apre, la musica incantata…e torno bambina in un soffio. Una ricchezza formativa, oltre che di intrattenimento, straordinaria. Speriamo non si perda nelle prossime generazioni: starà anche e soprattutto a noi genitori di oggi, bambini di ieri, trasmetterla ai nostri figli. E voi avete una fiaba, un libro del cuore che vi riporta indietro nel tempo?
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