Fiat 600
Potrà sembrare strano, ma per quanto mi sforzi non ricordo di essere mai salito su una Fiat 600.
Sulla Fiat 500 sì, e tante volte, perché ce l’avevano parenti e vicini di casa. Sono salito sia sui
modelli con le cerniere delle portiere posteriori (con gli sportelli che si aprivano controvento, insomma), sia su quelli con le cerniere anteriori. Ci sono salito fino agli inizi degli anni ottanta sulla 500, perché c’era un mio compagno di classe del liceo che l’aveva (cioè guidava quella del padre).
Poi sono salito sulla Fiat 850, perché c’erano due zii che l’avevano comprata. la Fiat 850 era già quasi considerata una cilindrata media (e infatti questi due zii – a differenza degli altri, lavoratori dipendenti – erano artigiani). Per la precisione, uno aveva la 850 normale e l’altro il modello Special, che non ricordo cosa avesse di più rispetto all’altra, ma che era Special l’aveva scritto chiaramente su una targhetta posteriore.
Fiat 850
La Fiat 850 la ricordo soprattutto per la sua parte posteriore tronca e poi perché nei primi anni ottanta ce l’aveva un amico con il quale si andava in discoteca. Una 850 bianca, proprio come quella della foto, che era ancora “in pista” probabilmente da una decina d’anni, se non di più.
Poi sono stato sulla Fiat 1500 del marito della farmacista presso la quale lavorava mia madre. La 1500 era una signora macchina, prodotta anche nella versione 1300. Possiamo paragonarla a quella che è oggi una Mercedes? Io penso di sì. Ci si stava comodi in cinque, senza battere ciglio. A differenza della 850, della 1500 ricordo il posteriore bello lungo, la carrozzeria leggermente rialzata sopra i fanali (sia anteriori sia posteriori) che dava a quell’auto un certo aspetto “grintoso” e il dolce rollio che accompagnava i viaggi.
Fiat 124 coupè
Il fratello della farmacista, invece – giovane virgulto con tendenze da pleiboi – aveva la Fiat 124 coupè. Era rossa, con i doppi fari anteriori e – forse, ma non ricordo bene – anche posteriori. Mi sembra di ricordare come fosse ieri le sensazioni che provavo, seduto davanti mentre quell’auto affrontava le curve delle nostre colline e io mi dovevo trattenere per non scivolare di lato.
Poi ricordo la Fiat 1100 del mio vicino di casa. Era una famiglia di meridionali e d’estate il capofamiglia infilava i guanti da guida e imbarcava moglie e figli – con tanto di valigie e suppellettili vari – per passare le vacanze al sud. Ricordo quella 1100 bianca che partiva stracarica, con i bagagli sul portapacchi e tornava dopo circa un mese, altrettanto stracarica.
Fiat 124
Sono stato persino sulla Fiat 124, mi sembra che si trattasse di un taxi. La 124, ai miei occhi di bambino, aveva un fascino particolare, quasi quanto la 1500. Ricordo che l’aveva uno dei due macellai vicino a casa mia (quello della macelleria bovina, perché quell’altro, della macelleria equina, non ricordo che auto avesse) e la parcheggiava sempre davanti al suo negozio.
Beh, poi ovviamente sono stato sulla mitica Fiat 127, c’è bisogno di dirlo? Un mio zio che svolgeva un servizio di simil-taxi la comprò appena uscita. Ai nostri occhi la sua forma, soprattutto nel posteriore, apparve rivoluzionaria: quella era modernità! pensavo, innamorato del suo posteriore. Era un’auto a due volumi, con il motore davanti, la trazione anteriore e – su alcune versioni – il portellone posteriore. La 127 resistette in produzione fin quasi alla fine degli anni ottanta e ricordo che un mio amico aveva la versione Sport, con prestazioni che facevano a gara con quelle della A112Abarth.
Queste sono state le Fiat della mia fanciullezza/adolescenza.
Ricordi che si perdono nella notte dei tempi e che riaffiorano in questo periodo, in una sorta di “rimembranza cumulativa” alla quale il mio cervello (ormai palesemente fuori uso) si mostra particolarmente abbarbicato.
P.S.: non essere mai salito su una Fiat 600 (o non ricordarsi di averlo fatto) stasera mi rende particolarmente insoddisfatto.