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Fiat, facciamoci un bel raggiro in auto

Creato il 17 settembre 2012 da Albertocapece

Fiat, facciamoci un bel raggiro in autoMarchionne cade dalle nuvole e si addolora. Secondo quanto sostiene la Stampa che alcuni maligni dicono essere un giornale vicino alla Fiat, pardon alla Chrysler, l’amministratore delegato sarebbe stato colto di sorpresa dalle polemiche che ha suscitato  la sepoltura ufficiale del piano “Fabbrica Italia”. Altro che faccia di bronzo, si direbbe: qui siamo all’acciaio temperato. E invece temo che il manager col maglioncino abbia ragione e la faccia metallica ce l’abbiano quelli che oggi strillano contro e la Fiat o quelli che chiedono incontri: Marchionne mai e poi mai avrebbe potuto pensare che il milieu politico, sindacale e governativo italiano, avesse effettivamente creduto che la Fiat fosse in procinto di investire 20 miliardi in Italia per raddoppiare la produzione di auto. A lui pareva chiaro che si trattava di uno specchietto per le allodole creato perché governo, rappresentanti dei lavoratori e opposizioni politiche dessero il via libera all’operazione Pomigliano, cioè in sostanza alla messa in mora di decenni di lotte del lavoro.

Quando presentò la mezza cartellina con il mirabolante progetto, la Fiat aveva già sottoscritto gli accordi per la fabbrica in Serbia e aveva intenzione di siglarne altri in Russia e in Cina, doveva racimolare almeno 8 miliardi per ripagare in fretta i prestiti di Usa e Canada alla Chrysler e altri miliardi per arrivare alla maggioranza di almeno il 51% nell’azienda americana: soldi reperiti nel mercato e che dovranno essere restituiti. Tutto questo nel bel mezzo di un declino strutturale del mercato automobilistico europeo, di cui una Fiat con casse e cassetti vuoti, non poteva che fare la parte del fanalino di coda. Naturale che Marchionne tutto poteva aspettarsi salvo che qualcuno ci credesse davvero a “Fabbrica Italia” o nel miracolo dovuto alla riduzione dei tempi di pisciaggio.

Invece poveretto scopre  di essere stato circondato da allodole che oggi gracchiano come corvi e fanno finta a loro volta di cadere dalle nuvole. Se però tutto questo facesse parte di una Olimpiade della disonestà, Marchionne arriverebbe ultimo: lui ha sparato solo una balla grande come una casa, gli altri da Ichino a Bonanni, passando per Angeletti , i “responsabili” chierici del centro sinistra, i tenutari di bordelli berlusconiani e i raffinati analisti dei grandi giornali, hanno mentito quando hanno fatto finta di crederci e mentono ora quando recitano la commedia della buona fede. L’alternativa è poco allentante: andare dal notaio e dichiararsi ufficialmente una congrega di cretini.

Invece assisteremo a una nuova commediola, con le solite bugie carrozzate Fiat e una rinnovata finzione. Capirete tra Passera, Fornero e Monti, siamo in una botte di ferro.


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