Fiat, il silenzio è dei complici

Creato il 03 novembre 2012 da Albertocapece

Non avevo dubbi che da Marchionne ci si potesse aspettare un comunicato da padrone delle ferriere, quello che poi è stato frettolosamente corretto da qualcuno più intelligente. Il fascista che è in lui si rivela non solo nelle “vendette”  inconcepibili in un Paese democratico dove al minimo la legge e le sentenze vengono formalmente rispettate, ma divampa anche nelle parole senza controllo dove converge tutta la scadente sottocultura della classe dirigente italiana, l’arrogamza del potente e l’angoscia per una sempre più evidente inadeguatezza. Licenziare i 19 operai discriminati perché appartenenti a un sindacato che alla Fiat non piace, è una mascalzonata ricacattoria, così come giustificare questo comportamento dicendo che sono  ”oppositori storici” è  talmente grottesco e  infantile da lasciare senza fiato.

Marchionne uomo di finanza balzato per insondabili motivi alla guida di un gruppo industriale che sta distruggendo, avrebbe forse bisogno di curarsi  e magari anche di fare buone letture prima che il suo castello di carte crolli: in fondo non è mai troppo tardi.  Però tutto questo era nell’aria da tempo, non  soprende dopo le sordide bugie spacciate  Ciò che invece indigna è il silenzio della politica e dei sindacati gialli di fronte a tutto questo. Poche e imbarazzate parole dentro una mare di mutismo. di fronte a un gesto che straccia le relazioni industriali e le stesse leggi del Paese, dove sono i loquaci Renzi e Bersani, dove il vibrante Napolitano e il sobrio Monti e dove tutta la folla di onorevoli che su ogni fesseria friniscono come cicale in amore? Pazienza che un sindacato come la Cisl bonanniana, ridotta ormai a un organizzazione di caporalato, abbia  il coraggio di giustificare Marchionne. ma chi pretende di dire qualcosa sul futuro del Paese, chi parla di equità, chi narra della sinistra, chi si erge a difensore supremo delle istituzioni o detta percorsi elettorali, chi dice di voler difendere la democrazia, non può tacere di fronte a una sconcezza di questo genere e al brodo di cultura nella quale nasce. Quella che la vicenda del comunicato mette in luce-

Perché se non si parla in queste occasioni vuol dire che si è complici. Anzi i veri colpevoli, quelli che permettono a Marchionne di calpestare le leggi del Paese e la dignità del lavoro per la futilità ottusa delle loro vendette, l’unica cosa, del resto, nella quale riescono a sbaragliare la concorrenza. Per aver permesso, cedendo sempre di fronte ai ricatti, anche ai più fasulli, di dare un senso di onnipotenza a personaggi che nel loro stesso ambiente vengono considerati ambigui e impresentabili. Di suggerire l’idea che non si voglia  difendere né lo stato, né  il lavoro, né un minimo di decenza nelle relazioni industriali. Di essersi completamente arresi alle lobby e alle esigenze della loro sopravvivenza. Di essere un passato da dimenticare e un futuro inesistente.


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