BOLOGNA ARTE-FIERA 2012
Fiere d’arte: Arte Fiera, Artissima, MiArt, ArtVerona… e l’arte contemporanea – di Cristina Palmieri per MAE Milano Arte Expo. Come abbiamo ormai più volte sottolineato nell’ambito di questa rubrica - IL FILO DI ARIANNA su mercato dell’arte e quotazioni degli artisti contemporanei - il mercato, negli ultimi vent’anni, è divenuto una realtà sempre più composita e difficile da analizzare, da comprendere nella sua complessità. Molteplici infatti gli aspetti da sviscerare che lo caratterizzano. Si ha l’impressione che in questo primo decennio del secolo, nell’ambito del commercio delle opere d’arte, soprattutto quelle di matrice contemporanea, si sia verificato un vero e proprio sovvertimento, sul quale risulta ancora ostico confezionare bilanci. Ad essere mutata è proprio la struttura del mercato, divenuto una sorta di “Babele”, nel bene e nel male, all’interno della quale non è agevole distinguere né i meccanismi commerciali che ad essa sottendono, né la pluralità di linguaggi ed espressività che offre.
Talvolta si rimane disorientati proprio nel cercare di comprendere cosa, di quanto proposto, abbia qualità o meno, e quindi possa, conseguentemente, rappresentare un “valore” – estetico in primis – sul quale soffermarsi.
artissima 2012 – fiera d’arte
Certamente ad aver contribuito a generare il cambiamento (inevitabile, se pensiamo che ogni nuovo secolo non può che farsi latore del germe del mutamento, che apra a nuove esperienze e possibilità) è stato il moltiplicarsi, in ambito internazionale, delle numerose fiere (ormai circa 150) che si susseguono con rapidità e che hanno via via richiamato l’interesse non solo degli appassionati e dei collezionisti, ma anche degli investitori tout court, avvicinando l’arte alla “finanza”. Del resto, si sa, anche questa, soprattutto negli ultimi due lustri, pare essere stata contagiata dalla “creatività”. Creatività che si è inevitabilmente legata ad una più significativa volatilità degli investimenti, così da indurre alla convinzione che il “must” sia la diversificazione.
L’arte è così divenuta non tanto, o non soltanto, l’oggetto di una passione che induce ad acquistare ciò che piace, colpisce, arricchisce spiritualmente, quanto uno spazio che assicura, a certi livelli, di non essere scalfito dalle oscillazioni economiche. Del resto, dati alla mano, nel 2011, anno nero, il mercato ha registrato incrementi di valore (+7%, oltre 46 miliardi di Euro) e di volumi (+5%, circa 37 milioni di artefatti) sul 2010.
A livello internazionale le fiere di maggior prestigio (Basilea, Madrid, Londra, Miami) costituiscono la realtà che più di ogni altra è in grado di fotografare la direzione verso cui la ricerca artistica si sta orientando e le traiettorie economiche che stanno attraversando le compravendite.
ArteGenova 2012
In Italia abbiamo realtà significative in questo contesto. Bologna con “Arte Fiera”, Torino con “Artissima”, Milano con “MiArt”, Verona con “ArtVerona” rappresentano ormai un termometro importante anche a livello internazionale (fenomeno testimoniato dalle molte gallerie estere presenti, nonché dalla partecipazione di pubblico straniero), curate e dirette con attenzione. Possiamo infatti citare il caso di Francesco Manacorda, il quale – dopo aver diretto Artissima – è stato chiamato alla Tate Liverpool.
La cartina di tornasole dell’ esito positivo di questi appuntamenti è dato dall’afflusso di visitatori (decine di migliaia), che rappresenta il loro grande successo, a cui si affianca il plauso della critica, che di volta in volta sottolinea la qualità delle varie edizioni. L’unico rammarico, almeno nel corso del 2012, per quanto riguarda le fiere italiane, è che le vendite non siano state brillanti a causa della crisi che notoriamente rallenta il mercato. Quale sia la ragione per cui ciò accada in Italia e non altrove è argomento complesso; andando a tangere argomentazioni di matrice politico-economica, cercheremo magari di analizzarlo in un prossimo appuntamento, con il supporto di qualche esperto.
Perché le fiere richiamano un così grande interesse? In primis poiché rappresentano eventi che si proiettano anche al di fuori dei padiglioni, coinvolgendo con numerosi avvenimenti collaterali la città in cui si svolgono.
Hanno quindi un forte appeal mondano. Sono “glamour”. Attraggono non solo chi appartiene al settore, collezionisti, investitori, ma – alla stregua della moda e del design – tutto un coacervo di “presenzialisti” che amano esserci, sempre e comunque, laddove esistano feste, business, interessi, luci della ribalta, personalità di spicco.
BOLOGNA ARTE FIERA 2012
Probabilmente, da un punto di vista più strettamente interno al settore, per il fatto che le fiere d’arte, soprattutto in Italia, costituiscono un “format generalista”, in grado di proporre, attraverso la partecipazioni delle più importanti gallerie, italiane e non, un numero incredibile di opere (alcune sicuramente di estremo interesse e qualità, che è quanto gli operatori del settore che vi prendono parte cercano di offrire) dai primi del ’900 sino alle più attuali.
Un po’ come gli storici “Salons parigini”, sono quindi in grado di attestare “lo stato attuale” dell’arte. Vi possiamo scovare chicche di artisti ormai affermati e indiscussi, sui quali soffermarci con la curiosità di conoscere talvolta aspetti meno noti ed eclatanti delle loro ricerche; accade anche di attraversarle più distrattamente, uscendone con quel disorientamento che si esperisce quando si vede troppo, tanto, tutto in una volta, senza riuscire ad operare distinguo, poiché si transita attraverso un “eterotopia” che non ha più connotazioni.
Per viverle, altresì, cogliendo spunti di riflessione sull’attualità, su quanto ci circonda, occorre forse dedicare tempo, osservare con la volontà di discernere, di sapersi aprire un varco in quella “confusione” che ormai da anni attraversa la contemporaneità, ridondante di proposte, spesso tutte esageratamente uguali nel comunicare poco, o nulla, di nuovo e nel volersi rifugiare in sterili intellettualismi e concettualismi, che non di rado omettono la riflessione estetica pertinente, in ogni caso, all’arte.
In fondo questi moderni “saloni” ci offrono percorsi potenzialmente infiniti, introducendoci in un museo in cui non troviamo un’apparente logica critica. Per questo è necessario, probabilmente, attraversarli cercando di averla maturata a priori, dentro sé, alla ricerca di stimoli per arrivare a comprendere quali siano le pressioni del mercato, quali quelle della critica, quali quelle del marketing. Per poi azzardare ipotesi, nella volontà di percepire il presente e figurarsi un futuro. Operazione ardua, che però tutti noi che viviamo di arte e per l’arte, non possiamo esimerci dal compiere. E’ fragile l’attuale attestazione dei linguaggi, delle ricerche. Proprio in questi contesti ne leggiamo ancor più la dipendenza dalla forza propositiva del potere economico, che riesce ad imporre anche il non-valore, perché l’idea forte nel nostro tempo non ci accompagna più, mentre viviamo tra continue frammentazioni e oscillazioni stilistiche, tra proposte che guardano a quanto è già stato, già accaduto, già verbalizzato, ed altre che cercano di trovare nuovi spiragli, sovente spalancandosi su un horror vacui che crea vertigine.
Le fiere d’arte sono divenute, per i galleristi, una calcolata strategia attraverso cui riuscire a costruire una propria identità e visibilità. Il paradosso che da tempo, però, mi desta stupore è sentire i medesimi lamentarsi del fatto che collezionisti e pubblico tendano a disertare le gallerie. Forse che la “morte” di queste ultime dipenda dall’ essere state surclassate da aste e fiere?
Inutile lamentare tale realtà, probabilmente, quando tutto il sistema considera le fiere inderogabili. Certamente è innegabile il loro essere teatro di confronto, di verifica, luogo privilegiato di incontro e discussione, immediato termometro di quanto accade nell’ambiente artistico. Mi domando però se non siano troppe. Si moltiplicano (come le case d’asta) e si susseguono a ritmi serrati. Spesso divenendo il fulcro, economico e programmatico, della maggior parte delle gallerie, che in questo modo non possono che perdere il loro “primigenio” e “prioritario” ruolo: quello di costituire il teatro delle mostre in cui l’arte viene promossa, proposta, vagliata; in cui il gusto si forma, in quanto anche, e soprattutto, luogo di incontro e dibattito tra artisti, critica e pubblico. Il mutamento del mercato ha portato a questo fenomeno. Personalmente ritengo costituisca un serio depauperamento a cui è necessario trovare un possibile argine.
CRISTINA PALMIERI
per informazioni, domande e richieste di consulenza: [email protected]
artissima 2012, fiera d’arte
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MAE Milano Arte Expo [email protected] ringrazia Cristina Palmieri per il testo Fiere d’arte: Arte Fiera, Artissima, MiArt, ArtVerona… e il mercato dell’arte contemporanea e per la rubrica Il filo di Arianna dedicata al mercato dell’arte, all’andamento delle quotazioni arte contemporanea e al collezionismo.
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