Magazine Diario personale

Figli di cane

Da Sogniebisogni

Bau bau

Vado a rilento con il blog dato il periodo di superlavoro, ma fortunatamente a darmi una mano c’è il cinemino della città e dei suoi abitanti. Lo striminzito parchetto che circonda il mio posto di lavoro è pubblico, per un patto con il Comune di Roma, ma strettamente sorvegliato da anzianissime guardie. Niente giocate a pallone e niente cani a passeggio. Al massimo qualche mamma con bambino al guinzaglio, molti etiopi e nigeriani seduti all’ombra degli antichi alberi e gatti. Gatti dovunque che si approfittano dell’assenza di cani e ragazzini per farsi i comodi loro, ronfare nel sottobosco, dare la caccia alle lucertole o disputarsi i bocconcini che lasciano le impiegate intenerite ogni pomeriggio.

Esco stanchissimo per tornare a casa e vicino ai cancelli c’è un padrone con cane al guinzaglio, evidentemente ignaro del divieto. Lo blocca un guardiano canuto con pettorina fluorescente: «Nun ze po’, li cani nun ponno entrà…». «Ma perché? Non fa male a nessuno, è al guinzaglio…» protesta il cinofilo indignato da tanta ingiustizia. «E’ vietato l’accesso, li cani sporcheno dappertutto…». «Ma se dentro è pieno di gatti! Fanno pipì anche loro. Allora dovete cacciare anche i gatti!» «Mo ce manca solo che me metto a corre dietro a tutti i gatti der quartiere!» sbotta inferocito il vecchione fluorescente. Un grosso gatto tigrato li guarda da lontano, steso sulla panchina. Anche lui come me con lo sguardo fra lo scettico e il divertito.


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