Nel corso della storia vi sono alcune categorie di persone che hanno
sempre goduto di particolare attenzione da parte di quasi tutte le
civiltà. Tra queste, logicamente, i bambini i quali anche nei momenti
peggiori hanno più o meno avuto un trattamento “di riguardo” rispetto a
quello riservato agli adulti.
Analogamente, altra categoria che di solito gode nei paesi civili di
particolari attenzioni è quella dei disabili, sia quelli di natura
psicologica che di natura fisica tanto che in alcune civiltà passate,
soprattutto i primi, erano trattati persino con rispetto in quanto
ritenuti più vicini alla divinità. Tanto ciò è vero che ogni qual volta
una società ha posto in essere comportamenti in danno di bambini o
disabili è passata alla storia per la sua crudeltà: dal nazismo a certi
regimi dittatoriali, comunisti e non.
Proprio per questo motivo, l’attenzione riservata ai bambini, ai
disabili ed in genere a tutte le categorie cd “deboli” viene di solito
utilizzata come metro di paragone per valutare la civiltà di una
società.
Se ciò corrisponde al vero, siamo messi veramente male!
Negli
ultimi mesi infatti nei media si sono succedute una serie di notizie
che hanno avuto come comune denominatore la violenza fisica e/o
psicologica nei confronti dei bambini, spesso disabili.
Ad aggravare ulteriormente la situazione la non trascurabile circostanza
che tali forme di violenza sarebbero state perpetrate nei confronti dei
bambini in ambienti cd “protetti” quali dovrebbero essere le scuole e
ad opera di quei soggetti ai quali lo Stato e le famiglie attribuiscono
un ruolo fondamentale nell’istruzione e nell’educazione dei bambini: gli
insegnanti o comunque gli educatori in senso lato.
I media, ed in particolare i telegiornali nazionali, si sono soffermati
in particolare sugli episodi sfociati addirittura nella pedofilia ma è
bene sottolineare le gravissime implicazioni per la psiche dei bimbi
derivanti anche dagli altri episodi ritenuti “minori”.
Limitando le nostre ricerche agli ultimi due anni troviamo dapprima la
vicenda dell’asilo “Cip & Ciop” di Pistoia, all’interno del quale i
bambini sarebbero stati sottoposti ad una serie di maltrattamenti ad
opera della direttrice e di una collaboratrice della struttura.
Successivamente, nel marzo 2010, la titolare dell’asilo “Primi Passi” di
Casarile (MI) ed una sua collaboratrice sono state arrestate con
l’accusa di aver picchiato ed umiliato i bimbi loro affidati.
Nello stesso periodo a Cremona un bambino di nove anni sarebbe stato
dapprima violentato per ben due volte dal proprio maestro e quindi
minacciato di morte nel caso in cui avesse riferito il fatto, mentre a
Marina di Massa un’altra maestra è stata denunciata perché avrebbe
picchiato un alunno.
A settembre 2010 sette maestre dell’Asilo “S. Gottardo” di Valbisagno
sono state indagate per violenze e maltrattamenti sui bambini e negli
stessi giorni altre due maestre di una scuola dell’hinterland fiorentino
sono state iscritte nel registro degli indagati per presunte violenze.
Vicende simili hanno poi riguardato nel novembre 2010 le tre
responsabili dell’asilo “Nel paese delle meraviglie” di Pinerolo,
raggiunte da avvisi di garanzia per maltrattamenti e violenze e quindi,
nel successivo mese di dicembre due maestre della Scuola materna
“Manzini” di Bologna, rinviate a giudizio sempre per maltrattamenti ai
bambini.
Se i comportamenti di cui sopra appaiono assolutamente incomprensibili
ed oggettivamente condannabili in quanto rivolti nei confronti di
bambini, quelli che seguono, se possibile, lo saranno ancora di più
perché riferiti a bambini cd “problematici”.
Dapprima, nel giugno 2010, una maestra di una scuola elementare di
Spinaceto (Roma) è stata denunciata dai genitori di un bambino autistico
di otto anni per violenze fisiche e psicologiche nei confronti del
minore.
Nel successivo mese di luglio tre educatrici della casa-famiglia “Il
Melograno” di Rodi Garganico, gestita dalla Cooperativa sociale Onlus
“Nemesi”, sono state arrestate per violenze, ingiurie e maltrattamenti
nei confronti di sette bambini ospiti della struttura. Considerato che i
bambini erano letteralmente terrorizzati, capitava spesso che
rimettessero o che facessero la pipì addosso, per cui sarebbero stati
costretti rispettivamente a rimangiarsi il vomito e ad infilare la testa
nel water. Alcuni mesi prima un altro bambino ospite, evidentemente
stressato dalla situazione, si era ribellato giungendo a dar fuoco ad
alcuni materassi finendo in un carcere minorile.
Passando al febbraio del 2011, quattro educatori sociali ed una maestra
del “Villaggio dei ragazzi” di Maddaloni (CE) sono stati raggiunti da
altrettante ordinanze di custodia cautelare perché avrebbero praticato
sistematicamente violenze fisiche e verbali nei confronti di alunni
disabili, molti affetti dalla sindrome di Down, che venivano scherniti
con offese gratuite, sottoposti a schiaffi e vessazioni fisiche
giungendo persino a far rovinare per le scale un bambino ed a ferirne
alla fronte un altro dopo averlo schiaffeggiato e sbattuto contro il
muro. A ciò aggiungansi anche due presunti episodi di violenze sessuali
nei confronti di due bimbi di undici anni!
Più recentemente ha fatto scalpore nel mese di giugno la denuncia che ha
raggiunto una maestra di una scuola elementare di Livorno che avrebbe
ripetutamente offeso i propri alunni su facebook ed avrebbe posto in
essere un percorso di esclusione nei confronti di un bambino autistico.
Nel luglio scorso, quattro maestre sono state arrestate a Vibo Valentia
per aver picchiato e sottoposto ad altre forme di vessazione un alunno
disabile di cinque anni.
Nello stesso squallido filone si inserisce poi la notizia apparsa nei
quotidiani capitolini il 29 luglio scorso relativo all’esclusione di un
bimbo autistico dal centro estivo organizzato dal V Municipio di Roma;
circostanza, questa, se possibile ancor più grave in quanto il
comportamento apertamente discriminatorio non appare frutto di un
comportamento “deviato” quanto piuttosto dell’assoluta mancanza di
sensibilità da parte degli organizzatori che hanno scientemente operato
tale scelta.
Sociologi, psicologi e psichiatri disquisirebbero a lungo alla ricerca
delle motivazioni che hanno indotto maestri ed educatori a porre in
essere tali comportamenti. Da parte nostra, più modestamente, possiamo
solo prendere atto del fatto che una società ed una scuola dove
vengono così spesso perpetrati comportamenti violenti e discriminatori
nei confronti dei bambini, anche disabili, sono rispettivamente una
società ed una scuola “malate”. Una società nella quale la
carenza di lavoro induce i giovani ad intraprendere strade per le quali
non hanno né la preparazione, né tantomeno il carattere e dove il metodo
di selezione del personale è ancora basato (tralasciando il vero
requisito ben noto a tutti) sulla dimostrazione della conoscenza di una
materia piuttosto che sulla capacità di trasmetterla e sul possesso di
quei requisiti psico-attitudinali che sono, specialmente in certe
professioni, assolutamente imprescindibili, una vera e propria conditio
sine qua non. In tale contesto, inoltre, i provvedimenti posti in essere
dalla Ministra dell’Istruzione relativamente al personale,
all’ampliamento delle classi, alla riduzione del sostegno etc., non
fanno altro che acuire problematiche già preesistenti.
Senza considerare poi che, come noto, una volta trovato un posto
pubblico le possibilità di perderlo sono legate solo ed esclusivamente
alla commissione di gravi reati (e talvolta non è sufficiente).
Da sempre l’educazione dei bambini, ovvero di quei soggetti che
costituiscono le fondamenta della società di domani, è affidata perlopiù
a tre soggetti: la famiglia; la scuola; la Chiesa.
La famiglia sconta il costante depauperamento etico e morale di una
società nella quale sono progressivamente caduti tutti gli ideali sui
quali si era retta per decenni una lotta politica dura quanto leale: da
una parte l’utopia di un comunismo tradottosi in sistemi statalisti e
dittatoriali; dall’altra un’economia di mercato senza regole nella quale
viene considerato solo a chi dimostra di poter seguire certi schemi
precostituiti considerando “out” chi non vuole o non è in grado di
seguirne i ritmi.
La scuola, già vittima della caduta di cui sopra, paga il completo
disinteresse e l’incapacità dimostrate negli ultimi decenni da una
classe politica anch’essa vittima ed artefice del depauperamento di un
istituto che dovrebbe garantire il futuro di una società. Una classe
politica che ha fatto “sfoggio” di (pochi) provvedimenti normativi
dimostratisi sistematicamente peggiorativi rispetto ai precedenti.
Infine la Chiesa ha mostrato, partendo dagli Stati Uniti, all’Irlanda,
alla Germania ed un po’ dovunque, la presenza al suo interno di soggetti
allontanatisi dal cammino di Cristo per cedere alle lusinghe della
“carne” a scapito soprattutto di bambini.
Va da sé che una società che deve reggersi su tali fondamenta è destinata ad una fine ingloriosa.
Una società nella quale le famiglie dei disabili sono giornalmente
abbandonate a sé stesse e costrette a notevoli esborsi economici per far
fronte alle tante, troppe lacune di un servizio sanitario nazionale
incapace la fornir loro anche quei livelli basilari di servizio che
sarebbero previsti dalla vigente normativa. Una società che, spesso, non
concede alle famiglie che hanno il coraggio di denunciare negligenze ed
abusi non solo il sostegno economico, ma nemmeno quello morale.
In tale contesto la vicenda dell’agosto 2008 che ha visto protagonista
un’insegnante di sostegno di Camigliano (LU) denunciata dai carabinieri
per aver rubato, tra le altre cose, le merendine ai propri alunni -
francamente grottesca - appare quasi frutto della fantasia di uno
sceneggiatore della commedia all’italiana.
Avv. Roberto Mastalia
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