Figli vegetariani, (dott.) Luciano Proietti

Creato il 01 marzo 2015 da Serenagobbo @SerenaGobbo

Ieri mia suocera mi ha detto che per mio figlio di sei anni è ancora troppo presto per togliergli la carne. Alle mie controragioni ha risposto: “Ma da dove le prende le proteine?”
Zio Billy. Pazienza lei che ha superato i settanta, ma è pieno di gente che non sa neanche a cosa servano le proteine, cosa siano e quante ce ne vogliamo, e tuttavia è terrorizzata di non assumerne abbastanza! :-(
Sempre ieri, una signora molto più giovane mi ha detto che doveva andare a lamentarsi con la maestra perché a scuola hanno insegnato che il latte della mucca serve al vitellino, e questo ha comportato delle difficoltà al momento della colazione mattutina con la bimba. Eh, non esiste un’alternativa al latte vaccino, no? Siamo nel terzo mondo dove si muore di fame, cavolo!!

Partiamo dal libro, che mi innervosisco meno.
Il taglio dato dal pediatra Proietti non è il solito, perché lascia anche molto spazio alla storia dell’alimentazione, spiegando le ragioni della situazione attuale.
Ad esempio, perché siamo così vogliosi di introdurre la carne nello svezzamento? Tutto risale alle origini dell’industrializzazione, quando le mamme dovevano andare a lavorare presto e lasciare il bimbo senza latte specie-specifico. Che succedeva? Che tanti piccoli morivano. Colpa della mancanza di ferro, questa è stata la spiegazione per decenni. E continua ad esserlo anche ora, che le mamme godono del diritto di allattamento e che potrebbero allattare i figli più a lungo senza fargli mancare nulla.

Altro dato interessante riguarda la lattasi sufficienza in base al colore della pelle e della latitudine: la lattasi deficienza era la “normalità” perché dopo una certa età è normale che i cuccioli umani non digeriscano più il latte. Ma andatevi a leggere nel libro cosa è successo quando le popolazioni si sono spostate dall’Africa ai paesi più nordici e hanno incominciato ad allevare animali. Vi riporto solo uno stralcio:

La pelle chiara al pari della lattasi sufficienza, facilita e incrementa l’assorbimento del calcio a livello intestinale. La pelle chiara consente ai raggi solari di penetrare attraverso lo strato più esterno della pelle e di convertire una particolare forma di colesterolo che si trova nell’epidermide in vitamina D3.

E perché i latti delle differenti specie sono diversi? Dipende da quanto succhia il cucciolo. Proietti riporta vari casi (che servirebbero tutti da risposta alla mamma che ho incontrato ieri e che aveva problemi con la maestra!!), ma questo è quello più interessante:

(…) quanto abbiamo detto finora può spiegare anche la curiosa “anomalia” rappresentata dall’assenza di lattosio nel latte dei mammiferi marini: infatti, il latte di foca, tricheco e leone marino è ricco di vitamina D e non ha bisogno del lattosio per incrementare l’assimilazione del calcio.

Mio marito dice che il cervello umano ha cominciato a svilupparsi quando abbiamo incominciato a mangiare carne. E sì, perché lui, allora, c’era… :-(
Questo o è uno dei miti che continuano a diffondersi. Ecco cosa dice Proietti:

“Si ritiene che il nutriente che determinò questo sviluppo non fu, come spesso si dice, il cibo proteico, cioè la carne, ma un grasso abbastanza raro che si trova per lo più negli ambienti marini: è un grasso polinsaturo a catena lunga (…) che noi oggi chiamiamo “Omega 3″.
Come fecero i nostri antenati ad assumere gli acidi grassi omega 3 a catena lunga? imparando a cibarsi di alghe, ricche di questo nutriente, o, forse, anche di molluschi e crostacei, di cui erano ricche le rive dei grandi laghi africani.”

E ricordiamoci che noi siamo primati, dunque frugivori, dovremmo mangiare frutta, radici, foglie, semi, alghe e saltuariamente qualche cibo animale (non dico formiche, come gli scimpanzé, ma insomma, non di certo due bistecche al giorno come suggerisce qualcuno).
Non è una dieta strettamente vegana che, come dice Proietti, è antifisiologica, ma ci siamo molto vicini.



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