Per aiutarvi ad immergervi nell'atmosfera del luogo che oggi vado a raccontarvi parto dal motto che lo caratterizza, tanto da essere diventato anche slogan dei gadget per turisti: "Yes, I survived Batad!". Già, perché Batad non è un posto che ti puoi solo godere prima e durante, un po' te lo devi conquistare. Premetto però che conquistarselo vale tutte le fatiche possibili.
Raggiungere Batad è già po' un'avventura, soprattutto se capita di scegliere un giorno in cui piove o in cui comunque le piogge sono state abbondanti nei giorni precedenti. Noi siamo partiti da Banaue con un trycicle e ci abbiamo messo più o meno un'ora a ricoprire la distanza che porta al punto in cui inizia il sentiero percorribile solo a piedi.
Questa distanza è di soli 18 chilometri ma l'ora di percorrenza è dovuta al fatto che la strada è interrotta in numerosi punti per il rifacimento della pavimentazione. È proprio in questa occasione che ho visto fare ai tricycle manovre che non avrei mai creduto possibili da questi improbabili mezzi a motore, senza parlare poi del modo in cui li ho visti divincolarsi da enormi pozze di fango che avrebbero imprigionato qualunque altro mezzo. Ed è così che tra un pezzo di sterrato e l'altro e tra una pozza di fango e l'altra, il tricycle ci ha portati a destinazione. Che poi, diciamocelo, a destinazione decisamente non si ha la sensazione di essere arrivati dal momento che, nel posto in cui si scende, a parte due baracche con qualche souvenir impolverato, non c'è assolutamente nulla. La verità infatti è che si è ancora ben lontani dal punto di arrivo: qui parte la strada sterrata che si può percorrere solo a piedi in circa un'ora di cammino che all'andata è tutta in discesa (400 metri di dislivello circa), al ritorno ovviamente tutto in salita.
La notizia importante è che stanno lavorando per allungare il tratto di strada percorribile dai mezzi di trasporto così da ridurre l'isolamento geografico di Batad. Qui si potrebbe aprire un capitolo intero dibattendo sulla bontà o meno di queste opere che sicuramente incideranno sull'atmosfera incantata che oggi caratterizza questo paese immerso nelle risaie. Forse però basta un'informazione per mettere tutti d'accordo: i medici spesso non arrivano fino qui per via della mancanza di mezzi di trasporto e perchè il percorso a piedi è troppo faticoso. Non so a voi, ma a me questo basta per chiudere immediatamente qualunque dibattito.
Torniamo però su quella strada sterrata che man mano si stringe fino a trasformarsi in sentiero immerso nella vegetazione e che ad un certo punto raggiunge una serie di abitazioni abbarbicate su un costone posto proprio ai bordi della vallata delle risaie. Superate le prime abitazioni si trova il primo varco che permette l'affaccio su quello che i locali chiamano l' anfiteatro. Ci si trova in una di quelle situazioni in cui si hanno abbastanza occhi per godere dello spettacolo che ci si offre di fronte.
L'incantesimo è perfetto: ripide pareti, alte centinaia di metri, terrazzate fino alla cima con, proprio situate nel mezzo, un pugno di abitazioni colorate dai tetti di paglia che rappresentano il cuore del villaggio di Batad. Il punto panoramico più bello è sicuramente quello dell'hotel Rita's Restaurant dove, tra l'altro, abbiamo incontrato la nostra guida, Vincent.
Vincent è un uomo che ha passato tutta la sua vita qui, a Batad, e che sa che da questo posto non si separerà mai perché sono ormai l'uno parte dell'altro. A far brillare ancora i suoi piccoli occhi vispi sono i riflessi di gioia che vede sui volti delle persone che porta a visitare le terrazze, persone che come noi poi gli lasciano una dedica su uno di quei quaderni ingialliti che lui conserva quasi fossero reliquie. Un consiglio quindi: se volete una guida recatevi al Rita's Restaurant e chiedete di Vincent, so con certezza che mi ringrazierete per avervelo suggerito.
Se il panorama da qui è strepitoso, l'incanto non svanisce neanche quando si percorrono gli stretti sentieri all'interno delle risaie immergendosi in un'atmosfera fiabesca i cui protagonisti sono donne che preparano e puliscono le terrazze e piantano il riso, e uomini che costruiscono i muretti di pietra e arano la terra. Come in ogni fiaba che si rispetti anche qui c'è un antagonista: la povertà. Qui si vive lavorando dall'alba al tramonto, in baracche di legno, cibandosi di riso e patate dolci.
Per quella che è stata la mia esperienza in questa zona a nord dell'isola di Luzon, posso dire che la bellezza di Batad e delle sue terrazze non ha eguali.
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