Mrs. Fairytale: "Ogni uomo è una trappola, alcuni sono trappole taglienti, altri pozzi vuoti, altri meravigliosi come un veleno irresistibile, ma di base l'uomo ha l'omicidio nel cuore... Vivo in una farmacia, morirò pulita come una supposta scaduta. C'è qualcosa dentro di me che vive, s'inaugura e io mi sento come se non fossi stata invitata a questa festa".
Mrs. Emerald: "Hai ragione, dobbiamo fare qualcosa, rischiamo di vivere una vita per la pietà di fare felice qualcuno che non siamo noi".
Mrs. Fairytale: "Sì, non voglio più essere un pronto soccorso".
Mrs. Emerald: "Dobbiamo imparare ad essere cattive".
Mrs. Fairytale: "Come posso mettere al mondo un figlio senza insegnargli ad essere cattivo? Non dico malvagio, ma almeno cattivo quel tanto che basta per pretendere di essere felice".
Mrs. Emerald: "Ho paura, ti prego abbracciami".
Mrs. Fairytale: "Vieni qui, tesoro mio...".
Un mondo onirico dalle tinte pastello che ricrea perfettamente l'interno di un rassicurante appartamento situato in una cittadina (non importa quale) della provincia americana degli anni '50. Questo è quanto possiamo vedere sul palco del Teatro della Pergola in occasione della rappresentazione di Favola, spettacolo di culto scritto ed interpretato da Filippo Timi. In scena tutto è curato nei minimi dettagli tant'è che sembra di stare sul set di una di quelle situation comedy americane che, anche con toni nostalgici, ripropongono quegli anni (e qui il pensiero corre veloce alla casa dei Cunningham di Happy Days).
Un salottino accuratamente arredato, uno scintillante albero di Natale, un immenso bambù senza nome, l'immancabile carrellino degli alcolici, moquette rosa, una cagnetta impagliata di nome Lady: è in tale ambiente che fa il suo ingresso Mrs. Fairytale, l'impeccabile casalinga, ben vestita, curata in ogni dettaglio, sempre a modo e chic, dietro la cui parrucca ed un trucco un po' pesante si nasconde nientedimeno che uno splendido, accattivante e sorprendente Filippo Timi.
Ad ogni cambio di scena scorrono le immagini degli spot pubblicitari del Carosello: non mancano il Calimero dei fratelli Pagot e la voce buffa ed inconfondibile della mitica Franca Valeri, tutte chicche che ci riportano a riassaporare gli anni felici del bel paese, anche se questa sorta di intermezzi a volte rallentano eccessivamente la pièce esagerando pure in lunghezza.
Timi veste i panni della perfetta casalinga alle prese con la sua dolce attesa e l'incombere in casa della sua migliore amica Mrs. Emerald (Lucia Mascino). Tra un bicchiere di whisky e battute intelligenti le due sviscerano i loro segreti in un susseguirsi di scene brillanti caratterizzate da un linguaggio dinamico e pungente.
Dietro la dolce e smaliziata Mrs. Fairytale si nascondono i soprusi di un marito violento, dietro la compostezza e la severità di Mrs. Emerald si cela il sospetto che il suo compagno possa essere omosessuale. Entrambe si ritrovano a dover fare i conti con se stesse, donne continuamente avvilite dai mariti.
Dunque, una favola grottesca, senza nessuna sbavatura, ma forse lenta e troppo prolissa e ripetitiva in alcuni momenti. Leggero e spensierato, solo apparentemente, lo spettacolo diventa un pretesto per far riflettere sul ruolo delle donne (indicativo in tal senso il suo sottotitolo che recita: C'era una volta una bambina, e dico c'era perché ora non c'è più), anche se non mancano momenti in cui si cade nella banalità e si ha la sensazione di assistere ad un qualcosa di già visto.
In conclusione, l'idea partorita da Timi non è niente male e, nel suo complesso, Favola si rivela commedia esilarante con tantissime trovate che fanno ridere di gusto il pubblico, anche se in certi momenti non si capisce bene dove l'attore perugino voglia andare a parare: difatti, capita che sembri fin troppo sicuro del riscontro sugli astanti delle sue battute tanto da ridere spesso prima lui (provocando inevitabilmente il rallentamento dell'azione scenica) e da traghettare spesso il suo fascinoso personaggio oltre i confini della caricatura.