Parlare di un film come In Trance è altamente rischioso, non per le tematiche o l’eventuale pesantezza della pellicola ma perché è una di quelle storie dove solo alla fine tutto viene chiarito con enorme incredulità dello spettatore. Siamo di fronte ad un film ad incastro ed è fin troppo facile rovinare la sorpresa finale. In ciò che segue non troverete anticipazioni di alcun genere però il passo falso è dietro l’angolo quindi l’allerta spoiler è ufficialmente attiva.
Tralasciando l’inutilità della desinenza “In”, il film Trance è il decimo lungometraggio del pluripremiato Danny Boyle (“Trainspotting”, “28 giorni dopo”, “The Millionaire”), un regista inglese di enorme talento, uno dei pochi che ha ancora il coraggio e l’abilità di spaziare tra generi diversi senza mai deludere, e lavorando con successo non solo in ambito cinematografico: ha diretto lo show di apertura delle Olimpiadi londinesi con enorme successo e il suo Frankenstein è uno degli spettacoli più belli apparsi a teatro negli ultimi anni.
La trama di “In Trance” (o almeno ciò che si può dire) narra del furto di un quadro in una casa d’asta in cui lavora Simon (James McAvoy). Simon stesso fa parte della banda di rapinatori ma perde la memoria proprio quando c’è da recuperare la refurtiva e allora il capo (Vincent Cassel) decide di ricorrere all’aiuto di una psicoterapeuta (Rosario Dawson) che grazie all’induzione di uno stato di trance nel paziente riesce a far emergere ricordi sopiti, ma….ma qui occorre fermarsi perché il bel marchingegno che gli sceneggiatori hanno messo a punto merita di non essere svelato.
Al contrario di quanto potrebbe apparire da questo fermo immagine il film non è in 3D
Al di là della bravura degli attori magari non così famosi ma di enorme talento: McAvoy è una faccia d’angelo capace di rendere alla perfezione personaggi altamente cazzuti, Cassel un motivo ci sarà se continuano quasi solo ad affidargli il ruolo del malvivente, ma non vorremmo si fossilizzasse su quei personaggi perché ha talento per spaziare in lungo e in largo, e infine una magnifica Rosario Dawson vera protagonista del film, personaggio potente e sfaccettato (non aggiungo altro per non spoilerare) che ci regala un nudo integrale probabilmente non fondamentale al proseguo della trama ma comunque sempre gradito.
Boyle ha una capacità sopraffina di abbinare immagini e suoni: le musiche che sceglie sono perfette, i colori mai fuori posto e quando osa spingendo sull’acceleratore prima si garantisce che tu sia ben allacciato per poterti godere il viaggio, non risulta mai pesante e lento qualsiasi cosa faccia, qualsiasi cosa mostri.
Al di là del talento di regista e attori ciò che di notevole ha questo film è la sua trama ad incastro, ogni pezzo viene a congiungersi con gli altri nella spiegazione finale a cui nessuno potrà mai arrivare nonostante ognuno faccia delle ipotesi nella sue mente, la tensione e i colpi di scena sono dosati alla perfezione durante tutti i 101 minuti ma la sensazione che pervade lo spettatore all’uscita di sala è incertezza, perché possiamo credere che un bambino veda la gente morta se quello che ci proponi è un film non realistico, ma se vuoi rimanere nel campo del possibile devi tenere sott’occhio i voli pindarici, perché è facile esagerare, attorcigliarsi su se stessi e fare un passo falso. In questo caso anche credendo all’enorme potere dello stato indotto di trance ciò a cui si giunge a fine pellicola risulta un po’ troppo improbabile e questo per un film di genere è un peccato abbastanza grosso. Ma volendo affidarsi completamente alle esperte mani di Danny Boyle, ci si dimentica il rompicapo non troppo credibile e ci si gode la sorpresa finale e come ciliegina su un’ottima torta : “Questa proprio non me l’aspettavo”.
Scheda del film
Anche voi alla fine avete detto “non me l’aspettavo”?
“In Trance” tit. orig. “Trance”
Regia: Danny Boyle (Trainspotting, 28 giorni dopo”, “The Millionnaire”)
Soggetto e sceneggiatura: Joe Ahearne, John Hodge
Interpreti
James McAvoy (Simon)
Vincent Cassel (Franck)
Rosario Dawson (Elizabeth)
Danny Sapani (Nate)