Titolo: Dark Shadows
Regista: Tim Burton
Titolo originale: Dark Shadows
Durata: 113 minuti
Anno: 2012
Genere: Drammatico, horror, fantasy
Attori: Johnny Depp, Eva Green, Jackie Earle Haley, Bella Heathcote, Michelle Pfeiffer, Helena Bonham Carter, Chloe Moretz, Thomas McDonell, Gulliver McGrath, Jonny Lee Miller, Christopher Lee, Alice Cooper, Ray Shirley, Ivan Kaye, Susanna Cappellaro, Josephine Butler, William Hope, Harry Taylor, Shane Rimmer, Guy Flanagan
Voto:
Trama:
Nell’anno 1752, Joshua e Naomi Collins, insieme al loro giovane figlio Barnabas, salpano da Liverpool, Inghilterra, per cominciare una nuova vita in America. Ma anche un oceano non basta per sfuggire alla misteriosa maledizione che affligge la famiglia. Due decenni passano e Barnabas ha il mondo ai suoi piedi, o almeno la città di Collinsport, Maine. Barnabas, signore di Collinwood Manor, è ricco, potente e un esperto playboy, finché non commette il terribile errore di spezzare il cuore di Angelique Brouchard (Eva Green). Una strega in tutti i sensi, Angelique lo condanna a un destino peggiore della morte, trasformandolo in vampiro e seppellendolo vivo. Due secoli più tardi, Barnabas viene liberato involontariamente dalla sua tomba ed emerge nel diversissimo mondo del 1972. Tornato a Collinwood Manor, scopre che la sua un tempo grande proprietà è caduta in rovina. Ciò che rimane della famiglia Collins se la passa poco meglio, e ciascuno nasconde oscuri segreti.
Recensione:
Ed eccomi di nuovo qui a parlare dello zio Tim, regista del bizzarro per eccellenza, virato al gotico negli ultimi anni, e forse anche alla troppa commercialità.
Sono andata al cinema convinta di trovarmi di fronte – se non a un capolavoro di rinascita – almeno a un film dei bei vecchi tempi di Burton, qualcosa alla Ed Wood o La Fabbrica di Cioccolato.
Ennesima delusione. Purtroppo.
La trama di base è frizzante, che mescola il vecchio stile con rivisitazioni originali e stravaganti, ottime idee come al solito. È tutto il resto che fa cascare le braccia.
La dolce fanciulla che scappa dal suo destino crudele e approda a Collinwood Manor come tata, così dolce e indifesa – e con degli impressionanti occhi a palla – non è altri che l’amore della vita di un redi(morto) Barnabas, tornata sottoforma di spettro – o corpo reincarnato, chi lo sa? – che aspettava solo il ritorno del suo amato, che a sua volta risorge per riportare il nome della sua famiglia agli antichi splendori, minati da secoli da una strega psicopatica. E qui comunque un premio andrebbe a Eva Green, espressiva e stupenda nel suo ruolo, inquietante e perfettamente incarnata nella parte, davvero spaventosa nel finale.
Il finale d’amore è scontato (Burton a quanto pare con gli anni ha ammorbidito il cuore), e diciamo che tutto il film non ha riservato grandi sorprese.
Il che non dovrebbe andare a discapito della pellicola, in fondo anche il classico può piacere e mettere l’animo in pace, no? Beh, in quest’occasione devo ammettere di aver visto scene che hanno fatto esclamare a me e alle amiche che avevo di fianco dei WTF?! grossi come una casa.
Primo tra tutti: la componente sessuale. E non allusiva, velata. Sessuale, e basta. Chi ha approvato l’idea delle mutandine dovrebbe essere fucilato.
Nei film di Burton devo dire che non avevo mai assistito a scene volgari, al massimo seduttive o anche comiche, un buon mix equilibrato e gradevole che valorizzava il complesso rendendolo persino armonioso e completo. In Dark Shadows invece ho trovato solo puro squallore, minuti veramente imbarazzanti e gestiti male che mi hanno lasciata seriamente perplessa.
Inoltre, informazioni assolutamente nonsense e inutili a go go, che non servivano affatto alla stabilità trama ma che sembravano essere state messe lì per scatenare bricioli di simpatia, cosa che non è avvenuta. Primo fra tutte: la vecchina di Collinwood. A cosa diamine serviva? La sua presenza non è stata giustificata in nessun modo, non era un elemento comico (quei pochi accenni a lei e le scene in cui è apparsa non sono valsi la candela), né tantomeno utile ai fini della storia. Un po’ come nei videogiochi: quando si trova una porta impossibile da aprire, ci si aspetta che riveli qualcosa di spettacolare, forse di decisivo. Beh, aspettative deluse alla grande.
E poi, la licantropia della giovane Collins, sbucata fuori all’ultimo minuto, giustificata con l’ormai digerita cattiveria della strega, e per cosa? Per essere sbattuta contro le scale dopo due inquadrature? Capisco che dovevano pur far fare qualcosa di eroico a tutti i buoni, ma questo era stupido. Stupido e senza senso.
Ho ammirato la recitazione di Michelle Pfeiffer, bellissima e bravissima come sempre, calata nel personaggio e mai ridicola o eccessiva, in poche parole: perfetta.
Le due stelline sono per la recitazione femminile – soprattutto quella di Eva Green e la Pfeiffer, non certo quella di Bella Heathcote, la classica ragazza acqua e sapone e un po’ di sciolina per farla scorrere meglio da una scena all’altra senza che si incastrasse in uno degli svariati momenti di banalità che la caratterizzavano – e per l’apparizione di Alice Cooper e tutto ciò che vi girava intorno. Credo sia stata la circostanza più entusiasmante dell’intero film.
E la mezza stellina per il complesso restante, che appare carino e godibile, adatto ad una tranquilla serata con gli amici, ma un vero schiaffo morale per un fan di Burton che ha visto Beetlejuice fino a renderlo il suo film preferito.
Come in Alice in Wonderland, anche in Dark Shadows si nota un declino dell’originalità e della qualità.
Ora, io non so di chi o cosa sia la colpa. Se dello stesso Tim Burton che nel tempo ha esaurito le cartucce – proviamo a fare un paragone con Mars Attack! o l’immortale Nightmare before Christmas – e ormai è caduto preda di cliché e della piattezza del cinema (anche se Burton non è stato sceneggiatore di Dark Shadows); o se la colpa è tutta dei produttori che lo costringono a creare pellicole commerciali, dozzinali e prive di inventiva e divertimento. Sta di fatto che i suoi ultimi due film erano disperatamente vuoti.
Vuoi il cast eccezionale, vuoi gli stupendi effetti speciali, vuoi Johnny Depp che fa sempre la sua porca figura, ma c’è qualcosa che manca.
Ora è in preparazione un remake di Frankenweenie – che probabilmente farà felice un certo chitarrista – un cortometraggio sempre realizzato nel 1984 dallo stesso Burton, e l’unica cosa che mi viene da dire è che spero che lo zio Tim si decida a tornare alle origini.
Anche se il film è distribuito dalla Disney.