[Film Zone] La musica nel cuore (2007)

Creato il 20 giugno 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

Titolo: La musica nel cuore
Regista: Kirsten Sheridan
Titolo originale: August Rush
Durata: 114 min.
Anno: 2007
Genere: Drammatico
Attori: Freddie Highmore, Keri Russell, Jonathan Rhys Meyers, Terrence Howard, Robin Williams, Leon Thomas III, William Sadler, Alex O’Loughlin, Mykelti Williamson
Voto:

Trama:
A New York il chitarrista e cantante Louis e la talentuosa violoncellista Lyla si incontrano per caso e trascorrono insieme una notte, ma la mattina dopo la ragazza viene costretta dal padre a lasciare la città. I due non hanno modo di ritrovarsi, e il resto della loro vita sarà condizionato dal rimpianto per un amore non vissuto. A pagare il prezzo più alto è Lyla che, rimasta incinta, viene indotta dal padre a credere che il bambino sia nato morto. Passano gli anni, e nel frattempo Evan, il figlio di Lyla, vive in un orfanotrofio. È un bambino con una spiccata propensione per la musica e una grande speranza: riuscire, prima o poi, a trovare i suoi genitori. È per questo motivo che, appena ne ha l’occasione, fugge e scappa verso New York. Qui conosce Arthur, un bambino di strada che suona la chitarra a Washington Square e che lo conduce dal “Mago”, musicista strano e ambiguo, che ospita orfani e insegna loro a suonare per le strade, sfruttandoli e trattenendone parte delle mance. Il Mago intuisce il talento di Evan, gli insegna a suonare la chitarra e gli assegna il nome d’arte di “August Rush”. Quando la polizia è sulle tracce di Evan, il piccolo riesce a scappare e si rifugia in una chiesa, il cui reverendo lo introduce alla Juilliard School, la prestigiosa accademia musicale. Evan/August studia con passione anche perché è convinto di poter ritrovare i suoi genitori attraverso la musica, che lui è in grado di percepire ovunque: nella natura, nelle persone e addirittura nel traffico. Nel frattempo Lyla scopre dal padre in punto di morte che suo figlio è vivo: corre a New York per cercare notizie, e accetta inoltre l’invito a suonare al concerto della Julliard. Louis invece ritrova i vecchi membri della band e l’unica foto di Layla: scopre allora la sua identità, la cerca e riesce a raggiungerla a New York, dove è stato scritturato per suonare in un locale. Casualmente incontra August, con il quale suona la chitarra. August/Evan dimostra molto talento, tanto che la sua musica viene scelta per essere suonata durante il concerto all’aperto della Juillard. Dopo mille peripezie e un’ultima fuga disperata Evan si esibisce davanti a centinaia di persone, e proprio grazie alla musica riuscirà a coronare il suo sogno più grande: ritrovare i suoi genitori.

Recensione:
Mi sono innamorato di questo film fin da quando l’ho visto per la prima volta e per puro caso in televisione, attirato soprattutto dalla colonna sonora che sentivo da un’altra stanza. Uno dei casi più riusciti di armonizzazione di scene e melodie, tanto che ogni volta che lo riguardo mi viene ancora la pelle d’oca, e a ogni concerto inserisco sempre almeno un brano solo strumentale di questo bellissimo film stranamente poco conosciuto.
Un altro suo eccezionale punto di forza che si nota immediatamente è la grande attenzione riservata ai dettagli: dal momento che «La musica è intorno a noi, non bisogna fare altro che ascoltare», anche le più impensate circostanze possono far scattare nella mente il senso del ritmo e dello scorrere delle note. Ecco allora splendidi panorami e strade caotiche di New York, chiari di luna e vicoli scuri, silenzi carichi di echi e rumori che si incastrano tra loro formando un tappeto musicale all’apparenza impossibile da cogliere.
Ma soprattutto il capolavoro sta nella fusione di generi completamente diversi, che spesso si intrecciano dando vita a canzoni estremamente innovative: il rock fumoso dei locali pubblici e le ampie arie della musica classica, l’hip hop delle strade e il grande gospel, tutti riuniti nella scena conclusiva che lascia allo spettatore un senso di completezza e soddisfazione, più la voglia di fischiettare i temi principali e di individuare forme di musicalità là dove prima non se ne sarebbe mai presa in considerazione l’esistenza.
La trama scorre lenta e meditativa, e per quanto il film sia ambientato ai giorni nostri i personaggi sembrano provenire direttamente dall’epoca a cavallo tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta, un leggero anacronismo che, piuttosto che rappresentare una pecca, dà un’ulteriore conferma del messaggio finale: la musica non ha tempo e luogo, non conosce le distanze, è un canale privilegiato che unisce cielo e terra, corpo e anima, è un linguaggio universale che non ha bisogno di spiegazioni per essere compreso e condiviso, un mondo a parte in cui chiunque potrebbe entrare e lasciarsi andare a un istinto innato la cui prima parola d’ordine è una, eterna e semplicissima: ascoltare.

Potrebbe sembrare inusuale la scelta degli attori: Jonathan Rhys Meyers mantiene il suo consueto stile a tratti quasi androgino, dimesso e pacato, tuttavia riesce a essere brillantemente all’altezza nei panni di un rocker acclamato capace di creare anche romantiche e appassionate ballate. Allo stesso tempo, è straniante incontrare Robin Williams dal lato di un personaggio tanto ambiguo, che potrebbe essere il cattivo ma ha una vena di genialità innegabile, l’esaltazione di un folle perfettamente rispecchiata dalla sua personalità ricca di ogni sfaccettatura. Molto ben riuscita anche la parte interpretata da Keri Russell, che mantiene viva la contrapposizione tra la musicista classica e distaccata e la donna e madre appassionata fino alla fine, quando tutto si ricongiunge su un maestoso accordo orchestrale.
Scelte appunto inusuali, ma impeccabili nel loro incastro definitivo.


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