Titolo originale: Dr. Seuss’ The Lorax
Regia: Chris Renaud, Kyle Balda
Sceneggiatura: Ken Daurio, basato sul libro per bambini The Lorax del Dr. Seuss
Durata: 86 minuti
Anno: 2012
Genere: Animazione
Cast: Zac Efron, Taylor Swift, Danny DeVito, Ed Helms, Betty White
Voto:
Dopo un 2011 non particolarmente eclatante per il cinema d’animazione, il 2012, in attesa degli annunciati Brave della Pixar e Frankenweenie di Tim Burton, è già partito col botto. Lorax – Il guardiano della foresta si è rivelato non solo il più grande successo al box office per un film tratto da una storia del Dr. Seuss e il film più remunerativo per la Illumination Entertainment, che due anni fa ha prodotto Cattivissimo Me, ma è anche, al momento in cui scrivo (e quindi senza tenere conto di The Hunger Games) il film che ha incassato di più negli Stati Uniti nel corso del 2012.
Un grande successo al box office, insomma. Ma questo basta per definire Lorax un buon film? Scopriamolo insieme dopo il salto (anche se le stellette qui sopra forse l’hanno spoilerato un po’).
Lorax – Il guardiano della foresta racconta la storia di un ragazzo di dodici anni di nome Ted, doppiato da Zac Efron nella versione originale, che vive a Thneed-ville, una città in cui tutto è plastificato e l’aria fresca è venduta in bottiglietta. Audrey, un’amica di Ted, ha il desiderio di possedere un albero vero, non uno di quegli oggetti meccanici che si vendono in città, e Ted, che vorrebbe tanto… fare quello che i dodicenni fanno con le ragazze, decide di procurargliene uno. Sua nonna Norma, doppiata da una strepitosa Betty White, lo indirizza da un misterioso personaggio chiamato Once-ler, che racconta a Ted la storia del suo incontro con il Lorax, doppiato da Danny DeVito nella versione inglese E in quella italiana, e di come tutti gli alberi siano spariti dalla faccia della terra.
La prima cosa che salta all’occhio paragonando Lorax al racconto originale e, soprattutto allo special televisivo del 1972 sceneggiato dallo stesso Dr. Seuss, è che l’evento principale della storia, ossia il conflitto tra il Lorax e il Once-ler, è trattato in maniera estremamente diversa. Nell’adattamento del ’72 è il conflitto principale e occupa la quasi totalità dei 25 minuti del programma, mentre nella versione del 2012 occupa soltanto una piccola parte del film. Il Lorax stesso è presente per pochissimo tempo, che sarebbe stato anche sufficiente per caratterizzare un personaggio simile a quello creato dal Dr. Seuss, ma che invece viene speso in slapstick comedy e riempitivi. Il conflitto tra il Lorax e il Once-ler, che era l’anima della versione originale, nel film del 2012 si risolve in una sola sequenza musicale della durata di cinque minuti scarsi. E non è nemmeno una canzone memorabile.
È questo il primo problema che ho riscontrato con Lorax. Non che non è fedele all’originale – per carità, ogni adattamento è figlio dei suoi tempi –, ma che sceglie consapevolmente di diluire la storia da cui prende spunto in una serie di scene d’azione che non hanno un vero e proprio senso, commedia spesso e volentieri di bassa lega, e una storia d’amore, quella tra Ted e Audrey, che se si prendono in considerazione le età dei due soggetti coinvolti, è anche abbastanza creepy e che comunque è davvero poco per essere il motore dell’azione. Nella versione del 1972 il bambino – che non aveva nome – rappresentava la speranza per il futuro, qui più che altro è un ragazzino che vuole farsi la ragazza dei suoi sogni.
Ma va peggio ancora quando diamo un’occhiata alla morale del film. The Lorax è sempre dichiaratamente stato una favola ambientalista che parla dei pericoli che l’avidità delle industrie pone nei confronti dell’ambiente. Niente di innovativo, ma nel libro e nella versione originale l’argomento è trattato con la dovuta intelligenza. Nel film del 2012, invece, ci troviamo di fronte a uno scenario già visto in centinaia di film simili (presente Ferngully?) e che non è affatto trattato in modo serio. Quei film in cui le industrie sono tutte monodimensionali Evil Corporation che vogliono inquinare perché inquinare è divertente. Questo è il più grande problema di Lorax: pretende di portare un messaggio importante ma non ha la voglia o la capacità di farlo in maniera intelligente, finisce per ficcarti a forza un concetto in testa anziché affrontare con serietà un problema grave come l’inquinamento. E io che mi illudevo che i film d’animazione, dopo Wall-E, avessero imparato a raccontare una storia senza suonare come delle maestrine.
The Lorax è questo, se si gratta via la patina “comica”, un predicozzo. E il Lorax stesso, la voce degli alberi, il personaggio positivo della storia, per quel poco che appare, finisce per essere una blanda macchietta, che suona più lagnosa che autorevole.
Un ultima nota sulla versione italiana. Il film uscirà nelle sale nostrane l’1 giugno e non ho idea di come farà al box office, ma non è che mi interessi più di tanto. Quello che mi ha colpito, in negativo, è che tra i doppiatori figurano il già citato Danny DeVito e – reggetevi – Marco Mengoni. Sì, quel Marco Mengoni. Con tutto il rispetto, sulla carta sembra una pessima idea. Mi ricorda quando Francesco Facchinetti (ai tempi DJ Francesco) ha doppiato Robots. O quando i calciatori doppiano le puntate dei Simpson. Una cosa atroce. Ma, ehi, magari c’è la possibilità che mi ricreda.
Comunque, tiriamo le somme. Lorax – Il guardiano della foresta non è un film inguardabile, ma non è nemmeno qualcosa che mi ricorderò a vita e porterò per sempre con me. Per quanto abbia i suoi momenti divertenti (ancora: tutto grazie alla nonnina Betty White) e l’animazione sia buona, non riesce nel suo intento di veicolare un messaggio ecologista perché cade nella retorica facilotta e nelle semplificazioni banali. Che voi direte: e vabbè, è un film per bambini. Sì, ma tra semplificare un messaggio e banalizzarlo c’è un abisso di differenza, e i bambini sono molto più intelligenti di quanto pellicole come Lorax diano loro credito.