Mi sembra chiaro che molti film di fantascienza sono ispirati da concetti filosofici. Siamo giunti ad un'altra puntata di FILOSOFANDO COL CINEMA dove il professore Berardi tratterà uno dei film più importanti del genere fantascientifico. La famosa frase: "Ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi" non vi dice nulla? Ve lo dico io! Il film di cui tratteremo oggi è Blade Runner diretto da Ridley Scott nel 1982 ed ispirato al celebre romanzo "Il cacciatore di androidi" di Philp K. Dick. Buona lettura!
Salve a tutti, come ampiamente annunciato, stavolta parliamo di Blade Runner. Siamo in un mondo futuro, in cui si costruiscono robot (replicanti) perfettamente simili all’uomo. Alcuni di questi, inviati a combattere su di un altro pianeta, sviluppano inspiegabilmente qualcosa in più: sono coscienti di sé. Sarà proprio per questo che ne troviamo uno, leader di un gruppetto, qui sulla Terra, in cerca del suo costruttore per porgergli delle domande antiche.
Perché ci ha fatto ?
Perché ci ha fatto finiti e con la struggente voglia di essere infiniti (nel finale famosissimo , quello di “ ho visto cose che voi umani …”, si parla di “scomparire come lacrime nella pioggia”)?
Lui può farlo, può salire dal suo “creatore” a interrogarlo.
E’ la creatura, stavolta, che chiede al suo Dio conto del suo operato.
Il tema è una delle questioni chiave della filosofia: cos’è il finito?
La parte percepibile dell’Infinito (Hegel), o l’unica realtà esistente (Feuerbach).
Le risposte, sempre relative, le lascio al film, vi dico per il momento che:
• Noi, sembra che siamo energia e prima si consuma prima si finisce.
• L’energia sembra scaturire dal dolore, avere in qualche modo a che fare
con esso.
• Il replicante che più di tutti ha sviluppato le sue facoltà
intellettive, mentre lotta per la vita con il suo persecutore, all’ultimo momento, quando vittorioso può lasciarlo morire e cosi parzialmente vendicarsi, si scopre talmente innamorato della vita da doverla rispettare, anche se è quella del suo nemico.
A presto.
Vincenzo Berardi
Magazine Cinema
Mi sembra chiaro che molti film di fantascienza sono ispirati da concetti filosofici. Siamo giunti ad un'altra puntata di FILOSOFANDO COL CINEMA dove il professore Berardi tratterà uno dei film più importanti del genere fantascientifico. La famosa frase: "Ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi" non vi dice nulla? Ve lo dico io! Il film di cui tratteremo oggi è Blade Runner diretto da Ridley Scott nel 1982 ed ispirato al celebre romanzo "Il cacciatore di androidi" di Philp K. Dick. Buona lettura!
Salve a tutti, come ampiamente annunciato, stavolta parliamo di Blade Runner. Siamo in un mondo futuro, in cui si costruiscono robot (replicanti) perfettamente simili all’uomo. Alcuni di questi, inviati a combattere su di un altro pianeta, sviluppano inspiegabilmente qualcosa in più: sono coscienti di sé. Sarà proprio per questo che ne troviamo uno, leader di un gruppetto, qui sulla Terra, in cerca del suo costruttore per porgergli delle domande antiche.
Perché ci ha fatto ?
Perché ci ha fatto finiti e con la struggente voglia di essere infiniti (nel finale famosissimo , quello di “ ho visto cose che voi umani …”, si parla di “scomparire come lacrime nella pioggia”)?
Lui può farlo, può salire dal suo “creatore” a interrogarlo.
E’ la creatura, stavolta, che chiede al suo Dio conto del suo operato.
Il tema è una delle questioni chiave della filosofia: cos’è il finito?
La parte percepibile dell’Infinito (Hegel), o l’unica realtà esistente (Feuerbach).
Le risposte, sempre relative, le lascio al film, vi dico per il momento che:
• Noi, sembra che siamo energia e prima si consuma prima si finisce.
• L’energia sembra scaturire dal dolore, avere in qualche modo a che fare
con esso.
• Il replicante che più di tutti ha sviluppato le sue facoltà
intellettive, mentre lotta per la vita con il suo persecutore, all’ultimo momento, quando vittorioso può lasciarlo morire e cosi parzialmente vendicarsi, si scopre talmente innamorato della vita da doverla rispettare, anche se è quella del suo nemico.
A presto.
Vincenzo Berardi
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