Un Mendizza scatenato su progresso, religione, razionalita', oscurantismo e la "quarta rivoluzione industriale" in arrivo. Dal sito dell'associazione Tecnosophia.
La maggior parte di noi vive in ambienti super tecnologici: ci svegliamo al mattino con il suono di un orologio (magari digitale o con una radiosveglia), accendiamo la luce, apriamo miscelatori con acqua fredda e calda, prendiamo cibi dal frigo, prepariamo colazioni usando gas, elettricità o microonde, e così via per tutta la giornata. Andiamo al lavoro con automobili che hanno migliaia di brevetti industriali incorporati e lavoriamo in uffici riccamente automatizzati: telefoni, computer, aria condizionata. Nel tempo libero alcuni guardano la televisione, altri vanno al cinema o ai luna park; c’è chi fa corsa calzando scarpe super tecniche e indossando auricolari collegati ad apparecchiature iper tecnologiche. Dunque nessuno si sorprende della tecnologia attorno a noi. E’ un dato di fatto, la diamo per acquisita, scontata. Tutti sappiamo che il mondo è regolato da leggi chimiche, fisiche, elettromagnetiche, termodinamiche, biologiche. Sono leggi con le quali conviviamo, che abbiamo imparato a dominare, e ne facciamo uso tutti i giorni, senza pensarci.
Adesso guardiamo il rovescio della medaglia: pur sapendo com’è fatto il mondo, c’è una gran parte dell’umanità che verso la scienza è scettica, superstiziosa ed ha un comportamento scaramantico: quando passa un carro funebre fa gli scongiuri, se un gatto nero attraversa la strada cerca di cambiare percorso, oppure evita di passare sotto una scala… Queste persone leggono gli oroscopi, consultano cartomanti, si recano dai guaritori, o credono negli angeli, nei diavoli, nelle Madonnine che piangono. Vanno in pellegrinaggio a Lourdes, a Fatima o a Medjugorje, si danno false speranze con le preghiere illudendosi che possano avere effetto sulla loro vita. Sono i tanti dr. Jekyll e Mr. Hyde che vivono in mezzo a noi, che ci accompagnano dall’alba al tramonto. Un’altra buona parte dell’umanità si è convertita all’ecologia, una “religione” che sogna una parusia ecologica, un ritorno alla Natura con bucolici prati verdi pieni di fiori. Questi, non si rendono neppure conto che non saremmo in grado di sopravvivere senza la tecnologia attuale; vivono sputando continuamente nel piatto dove mangiano, sono i primi a scendere in piazza a protestare quando si vuole installare un’industria per produrre energia (un rigassificatore, una centrale nucleare, un impianto eolico) ma poi, finito il corteo, tornano a casa con mezzi motorizzati, accendono la tv magari per vedere sé stessi nelle sfilate di protesta, e si preparano i cibi col gas o con il forno a microonde. Una schizofrenia che fa vivere questa gente un rapporto con la realtà alterato e dissociato.
Ci vorrebbe un esperto in psicologia sociale che spieghi questo fenomeno. A cosa è dovuto? Qualcuno mi disse che è colpa della televisione (?!) perché i nostri bambini guardano film di Harry Potter, un piccolo mago con super poteri o serie televisive come H2O dove le ragazze protagoniste si trasformano in sirene affrancandosi dalle leggi della natura, oppure ancora cartoni animati giapponesi, popolati da esseri soprannaturali, ecc. Prendo per buono questo tentativo di spiegazione. Tuttavia io non sto parlando dei bambini. Sto parlando di adulti e gli adulti non avevano Harry Potter o cartoni giapponesi mezzo secolo fa, anzi, molti non avevano neppure la televisione. E allora? Come si spiega il fenomeno? Secondo me la schizofrenia nasce dalle mitologie: fiabe, favole, leggende. No che queste di per sé facciano diventare dissociati, ma devono restare confinate nel mondo dei miti e delle superstizioni; se invece le superstizioni diventano racconti da credere come “verità” e magari come verità assolute, allora si sta ricevendo un indottrinamento religioso: si finisce per convincersi, come i creazionisti, che il mondo l’abbia fatto Dio (del quale non c’è mai stata alcuna evidenza empirica) in 6 giorni, più o meno 6.000 anni fa, in un periodo in cui erano già apparse le prime ceramiche lucidate e dipinte, i cani erano già addomesticati e si coltivava ormai da tempo l’orzo, il grano, i piselli, le arachidi, ecc.
I racconti che stanno alla base di tutte le religioni sono ovviamente inventati ma a forza di ripeterli e trasmetterli da genitori a figli, finiscono per essere creduti veri. Più una tradizione è antica e più la gente la prende sul serio, come ad esempio nell’eucaristia che si crede che per opera dello Spirito Santo sia presente Cristo, non simbolicamente, ma in carne e sangue nell’ostia e nel vino consacrati. I racconti mistici si intrecciano con quelli letterari diventando indistinguibili, come nella Divina Commedia, che presenta un mondo ultraterreno suddiviso in Inferno, Purgatorio e Paradiso, popolato da diavoli, angeli e anime dei morti che pagano i debiti maturati in vita. Questi racconti finiscono per alimentare il nostro inconscio collettivo, rendendo indistinguibile i presunti testi sacri dagli altri. Ad esempio i cattolici credono che Maria, la mamma di Gesù, non morì ma fu assunta in cielo con il suo corpo fisico. La Bibbia non ne parla e nessuno (tranne i cattolici) crede a ciò, neppure le altre sette cristiane. La leggenda del suo corpo andato in cielo fu inventata circa sei secoli dopo la morte di Maria. All’inizio era una favola immaginaria, ma col passare dei secoli finì per convertirsi in una tradizione e la gente cominciò a prenderla sul serio soltanto per il fatto che la storiella si era trasmessa lungo varie generazioni. A dar manforte a questa leggenda, sessant’anni fa venne dichiarata “credenza ufficiale della Chiesa Cattolica”: ciò avvenne nel 1950 con Papa Pacelli, alias Pio XII. Ovviamente non va meglio con le altre religioni che hanno altrettanti miti senza evidenza empirica. Ad esempio per i musulmani il luogo chiamato Duomo della Roccia e la Moschea di Al Aqsa a Gerusalemme è, dopo la Mecca e Medina, il terzo sito più sacro dell’Islam, perché lì, essi credono, ebbe luogo l’assunzione del profeta Maometto che volò verso il cielo.
Queste credenze entrano fin da bambini nel nostro inconscio e giocano un ruolo importante nella schizofrenia perché abbiamo imparato a vivere mentalmente e fisicamente in due mondi separati e non comunicanti e siamo diventati a poco a poco paranoici. Accettando i miti si entra nella dissociazione e da lì in poi è una deriva schizofrenica, si accetta tutto. Perciò bisogna essere vigili, come diceva Karl Popper: il prezzo della libertà è l’eterna vigilanza. Dopo l’11 settembre il mondo occidentale avrebbe dovuto capire che viviamo in tempi in cui le credenze religiose tornano ad attaccare la ragione e la verità scientifica. Tutte e tre le religioni monoteiste sono antiscientifiche e questo è un problema grande come un meteorite perché le radici irrazionali delle religioni alimentano intolleranze che possono arrivare perfino all’omicidio. Come se non bastasse, in questo scontro titanico tra il mondo mitico delle invenzioni surreali e quello logico e razionale scientifico, quest’ultimo risulta perdente su tutti i fronti dato che la scienza riceve solo una minima parte dell’attenzione dedicata ad esempio agli oroscopi, a cominciare dalla sedicente cultura: giornali, settimanali, riviste, libri, radio e televisione.
C’è un solo modo per fuggire da questa enorme ragnatela oscurantista: essere vigili, dare alla Ragione ciò che è della Ragione, liberarsi di coloro che continuano a propinare all’uomo occidentale leggende ammuffite e miti medioevali e sfruttare invece tutte le risorse della tecnologia, della cibernetica, dell’ingegneria genetica. Perché non lo si fa già? A chi fa paura il futuro? Non dovrebbe spaventare di più un ritorno al passato? La verità è che c’è una combriccola bioconservatrice che appena può, mette il bastone tra le ruote per impedire di fare ricerca, e tira il freno a mano auspicando un ritorno a uno statu quo ante. La scienza e la tecnica mettono a nudo l’incompatibilità tra i principi del razionalismo scientifico e la visione provvidenzialistica della realtà che ereditiamo dal giudeo-cristianesimo, e mette in relazione la nascita della civiltà delle macchine ad un superamento del vecchio umanismo di matrice religiosa. La prima rivoluzione industriale (carbone e macchine a vapore) tra il ‘700 e l’800 diede il via alla specializzazione della scienza; il rapido progresso della tecnica modificò i processi produttivi trasformando gli scenari urbani. Gli scienziati compresero l’importanza di dedicarsi allo studio dei problemi tecnici, e così nasce nell’800 l’Ecole Polyitechnique di Parigi, su cui si modellano tutti i Politecnici europei. Un secolo più tardi ci fu la seconda rivoluzione industriale (petrolio ed energia elettrica) e infine la terza rivoluzione industriale, quella in cui stiamo vivendo, che è riferita a tutti i cambiamenti tecnologici e industriali venutisi a creare dalla metà del secolo scorso.
Adesso dobbiamo approntarci per la quarta rivoluzione industriale, quella dell’avvento delle nanotecnologie ed altre tecniche (rigenerazione cellulare, impianti cibernetici sottopelle, mutazioni genetiche controllate); la quarta rivoluzione industriale ci farà convergere verso un futuro postumano: potenziando la longevità, la memoria, l’attenzione, la resistenza allo stress. Tutte cose che i bioconservatori non vogliono. Quando Wojtyla fu ricoverato, lo psicoterapeuta tedesco vicino al vaticano, Manfred Lutz, noto per le sue invettive contro la nascente religione salutista, disse: “Nella malattia, nel dolore, nella vecchiaia, nella morte si può percepire la verità della vita in maniera più chiara”. Ecco, questa frase risponde ad una ben precisa strategia: un attacco di matrice politica all’ideologia progressista, alla tecnosophia, all’umanesimo tecnologico; lo scopo dell’attacco è quello di riportarci nel Medioevo. Credo invece che sia arrivato il momento di non badare più questa cultura di morte, di tenerla alla larga, di mandare a quel paese questa visione del mondo, perché è questa la concezione che ha ritardato il sogno prometeico dell’umanità, l’era della filo-tecnosophia, cioè dell’amore per la saggezza che offre la tecnologia. E i pensieri anacronistici dei bioconservatori mandiamoli assieme ai loro proprietari nel mondo brutale, inumano e malvagio dell’inferno da dove sono venuti.