Alle ore 11, con la gonnella fru-fru e i capelli lunghi sciolti, la ‘povna è partita dalla scuola insieme a Mr.House e Esagono (anche loro, doverosamente, vestiti da pinguini). Al Prefabbricato la ressa era grandissima (e la ‘povna e i suoi colleghi hanno potuto apprezzare con dovizia di dettagli tutti i pregi di una organizzazione fatta male). Ma l’Onda c’era (quasi) tutta. Solo mancava (inevitabilmente) Azzurra. E proprio il capitano Calvin (ché lo sceneggiatore a ripetere le trame ci prova un vero gusto) – legato da lavorativi impegni. E ovviamente Corto Maltese. Non perché non dovesse essere presente, ma perché – dopo un tira e molla degno di Moretti (che aveva coinvolto, alternativamente, la ‘povna e lo stesso Calvin per convincerlo) – aveva infine sciolto la riserva solo la sera precedente, e dunque, mentre i suoi compagni si riunivano davanti a Barbie, stava ancora (insieme a san Giglio Tigrato che si era piegato alla bisogna) a fare la fila alla posta, per il (tempestivo) pagamento della tassa di diploma.
Ma non c’è tempo per aspettare ancora, si comincia. Sfilano la sezione A (con Esagono), poi la B (con Mr.House), e infine è il turno della ‘povna. Barbie le chiama a uno a uno i suoi gioielli. E per ciascuno è sorriso tra le lacrime, foto, stretta di mano. Infine, proprio mentre sta scattando l’applauso a Peter Pan per il suo 100, un viso si affaccia nella cornice della porta.
“Ecco tu, come sempre, giusto in tempo” – gli telegrafa la ‘povna con un solo e unico sguardo.
La preside Barbie scandisce, inconsapevole: “Corto Maltese”.
Avanza. Sorride vago un po’ così, gli occhi da: “guarda che mi fai fare, se ti piglio”. Ma poi la mano che la stringe è forte, e consapevole. E’ contento. La ‘povna fa in tempo a sibilargli, mentre gli consegna la pergamena in pompa magna: “E guai a te se la pieghi come al solito nella tasca dei calzoni”.
Fuori, sul prato, sono risate, e soddisfazioni, e ricordi.
E poi tutto finisce. L’Onda si ritira, conforme alla sua definizione liquida. “Grazie di tutto, prof., come sempre”. La ‘povna li saluta, ora son grandi. E torna a casa con quel consueto misto di nostalgia e di orgoglio.
Poi la sera, andando a letto, ha sognato tutta la notte i Merry Men.
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