Dopo quasi venti anni di manfrine su conflitto di interessi e ineleggibilità, così tanto spesso sbandierati quanto mai presi in considerazione sul serio, il think tank del Partito Democratico ha partorito la "vera legge sull'ineleggibilità" che realmente gli interessa, quella contro il M5S, unico movimento che non ci sta a fare accordi sottobanco e che quindi, da un certo punto di vista, costituisce un pericolo.
E' già da un anno prima delle elezioni che i carichi da undici del partito avevano cercato di bloccare sul nascere la formazione di movimenti che non fossero partiti, cercando di portarli all'interno delle consolidate consuetudini dei partiti politici italiani, con l'evidente scopo di rendere i movimenti quanto più simili a loro. Non essendoci riusciti hanno pensato bene di reiterare la proposta, ovviamente di importanza fondamentale in un momento di così grave crisi per il paese.
Perchè un'altra cosa che salta subito agli occhi, dopo aver capito quali sono le ineleggibilità preferite dal Partito Democratico, è la tempestività e l'opportunità di tirare fuori un disegno di legge del genere in questo momento e con questo governo. E' come se al pronto soccorso a un ferito con un'emorragia il medico, invece di tamponare il sangue, si mettesse a fargli le unghie. La stessa urgenza che c'è di limare le unghie a un ferito grave c'è nel mettere in discussione, in questo momento, la partecipazione alla vita politica di un movimento che ha raccolto più di 8,5 milioni voti.
Si è così tollerato fino ad ora che un detentore di concessione pubblica potesse partecipare alla vita politica, senza battere ciglio, che questa improvvisa accelerazione sui requisiti di chi deve o non deve parteciparvi sembra quanto meno sospetta.
Dopo aver ascoltato in tutte le salse la litania del "non si può eliminare un avversario politico per via giudiziaria" vediamo in quanti si alzeranno a gridare "non si può eliminare un avversario per via legislativa". Perchè è la stessa cosa. La realtà è che il M5S rappresenta 8,5 milioni di elettori che non possono essere cancellati con un colpo di legge.
Beppe Grillo, sul suo blog, minaccia che se questa legge dovesse passare in Parlamento il M5S non si ripresenterebbe alle prossime politiche. La minaccia proviene da una resistenza puramente ideologica a trasformarsi in un partito quasi come se, semplicemente facendolo, si corresse il rischio di assorbire tutto il marcio di cui Grillo ha sempre parlato. Questo per dire che diventare un partito non è un ostacolo insormontabile dal punto di vista organizzativo ma lo è da quello ideologico. Nonostante tutto, ancora non si capisce perchè, se si è accettato per vent'anni l'esistenza del conflitto di interessi e l'ineleggibilità, ci sia questa urgenza nel voler regolarizzare i movimenti che fanno politica.
Forse perchè Grillo minacciava di voler demolire i partiti? Che straordinaria vendetta, costringere chi voleva distruggerli a diventare esso stesso uno come loro, un partito. I democratici, a volte, sono geniali.
DISEGNO DI LEGGE
d'iniziativa dei senatori FINOCCHIARO, ZANDA, LATORRE, CASSON e PEGORER
COMUNICATO ALLA PRESIDENZA IL 22 MARZO 2013
Disposizioni per l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione in materia di democrazia interna e trasparenza dei partiti politici
Che poi è la stessa cosa di questa precedente
PROPOSTA DI LEGGE D’INIZIATIVA DEI DEPUTATI
BERSANI, MISIANI, CASTAGNETTI, VASSALLO
Disposizioni per l’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione in materia di democrazia interna e trasparenza dei partiti politici
Presentata il 17 febbraio 2012