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Finalmente si parla di Siria

Creato il 07 agosto 2012 da Filelleni

Finalmente si parla di Siria

Dopo mesi di allarmi e appelli rimasti nella cerchia degli addetti ai lavori, del tutto inascoltati dal grande pubblico, finalmente ora la stampa internazionale si è accorta delle devastazioni di cui la storia siriana è vittima. Meglio tardi che mai, oseremmo dire. Peccato che oramai sia troppo tardi: “La Siria che conoscevamo, non esisterà più” afferma Karin Bartl, direttore della sede damascena dell’Istituto archeologico germanico, intervistata da Andreas Kilb di Qantara. Che ricorda anche come molto dell’immenso partrimonio storico e archeologico siriano non sia catalogato e dunque irrecuperabile. Già da mesi i mercati turchi e giordani sono invasi da antichità di chiara provenienza siriana, e chissà quant’altro ha già percorso o sta percorrendo vie meno tracciabili. Mentre le distruzioni di castelli, cittadelle antiche e meraviglie romane, oramai non si contano più. Le informazioni che ci giungono sono rare e frammentate, e non forniscono un quadro esaustivo, benché già di per sé allarmante. Governativi e ribelli si attribuiscono a vicenda la responsabilità delle distruzioni, ma c’è chi accusa apertamente il governo siriano, anche in virtù della totale insensibilità per la storia dimostrata dalle truppe siriane durante la guerra in Libano: lo fa Rodrigo Martin, archeologo spagnolo intervistato da Leela Jacinto per France 24. Persino il grande Robert Fisk ha voluto dire la sua, sull’Independent sia di ieri che di domenica: usa chiaramente informazioni di seconda mano, come non è sua abitudine fare, ma poi attinge alla sua infinita esperienza di inviato di guerra e di profondo conoscitore del Medio Oriente, e ci regala sapienti pagine di storica saggezza su come e perché si distruggono i monumenti in guerra, e sul valore della storia per le autocrazie mediorientali in generale, e la famiglia Assad in particolare. Da leggere assolutamente.

Effe



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