Sabato l’assemblea di Generali Ass. ha approvato l’ennesimo bilancio positivo, ma l’attenzione dei soci e soprattutto della stampa non era rivolta tanto ai conti quanto agli ultimi accadimenti ai vertici della compagnia.
Ha naturalmente tenuto banco ancora una volta la liquidazione dell’ex presidente Cesare Geronzi, romano che non ha capito la “triestinità” della più grande assicurazione italiana, che dopo 11 mesi è stato congedato con 16,65 mln di euro, una somma definita congrua secondo l’a.d. delle Generali Giovanni Perissinotto che ha ricordato che in caso di mancato accordo l’importo sarebbe stato ben più consistente.
La delibera e’ stata assunta dal Comitato remunerazioni della compagnia assicurativa presieduta dall’a.d. dell’Eni Paolo Scaroni, molto vicino agli ambienti “geronziani”. Bankitalia, socio da sempre delle Generali, si e’ astenuta (decisione che nel linguaggio dell’istituto guidato per il momento da Mario Draghi suona come una severa censura) , mentre i fondi esteri non l’hanno approvata.
Ora, al di là del fatto che la compagnia assicurativa e’ una società privata e come tale si muove rispondendo ai suoi azionisti, vale però la pena forse di andare a guardare anche in casa di altri, magari in quelle societa’ che malgrado i risultati negativi pagano megastipendi ai loro dirigenti o, peggio ancora, in quelle istituzioni pubbliche che perdono in continuazione e si “mangiano” veri e propri capitali o ancora, senza andare troppo lontano, nelle tasche di quei politici ( per la Camera, per il Senato e per gli europarlamentari) che tanto alzano la voce contro queste cose.
Anche perché, almeno in linea di principio, un manager di una società (qui la classifica aggiornata al 2008 dei manager italiani più pagati) risponde ai soci, mentre quei politici che dovrebbero risponderne agli elettori fanno spallucce e anzi votano all’unanimità i loro aumenti (oltre 1.100 euro/mese l’ultimo incremento). E pensare che qualcuno di loro se ne lamenta pure!
PdP